Famiglia, pedofilia, mafia: i Vescovi italiani alla prese con le sfide di oggi e di ieri

23 maggio 2023 | 17:53
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Famiglia, pedofilia, mafia: i Vescovi italiani alla prese con le sfide di oggi e di ieri
Famiglia, pedofilia, mafia: i Vescovi italiani alla prese con le sfide di oggi e di ieri
Famiglia, pedofilia, mafia: i Vescovi italiani alla prese con le sfide di oggi e di ieri

Il cardinal Zuppi apre i lavori della 77ma Assemblea Generale della Cei: “Ripensare l’annuncio del Vangelo alla luce di una società fluida”

Città del Vaticano – Lotta agli abusi e alla mafia, ma anche sostegno alle famiglie, ai poveri, ai giovani che non trovano lavoro. E un occhio di riguardo al percorso sinodale. Dopo l’incontro iniziale di ieri con Papa Francesco (leggi qui), entra nel vivo la 77ma Assemblea Generale della Cei. Nell’Aula del Sinodo, in Vaticano, emergono sfide di ieri e di oggi, a partire dalla piaga della pedofilia. Una “vergogna” da “non dimenticare”, le parole del presidente della Cei, il cardinal Matteo Zuppi, che nella sua prolusione (da lui stesso ribattezzata introduzione) ricorda quanto scritto nelle Linee guida: “La vittima va riconosciuta come persona gravemente ferita e ascoltata con empatia, rispettando la sua dignità. Tale priorità è già un primo atto di prevenzione perché solo l’ascolto vero del dolore delle persone che hanno sofferto questo crimine ci apre alla solidarietà e ci interpella a fare tutto il possibile perché l’abuso non si ripeta”.

Il cardinale racconta di aver vissuto da poco un incontro con alcune “vittime, familiari e sopravvissuti”: una “conferma della nostra scelta di continuare nel dialogo intrapreso con chi ha vissuto in prima persona questo dramma. Siamo anche convinti che l’ascolto della sofferenza sia tappa essenziale del cammino per consolidare e rendere più efficaci le attività di formazione e prevenzione messe in atto dalle Chiese in Italia attraverso la rete territoriale dei Servizi per la tutela dei minori e degli adulti vulnerabili. A questo argomento dedicheremo in altra occasione più spazio, presentando una necessaria e dovuta riflessione estesa e approfondita: non possiamo però non confermare che occupa molta attenzione nel Servizio Nazionale per la tutela dei minori, nelle diocesi, nei movimenti e organizzazioni e nella struttura tutta della Conferenza Episcopale”.

E nel giorno in cui ricorre l’anniversario della strage di Capaci, il porporato rilancia la gravita dei “peccati sociali”: “Non possiamo nascondere che il clientelismo se non persino la corruzione o il solo cattivo funzionamento nella amministrazione pubblica costituiscono una piaga”. E, ricordando “i recenti successi dello Stato nei confronti delle mafie sono da salutare con grande compiacimento”, Zuppi fa notare che “quest’anno si compie anche il trentesimo anniversario del discorso di San Giovanni Paolo II nella Valle dei Templi ad Agrigento (9 maggio 1993). L’intervento fu anche ispirato dall’incontro con i genitori del Beato Rosario Livatino, primo magistrato beatificato, laico di 37 anni, che ha mostrato come si possa cambiare la storia a mani nude e con la giustizia. Al discorso di Agrigento seguirono l’attentato mafioso a San Giovanni in Laterano, quando la cattedrale del Papa fu colpita dal terrorismo, fatto unico nella storia, e l’uccisione di don Pino Puglisi, prete che aveva fatto dell’educazione dei giovani il terreno di liberazione dalla mafia”.

Le mafie, tuona il cardinale, “non sono scomparse oggi, anzi si sono estese nel Centro-Nord, dove prosperano largamente anche con metodi e volti in parte mutati. Dal 1991, la CEI, con la Nota pastorale Educare alla legalità, afferma che ‘il cristiano non può accontentarsi di enunciare l’ideale e affermare i principi generali. Deve entrare nella storia e affrontala nella sua complessità’. C’è bisogno di una coscienza più ampia del pericolo. Dove il tessuto sociale è slabbrato, lo Stato lontano, la gente sola, disperata, povera, la scuola indebolita, c’è terreno di crescita per le mafie. La Chiesa, comunità viva e generosa, resiste alla forza disgregativa. Non siamo il resto del passato, ma – con i nostri limiti – operiamo per la liberazione dal male e siamo nel cuore dello slancio dell’Italia verso il futuro”.

