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La pratica dello sport che insegna la vita: la missione di Brunaldo Tombelini

3 giugno 2023 | 11:25
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La pratica dello sport che insegna la vita: la missione di Brunaldo Tombelini

La mountain bike come crescita umana e psicologica. La persona al centro della missione

Roma – Estremamente importante lo sport. Estremamente importante la pratica dello sport e il suo insegnamento. Lo è se, evidentemente, tocca le corde della crescita delle persone e le fa migliorare. E’ un modello universale e secolare e chi lo prende come missione, ne fa responsabilità di vita. Lo fa Brunaldo Tombelini, educatore comportamentale e maestro nazionale di mountain bike, che attraverso la pratica di questo tipo di bicicletta insegna alle persone come affrontare i propri limiti, come analizzare il proprio io, come capire la propria personalità e come modificare aspetti, per andare oltre le paure. Lo spiega con estrema attenzione e competenza nella sua intervista a Il Faro online e ai lettori spiega la sua attività e come essa viene trasmessa e chi sale in sella e a chi, poi, si ispira ai valori dello sport, per affrontare la vita di tutti i giorni.

E’ lui stesso praticante di mountain bike e appassionato di sport, innamorato della vita e delle persone. Estrema la responsabilità che sente nei confronti di esse e estrema la competenza che serve, per comunicare valori, insegnamenti con la metodologia dell’ECB ‘Emotions Controlled with Bicycle’. Controllare le emozioni con la pratica della bicicletta e quindi con la mountain bike. Accrescere fiducia e stima in se stessi salendo in sella e controllando uno strumento con il manubrio tra le mani e metafora della vita, facendolo probabilmente ed evidentemente con la propria vita stessa. Due ruote che insegnano, due ruote che esaminano personalità e caratteri. Ma con passione, con amicizia. I valori dello sport. Condivisi insieme agli altri e sempre. Tanti sono gli eventi che il Maestro Brunaldo organizza con la sua Scuola di Mountain Bike Ecb di Roma iscritta alla Opes (Ente di Promozione Sportiva per l’Organizzazione per l’Educazione allo Sport). E tanti sono convegni e seminari a cui Tombelini partecipa per comunicare il suo metodo e spiegare quanto sia importante la pratica dello sport, attraverso la metodologia che lui insegna. E comunicare è lo strumento sensibile che utilizza. Che utilizzano tutti gli essere umani per esprimere. Per esprimersi. E lo fa anche il Maestro Tombelini mettendosi in ascolto. Area molto delicata che offre all’altro aiuto e comprensione: “Comporta un resettamento e azzeramento dei propri parametri,  con cui andiamo a giudicare ciò che accade all’esterno, per le persone diverse da noi”. Così spiega nella sua intervista. Uno dei passi importanti del raccontarsi e raccontare la sua attività di educatore e maestro.

Una missione per Brunaldo, anche operatore sportivo della stessa Opes, tendere la propria mano agli altri e mettere al loro servizio se stesso e la propria competenza, i propri studi, la propria umanità. Al servizio dell’umanità. Attraverso la pratica dello sport. Estremamente importante la sua missione, estremamente importante la sua responsabilità. Estremamente. Come lo sport, deve essere evidentemente. In tutte le sue declinazioni.

Così si racconta Brunaldo Tombelini e così spiega metodologie, aspetti psicologici, morali e tecnici. Persone e sport insieme, come un qualcosa di unico e prezioso. Preziose le persone. Preziosa la missione.

Questo ha dichiarato per i lettori de Il Faro online.

“Buonasera a tutti. Sono un educatore comportamentale e maestro nazionale di mountain bike, regolarmente iscritto nell’Albo Nazionale del Coni. Ho la Specializzazione nella Metodologia ECB ‘Emotions Controlled with Bicycle). Questa si sviluppa basandosi sul considerare la bicicletta uno strumento di formazione ed educativo, per lavorare sulla scoperta e sulla gestione della propria emotività, vale per i ciclisti bambini, per i neofiti e per i professionisti. La bicicletta, e in particolar modo la mountain bike, è un potente attivatore emotivo. Da qui, unendo delle importanti competenze psicopedagogiche ne conseguono due possibilità operative, distinguibili in questo modo: la prima nel lavorare sulla performance sportiva, la seconda si delinea più sull’aspetto meramente emotivo, dove la bicicletta aiuta, come la musica, il disegno ed altro, a far emergere e gestire il sé, la stima, la consapevolezza di sé, i comportamenti, i pensieri limitanti, ecc. Possiamo, con l’utilizzo della bicicletta, lavorare su una dimensione meramente sportiva per persone che vogliono migliorare la loro performance, ma anche con persone a cui non importa della bici magari fine a se stessa, ma che vogliono migliorare, crescere, acquisire competenze sui propri comportamenti personali”.

“Si evince quanto grande sia l’importanza che do alla persona e a costruire, a calibrare tutto un sistema esperienziale intorno alle proprie competenze, ai limiti oggettivi e soggettivi, ai pensieri limitanti”.

