“Il Sinodo non è un parlamento per reclamare diritti, lo Spirito Santo indica la strada”

28 maggio 2023 | 12:33
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“Il Sinodo non è un parlamento per reclamare diritti, lo Spirito Santo indica la strada”

Nella messa di Pentecoste, Papa Francesco tuona contro i teologi che propongono dottrine “fredde e sterili”. E ammonisce: “Nel mondo di oggi ci sono tanti conflitti: incredibile il male che l’uomo può compiere!”

Città del Vaticano – “Il Sinodo in corso è, e dev’essere, un cammino secondo lo Spirito: non un parlamento per reclamare diritti e bisogni secondo l’agenda del mondo, non l’occasione per andare dove porta il vento, ma l’opportunità per essere docili al soffio dello Spirito. Perché, nel mare della storia, la Chiesa naviga solo con Lui”.

Nel giorno di Pentecoste, in una basilica di San Pietro addobbata a festa e gremita di fedeli, Papa Francesco ricorda chi è che traccia la via da seguire nel cammino della Chiesa, oggi chiamata a rispondere con prontezza alle sfide della società. All’altare, ad accompagnare il Pontefice, c’è il cardinal João Braz de Aviz, Prefetto del Dicastero per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica. Bergoglio, come sta accadendo oramai da mesi, presiede il rito e pronuncia solo l’omelia. Un’omelia, quella odierna, tutta incentrata sull’azione dello Spirito Santo e divisa, come ci ha abituato da dieci anni a questa parte, in tre punti.

Secondo il Pontefice, infatti, lo Spirito Santo, che la Chiesa celebra oggi ricordandone la discesa sugli Apostoli nel cenacolo, agisce in tre modi: “nel mondo che ha creato, nella Chiesa e nei nostri cuori”.

Anzitutto, spiega il Papa, agisce “nel mondo che ha creato” facendo “passare le realtà create dal disordine all’ordine, dalla dispersione alla coesione, dalla confusione all’armonia. Egli dà al mondo, in una parola, armonia. Rinnova la terra non cambiando la realtà, bensì armonizzandola; questo è il suo stile perché Egli è in sé stesso armonia”.

“Oggi nel mondo c’è tanta discordia, tanta divisione – ammonisce Francesco -. Siamo tutti collegati eppure ci troviamo scollegati tra di noi, anestetizzati dall’indifferenza e oppressi dalla solitudine. Tante guerre, tanti conflitti: sembra incredibile il male che l’uomo può compiere! Ma, in realtà, ad alimentare le nostre ostilità c’è lo spirito della divisione, il diavolo, il cui nome significa proprio ‘divisore'”.

Il diavolo, prosegue il Pontefice, “gode degli antagonismi, delle ingiustizie, delle calunnie, è la sua gioia. E, di fronte al male della discordia, i nostri sforzi per costruire l’armonia non bastano. Ecco allora che il Signore, al culmine della sua Pasqua, al culmine della salvezza, riversa sul mondo lo Spirito Santo, che si oppone allo spirito divisore perché è armonia, Spirito di unità che porta la pace. Invochiamolo ogni giorno sul nostro mondo, sulla nostra vita e davanti ad ogni tipo di divisione!”.

Ma lo Spirito Santo è continuamente “all’opera nella Chiesa, a partire dal giorno di Pentecoste”. Non “impartendo istruzioni e norme alla comunità”, ma con “grazie particolari e carismi differenti”. La sua armonia, precisa il Papa, “non è un ordine imposto. A Pentecoste lo Spirito Santo non crea una lingua uguale per tutti, non cancella le differenze, le culture, ma armonizza tutto senza omologare, senza uniformare”. Da qui il monito sul Sinodo che “e dev’essere un cammino secondo lo Spirito: non un parlamento per reclamare diritti e bisogni secondo l’agenda del mondo”.

Bergoglio tuona poi contro i “cosiddetti pensatori, teologi, che ci danno dottrine fredde, sembrano matematiche, perché manca lo Spirito dentro. Con Lui, invece, la fede è vita, l’amore del Signore ci conquista e la speranza rinasce. Rimettiamo lo Spirito Santo al centro della Chiesa, altrimenti il nostro cuore non sarà bruciato dall’amore per Gesù, ma per noi stessi. Così si rinnova l’armonia nella Chiesa: camminando insieme con lo Spirito al centro. Fratelli e sorelle, costruiamo armonia nella Chiesa!”.

Infine, ricorda il Papa, “lo Spirito fa armonia nei nostri cuori”. Gesù “lo dona per uno scopo preciso: per perdonare i peccati, cioè per riconciliare gli animi, per armonizzare i cuori lacerati dal male, frantumati dalle ferite, disgregati dai sensi di colpa. Se vogliamo armonia cerchiamo Lui, non dei riempitivi mondani”. E conclude lasciando ai fedeli un esame di coscienza: “Io sono docile all’armonia dello Spirito? Oppure perseguo i miei progetti, le mie idee senza lasciarmi plasmare, senza farmi cambiare da Lui? Il mio modo di vivere la fede è docile allo Spirito o è testardo? Attaccato in modo testardo alle lettere, alle cosiddette dottrine che sono soltanto espressioni fredde della vita? Sono frettoloso nel giudicare, punto il dito e sbatto porte in faccia agli altri, ritenendomi vittima di tutti e di tutto? Oppure accolgo la sua potenza creatrice armoniosa, accolgo la “grazia dell’insieme” che Egli ispira, il suo perdono che dà pace? E a mia volta perdono? Il perdono è fare spazio perché venga lo Spirito. Promuovo riconciliazione e creo comunione, o sempre sto cercando, ficcando il naso dove ci sono difficoltà per sparlare, per dividere, per distruggere? Perdono, promuovo riconciliazione, creo comunione? Se il mondo è diviso, se la Chiesa si polarizza, se il cuore si frammenta, non perdiamo tempo a criticare gli altri e ad arrabbiarci con noi stessi, ma invochiamo lo Spirito: Lui è capace di risolvere queste cose”. (foto © Vatican Media)

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