Ma la sfida più ardua di tutte è forse quella legata alla crisi della famiglia: “E questo non soltanto nel senso che si alzano voci sempre più pressanti di un’equiparazione dell’istituzione familiare ad altre forme di convivenza. Spesso le giovani coppie non riescono a costituire una famiglia semplicemente per la precarietà del lavoro o la mancanza di politiche di sostegno, a cominciare dalla casa. Quello della famiglia ha una ricaduta diretta su un altro tema, che ormai si presenta come una drammatica tendenza negativa pluriennale: si tratta della crisi demografica”.

“La questione demografica e tutte le questioni sociali meritano attenzione e politiche lungimiranti. È sbagliato contrapporre o separare valori etici e valori sociali: sono la stessa cultura della vita che sgorga dal Vangelo!”, tuona ancora Zuppi, citando le parole del Pontefice secondo cui “accoglienza e natalità non si contrappongono”.

Le famiglie generano vita, ma, al tempo stesso, “la vita ha bisogno, per crescere e generare vita, di casa e di lavoro. Qui la centrale problematica del lavoro povero e della precarietà. Non c’è vita degna e non c’è famiglia senza casa”. Il Presidente della Cei fa notare che “il piano della costruzione di alloggi pubblici è rimasto abbandonato da anni. Non fu così nei primi decenni del Dopoguerra. Perché l’Italia, da anni, non si fa casa ospitale per le giovani coppie e per chi non ha casa? Può essere utile la riconversione di parte del patrimonio pubblico per l’edilizia popolare. C’è un bisogno di casa a costi accessibili. La protesta degli studenti è una spia significativa di un più vasto disagio silenzioso. C’è un’Italia che soffre: i giovani, le famiglie, gli anziani, i senza casa, i precari, i poveri. La solitudine è una povertà in più. Quella delle periferie urbane, delle aree interne, parte importante – non come numero di abitanti – per l’ecologia umana e ambientale dell’Italia di domani”.

E alla scarsità del lavoro, si aggiungono “poveri e anziani, priorità che attendono risposte”. E, siccome “siamo in un tempo emozionale e soggettivo che rivela e accentua processi di deculturazione”, dove “tutto diventa fluido, anche quello che ieri sarebbe stato impensabile”, è tempo di ripensare “appare essenziale ripensare l’annuncio cristiano, a cominciare dalle proposte della catechesi, dei sacramenti, della pastorale dei ragazzi, l’ambito della formazione, da quella iniziale dei seminaristi a quella permanente dei presbiteri, nonché dei laici in generale, dei futuri insegnanti di religione, e così via”.

Si tratta, aggiunge Zuppi, “di una questione che richiede un impegno convergente di tante forze. Il primo pensiero di tanti Pastori va ovviamente alla formazione dei seminaristi e alla Ratio dei Seminari. Ma abbiamo bisogno di ripensare più in grande la formazione dei laici, valorizzando il potenziale già esistente nelle istituzioni di Teologia e Scienze Religiose, avviando percorsi di ricerca sulle grandi questioni, potenziando la formazione permanente in ogni fase della vita per rendere semplice l’ascolto del Vangelo e andando incontro a tanti che lo cercano”.

Ma c’è anche altro “ambito di costruzione del futuro” che “riguarda la CEI intesa come struttura composta da Uffici, Servizi e Organismi a servizio dei Vescovi e delle realtà diocesane – conclude Zuppi – che sono in Italia, per quella ‘conversione missionaria’ auspicata Papa Francesco nell’Evangelii gaudium e a fondamento delle riforme della Curia Romana (Praedicate Evangelium) e del Vicariato di Roma (In Ecclesiarum Communione)”. Giovedì la messa e l’incontro finale al quale seguirà la conferenza stampa sul documento prodotto in questi giorni di discussione.

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