“Basandomi sulla ferma convinzione che l’operatore sportivo sia una figura educativa, nella ECB, tanto l’istruttore quanto il maestro chiaramente con livelli successivi di competenze, sono degli esperti prima di tutto nella relazione professionale, dove devono saper utilizzare tre strumenti: osservare, secondo degli schemi precisi, la postura in sella, individuando le tensioni del corpo con le conseguenti correlazioni riguardanti i comportamenti. Poi abbiamo l’ascoltare, l’aspetto più difficile perché comporta un resettamento e azzeramento dei propri parametri,  con cui andiamo a giudicare ciò che accade all’esterno, per le persone diverse da noi. Termini di giudizio che devono tacere, che sono tarati sul nostro saper fare e non saper fare, non sono quindi obiettivi, sono influenzati dalla nostra soggettività e ci impediscono di cogliere a pieno l’altro. Cosa che non dobbiamo assolutamente fare e permettere, è che questa nostra soggettività, che utilizziamo come termini di valutazione, tenda ad uscire da noi e ad estendersi durante la dimensione di scoperta del nostro allievo, per poterlo conoscere a pieno. Abbiamo il comunicare. Avviene dopo che c’è stato l’ascolto dell’altro e lo si è capito nelle sue paure, necessità, nelle sue modalità  comunicative. Abbiamo compreso quali canali utilizzare per arrivare a comunicare. Trasmettere quello che noi sappiamo fare, in maniera efficace. Non tutti comunichiamo, parliamo e ascoltiamo con le stesse  modalità. Noi, di conseguenza, come maestri e istruttori, dobbiamo avere la responsabilità di saper comunicare e saper trasferire a pieno quello che sappiamo nel nostro allievo. Per fare questo non dobbiamo stravasare in modo superficiale, ma dobbiamo essere consapevoli che quella persona saprà recepire le cose di più o di meno, se noi le diciamo, le affrontiamo in un determinato modo, piuttosto che in un altro”.

“Il percorso di formazione e di crescita personale si basa su due aspetti. Prima di tutto, sull’utilizzo dello strumento mountain bike e l’altro sulla consapevolizzazione di tutto ciò che accade quando la persona ne è alla guida. Essendo un attivatore emotivo, andiamo tutti noi su una mountain bike e su determinati percorsi, che sarà proprio l’operatore a scegliere in base all’emotività che ne scaturisce attraversando quei tratti tecnici. Se l’operatore vuole lavorare su un determinato stato emotivo, proporrà come strumento una discesa oppure una discesa con delle rocce, tutto per gestire e far vivere una determinata emozione, che poi si andrà a gestire insegnando una specifica tecnica e parallelamente la gestione dell’emotività che ne consegue. Andiamo in mountain bike rispecchiando quello che siamo, quello che è la nostra modalità comportamentale. Se posso fare un esempio … e come se noi andassimo ad analizzare la suola delle scarpe da ginnastica dopo l’utilizzazione di un anno, vedremo un consumo della suola particolare più concentrato in un lato piuttosto che in un altro e da qui, una figura esperta è capace di andare ad identificare la postura con tutta una sequenza di problematiche o squilibri. La stessa cosa avviene anche se, un occhio esperto osserva l’andare in bicicletta, ci evidenzia determinate emotività su cui andare a lavorare”.

“Capire e consapevolizzare questo, significa conoscere noi stessi e aumentare l’autostima. Capire i punti di forza e quelli di debolezza, quali pensieri ci vengono a limitare, se questi sono pensieri oggettivi di pericolo oppure se questi sono trasmessi per esperienze indirette da altre persone, questo riguarda non solo l’andare in bicicletta. L’approccio diverso che viene ad essere imparato da queste persone, si può allargare alla vita, a tutti i problemi di fronte ai quali noi ci troviamo, che dobbiamo risolvere. Quando abbiamo un problema ci attiviamo emotivamente, di conseguenza dobbiamo saperci gestire, dobbiamo riconoscere le nostre competenze e saper gestire quelle voci che dentro di noi ci dicono ‘non ce la fai torni indietro’ oppure ‘prova, come fai fai’. O ancora un’analisi coraggiosa di quello che si sa fare o non si sa fare e affrontare in maniera adeguata quel problema. E’ una forte esperienza che può essere traslata nella vita di tutti i giorni”.

“L’ECB nasce dalla fusione di due mondi che mi hanno caratterizzato la vita: quello della educazione comportamentale e il coaching sportivo e il mondo del ciclismo su mountain bike. Mi sono accorto di come l’emotività fosse di fondamentale importanza, sia per la conquista del risultato sportivo, sia la sicurezza e la conoscenza di se stessi. Bisogna imparare a gestire comportamenti adeguati che si sperimentano proprio in sella. Riconoscere tre voci che ogni volta ci troviamo quando abbiamo un problema da affrontare. La voce della paura, limitante che ci fa smettere e tornare indietro, la voce della impulsività che ci spinge a buttarci avanti in maniera pericolosa e infine la voce del coraggio, che dobbiamo riuscire ad identificare, perché riflette sulle nostre reali competenze e reali limiti, e ci porta ad affrontare, con piena concentrazione, il problema. Ci può portare alla rinuncia anche di quel problema, perché in effetti magari, dopo un’analisi attenta, ci rendiamo conto di non esserne in grado. E questo è molto importante”.

“Desidero poter formare in futuro più istruttori possibili che siano degli educatori, che possano quindi avere delle competenze educative unite chiaramente alle competenze della pratica sportiva che insegnano, in questo caso la mountain bike, per fare a loro volta, crescere con  questo meraviglioso sport, molti giovani e adulti, al livello sia tecnico, potendo imparare uno sport a livello agonistico e con divertimento, sia per poter fare una crescita personale. Mi piace poter insegnare a più persone possibili questa modalità di crescita, in un momento in cui si tende poco a riconoscere i propri limiti, a riconoscere e sviluppare le proprie consapevolezze, ma molto a buttarsi e andando dietro a quello che fanno altre persone. Non a riconoscere oggettivamente i propri reali limiti. Una società che ascolta molto quello che dicono gli altri e poco incline a riflettere su ciò che proviamo noi stessi, ciò che sappiamo fare e possiamo mettere in campo”.

(foto@immagini video Opes)

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