Roma. “O me ridai i soldi o t’ammazzo”: in manette lo strozzino-mafioso di Cinecittà

13 giugno 2023 | 17:26
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Roma. “O me ridai i soldi o t’ammazzo”: in manette lo strozzino-mafioso di Cinecittà

L’incubo vissuto da un 36enne della provincia di Frosinone e dalla sua famiglia

Roma – Minacce di morte ed un incubo senza fine: è quanto vissuto da un 36enne residente nella provincia di Frosinone e dai suoi familiari. Una vicenda alla quale hanno posto la parola fine, nella tarda serata del 12 giugno 2023, i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Roma, coadiuvati dai militari della Compagnia CC Piazza Dante che, a conclusione di attività investigativa, hanno dato esecuzione a un fermo di indiziato di delitto, emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Roma, a carico di un pregiudicato classe 1977, residente nel quartiere Cinecittà, gravemente indiziato di essere responsabile di estorsione in concorso aggravata dal metodo mafioso (Artt. 110, 629 co. 2, in relazione all’art. 628 co. 1 e 3-quinquies c.p. e 416 bis 1,).

In particolare, nel corso delle indagini è emerso come il pregiudicato in concorso con altri soggetti, mediante reiterate minacce di morte, perpetrate anche con l’uso di armi, abbia costretto anche la madre e il fratello della vittima a corrispondergli la somma di circa 350.000 euro, al fine di estinguere debiti contratti a seguito dell’acquisto di sostanze stupefacenti.

Le diverse somme di denaro estorte venivano elargite principalmente in contanti, ma anche sotto forma di bonifici a favore di soggetti inseriti nella cerchia relazionale dell’uomo, tra i quali alcuni suoi parenti. A conferma della pericolosità e della spregiudicatezza del destinatario del provvedimento restrittivo, in data 03.10.2022, il pregiudicato era stato tratto in arresto in flagranza di reato dai Carabinieri della Sezione Radiomobile di Cassino (FR), poiché sorpreso nei pressi dell’abitazione delle vittime in possesso di un’arma clandestina.

La Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Roma, nelle prossime ore, richiederà al competente Tribunale la relativa convalida.

Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove si formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio.

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