Alberghi, società e ristoranti: così la ‘ndrangheta ripuliva i soldi a Roma e ai Castelli

26 maggio 2023 | 16:14
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Maxi confisca di beni a Roma e ai Castelli Romani a due uomini che facevano capo a una nota famiglia di Gioia Tauro

Roma – Nella giornata odierna gli agenti della Polizia di Stato della Divisione Anticrimine della Questura di Roma hanno dato esecuzione a un decreto di confisca di beni emesso, ai sensi della normativa antimafia, dal Tribunale di Roma – Sezione Misure di Prevenzione, per un valore complessivo di oltre 3 milioni di euro, nei confronti di 2 soggetti inseriti in pericolosissimi contesti di criminalità organizzata di matrice ‘ndranghetista, operanti nel mandamento tirrenico, facenti capo a una nota famiglia di Gioia Tauro.

L’odierna attività, definita “Operazione Ragnatela”, costituisce il risultato della costante ed incisiva azione di contrasto alla criminalità organizzata, tesa al recupero dei patrimoni illecitamente accumulati, svolta, nell’ambito delle prerogative del Questore, dagli specialisti della Divisione Anticrimine.

Le indagini economico-patrimoniali, avviate circa tre anni orsono, avevano consentito di ricostruire la “carriera criminale” dei due proposti, un calabrese ed un romano. Il primo, esponente di una nota cosca calabrese di Oppido Mamertina, nonché consuocero di un boss assassinato nel 2008, si era trasferito successivamente nella zona dei Castelli Romani, investendo notevoli capitali, derivanti da reati di bancarotta fraudolenta e seriali intestazioni fittizie di beni con finalità elusive e agevolative, in un complesso immobiliare adibito ad albergo-ristorante rilevato dal pregiudicato romano.

Quest’ultimo, noto usuraio, fin dalla fine degli anni ’70 del secolo scorso, è stato accostato a personaggi, oggi defunti, come il commercialista del cassiere di “Cosa Nostra” o altri appartenenti alla “Banda della Magliana” e alla “Camorra”, ed è emerso come collettore dei proventi della criminalità mafiosa per fini di riciclaggio, realizzando a tal fine ingenti investimenti anche mediante il ricorso ad una schiera di prestanome.

La disposta misura di prevenzione patrimoniale, non ancora definitiva, certifica la rilevante sproporzione tra fonti di reddito lecite, attività economiche esercitate e complesso patrimoniale posseduto direttamente o indirettamente dai due proposti.

Il compendio oggi confiscato, già sottoposto a sequestro di prevenzione ai sensi del codice antimafia nel marzo 2022, comprende la totalità delle partecipazioni di una società di capitali con sede a Roma, attiva nel settore immobiliare; un complesso immobiliare, sito a Roma, costituito da locali commerciali di estesa superficie; immobili per civile abitazione siti in Gioia Tauro (RC); una polizza assicurativa del valore di € 150.000, disponibilità finanziarie per oltre quattrocentomila euro, un complesso immobiliare già adibito ad albergo – ristorante, ubicato a Rocca di Papa, per il quale la Protezione Civile ha manifestato interesse all’assegnazione per la realizzazione di un presidio operativo. Rientrano, infine, tra i beni in confisca, anche due zanne di avorio elefantino di cospicuo valore economico.

L’esecuzione del provvedimento in argomento ha visto impegnati oltre agli uomini della Divisione Anticrimine della Questura di Roma anche il personale di 7 Commissariati sul territorio di Roma e provincia. Inoltre l’operazione ha richiesto la collaborazione della Divisione Anticrimine della Questura di Reggio Calabria e del Commissariato di di Gioia Tauro.

Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove si formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio.

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