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Papa Francesco premia Mattarella: “Testimone coerente di servizio e responsabilità”

29 maggio 2023 | 12:56
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Papa Francesco premia Mattarella: “Testimone coerente di servizio e responsabilità”
Papa Francesco premia Mattarella: “Testimone coerente di servizio e responsabilità”
Papa Francesco premia Mattarella: “Testimone coerente di servizio e responsabilità”

Al Presidente della Repubblica il premio internazionale Paolo VI. E Mattarella dona la somma alla Comunità Giovanni XXIII nata in Romagna: “Alcune delle sue case di accoglienza sono state gravemente colpite dall’alluvione dei giorni scorsi”

Città del Vaticano – Al Presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, “un maestro, ma soprattutto un testimone coerente e garbato di servizio e di responsabilità”, Papa Francesco consegna il Premio Internazionale Paolo VI 2023. La cerimonia si è svolta in Vaticano, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico, alla presenza dei membri dell’Istituto bresciano che ha dato vita al Premio nel 1984.

Il riconoscimenti viene consegnato a a personalità eminenti che si sono distinte nei diversi ambiti della cultura e nella promozione di una convivenza umana giusta e, in modi diversi, testimoniano la vitalità dell’eredità spirituale di Papa Montini. Quest’anno, il Comitato scientifico e il Comitato esecutivo hanno deciso di conferirlo al Capo dello Stato per la sua dedizione al bene comune in un impegno politico ispirato ai valori cristiani e, insieme, rigoroso nel servizio delle istituzioni civili: “In Sergio Mattarella è inoltre possibile riconoscere l’erede di una grande tradizione di politici cattolici – si legge in un comunicato dell’Istituto Paolo VI – che hanno pensato e contribuito a realizzare l’Unione Europea come spazio di convivenza pacifica e democratica tra i popoli”.

La cerimonia è in programma alle 11.30, ma Mattarella arriva in Vaticano alle 10.45 per un colloquio privato col Pontefice. Circa mezzora di faccia a faccia prima di fare ingresso nella Sala Clementina, dove il Presidente della Repubblica, nel ringraziare per il riconoscimento chiede “all’Istituto Paolo VI di destinare la somma collegata al Premio alla comunità intitolata a Giovanni XXIII nata in Romagna: alcune delle sue case di accoglienza sono state gravemente colpite dall’alluvione dei giorni scorsi”.

“Credo di poter confidare che quando mi è stata comunicata la decisione di conferirmi il Premio Paolo VI il mio primo pensiero è stato di sorpresa, naturalmente si è subito affiancato un sentimento di profonda gratitudine per questo riconoscimento di così grande prestigio – dice il Capo dello Stato -. Ancor di più ho avvertito un sentimento di riconoscenza al massimo grado nell’apprendere la disponibilità del Santo Padre a consegnarmelo personalmente”.

“Paolo VI – racconta Mattarella – è stato il Papa del mio passaggio dalla giovinezza all’età matura – ha ricordato il capo dello Stato – è stato anche il mio Vescovo, perché negli anni del Concilio, tra Giovanni XXIII e Paolo VI, ero impegnato nella Gioventù di Azione cattolica della Diocesi di Roma. Per queste ragioni e tante altre che potrebbero essere ricordate avverto in alta misura l’onore di ricevere il Premio a lui intitolato e non posso nascondere la commozione di averlo ricevuto dalle mani del Santo Padre”.

“Penso che con il Premio più che la mia personale azione si sia inteso e si intenda indicare il modo nuovo di interpretare l’impegno nella società e nelle Istituzioni che molti hanno praticato e sviluppato ispirandosi alla visione di Paolo VI e ai suoi insegnamenti tante volte espressi: io spero di meritare la valutazione di averli bene interpretati”, afferma il Presidente. “Credo peraltro – aggiunge – che questa sia un’occasione per porre in evidenza più che il destinatario del Premio la grande figura di Paolo VI e il suo straordinario contributo alla Chiesa, all’Italia e al mondo. L’Octogesima adveniens, la Populorum progressio, il discorso alle Nazioni Unite sono stati fondamentali punti e fonti di orientamento di grande importanza per me come per una moltitudine di persone”. “Con i suoi insegnamenti – conclude Mattarella – Paolo VI ha collocato e trasmesso in una visione armonica, chiara, compiuta, fede, dignità umana, libertà e pace”.

