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Roma, “Cancello i post ‘compromettenti’ se mi paghi”: in manette un 56enne

17 giugno 2023 | 10:48
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Roma, “Cancello i post ‘compromettenti’ se mi paghi”: in manette un 56enne

L’uomo avrebbe cercato di farsi consegnare un’ingente somma di denaro per poter togliere alcuni post lesivi della reputazione della vittima

Roma – Prima gli rovina la reputazione sui social, poi gli chiede i soldi per rimuovere i post: è successo a Roma, dove i Carabinieri della Stazione di Roma Eur, su delega della Procura della Repubblica di Roma, hanno arrestato un 56enne romano, in esecuzione di un’ordinanza applicativa della misura cautelare agli arresti domiciliari, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Roma, gravemente indiziato per i reati di tentata rapina aggravata e tentata estorsione.

Le indagini dei Carabinieri, coordinate dalla Procura della Repubblica di Roma hanno, infatti, consentito di raccogliere gravi elementi indiziari in ordine al fatto che l’uomo fosse l’autore, prima della tentata estorsione, avvenuta a maggio del 2021, e successivamente della tentata rapina aggravata, avvenuta lo scorso 26 aprile, perpetrata sotto l’abitazione della vittima, un romano di 52 anni.

In particolare, l’uomo avrebbe cercato di farsi consegnare dalla vittima, un’ingente somma di denaro per poter togliere alcuni post, lesivi della reputazione del denunciante, su una nota piattaforma social, senza riuscire nel suo intento. Nella seconda fase il 56enne si è presentato sotto casa della vittima, armato di coltello ed ha tentato di sottrargli il denaro ed alcuni oggetti d’oro che l’uomo aveva con sé, senza riuscirci nuovamente, grazie all’intervento di alcuni passanti che hanno poi chiamato il 112. Le indagini dei Carabinieri a seguito della denuncia prodotta dalla vittima, coordinate dalla Procura della Repubblica di Roma, hanno permesso di raccogliere gravi indizi di colpevolezza a carico del 56enne a cui è stato notificato il provvedimento che ne ha disposto la sottoposizione agli arresti domiciliari presso il proprio domicilio.

Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove si formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio.

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