Nel consegnare il Premio, Papa Francesco elogia Mattarella, con il quale ha avuto diversi incontri in questi dieci anni di pontificato, per il suo “servizio”. E cita Papa Montini, che nel 1972 disse “a quanti esercitano il potere pubblico devono considerarsi ‘come i servitori dei loro compatrioti, con il disinteresse e l’integrità che convengono alla loro alta funzione’. E sentenziò: ‘Il dovere del servizio è inerente all’autorità; e tanto maggiore è tale dovere quanto più alta è tale autorità’. Eppure, sappiamo bene quanto ciò non sia facile e come la tentazione diffusa, in ogni tempo, anche nei migliori sistemi politici, sia di servirsi dell’autorità anziché di servire attraverso l’autorità. Com’è facile salire sul piedistallo e com’è difficile calarsi nel servizio degli altri!”.

Per Bergoglio, “il conferimento del Premio Paolo VI al presidente Mattarella sia proprio una bella occasione per celebrare il valore e la dignità del servizio, lo stile più alto del vivere, che pone gli altri prima delle proprie aspettative. Che ciò sia vero per Lei, Signor Presidente, lo testimonia il popolo italiano, che non dimentica la sua rinuncia al meritato riposo fatta in nome del servizio richiestole dallo Stato”.

Francesco ricorda quindi “quel grande italiano e cristiano che fu Alessandro Manzoni, capace di intessere con le parole la pregiata stoffa di valori sociali, religiosi e solidali del popolo italiano”. Il Papa racconta che tra i personaggi che più lo hanno colpito ne I Promessi Sposi c’è il sarto, “che racconta la buona laboriosità di chi concepisce la vita come il tempo dato al singolo per accrescere il bene altrui, per ‘industriarsi, aiutarsi, e poi esser contenti'(cap. XXIV). Perché servire crea gioia e fa bene anzitutto a chi serve. Per dirla ancora con il Manzoni: ‘Si dovrebbe pensare più a far bene, che a star bene: e così si finirebbe anche a star meglio’ (cap. XXXVIII)”.

Ma “il servizio cammina a pari passo con la responsabilità”. Quante volte, dice rivolgendosi al Presidente, “prima con l’esempio che con le parole, Lei lo ha richiamato! La responsabilità, come ci mostrano in questi giorni tanti cittadini dell’Emilia Romagna, chiama ciascuno ad andare contro-corrente rispetto al clima di disfattismo e lamentela, per sentire proprie le necessità altrui e riscoprire sé stessi come parti insostituibili dell’unico tessuto sociale e umano a cui tutti apparteniamo”.

E, parlando di responsabilità, il pensiero di Francesco va “a quella componente essenziale del vivere comune
che è l’impegno per la legalità. Essa richiede lotta ed esempio, determinazione e memoria, memoria di quanti hanno sacrificato la vita per la giustizia; penso a suo fratello Piersanti, Signor Presidente, e alle vittime della strage mafiosa di Capaci, di cui pochi giorni fa si è commemorato l’anniversario”.

Anche in quest’ambito, “Signor Presidente, con le sue parole e il suo esempio, avvalorati da quanto ha vissuto, Lei rappresenta un coerente maestro di responsabilità. San Paolo VI sentì l’importanza della responsabilità di ciascuno per il mondo di tutti, per un mondo diventato globale. Lo fece parlando di pace – quanto è urgente oggi! –, lo fece esortando a lottare senza rassegnarsi di fronte agli squilibri delle ingiustizie planetarie, perché la questione sociale è questione morale e perché un’azione solidale dopo le guerre mondiali è veramente tale solo se è
globale”.

Il senso di responsabilità e lo spirito di servizio “non sono utopie, ma profezie; profezie che esortano a vivere ideali alti. Perché di questo oggi hanno bisogno i giovani. E sono lieto, Signor Presidente, di farmi strumento di riconoscenza a nome di quanti, giovani e meno giovani, vedono in Lei un maestro, ma soprattutto un testimone coerente e garbato di servizio e di responsabilità. Ne sarebbe lieto Papa Montini, del quale mi piace ripetere, infine, alcune parole tanto note quanto vere: ‘L’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, o se ascolta i maestri lo fa perché sono dei testimoni’. Grazie”, conclude Papa Francesco, che dopo aver impartito la benedizione, saluta Mattarella con una stretta di mano.

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