Quando non è stalking? Cosa sono gli “atti persecutori” ed esempi

24 giugno 2023 | 16:54
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Quando non è stalking? Cosa sono gli “atti persecutori” ed esempi

Commette il reato di atti persecutori chi con condotte ripetute nel tempo, minaccia o molesta qualcuno

Il termine “stalking” è ormai di uso comune oltre ad essere una parola utilizzata frequentemente nelle aule giudiziarie.
Quello che non tutti sanno è che lo stalking è un reato ed è previsto dall’art. 612 bis del codice penale.

Ma quando effettivamente si può parlare di stalking?E quali sono le conseguenze per chi commette questo tipo di reato? Quali inoltre le possibilità di difesa per chi viene accusato di essere uno stalker?

Ne parliamo con l’Avvocato penalista di Roma Mattia Fontana, fondatore dell’omonimo studio legale che conta due sedi, rispettivamente in Largo Trionfale n. 11 a Roma e in Corso Umberto I n. 16 a Rignano Flaminio (RM). Lo studio si occupa di reati contro la persona ed in particolare ha maturato una notevole esperienza in processi relativi al reato di stalking.
Per ulteriori informazioni relativamente al reato di stalking puoi leggere il relativo articolo di approfondimento: Stalking: art 612 bis cp significato e pena

Atti persecutori: significato

Per capire esattamente cosa si intende con il termine “stalking” bisogna analizzare l’espressione “atti persecutori” tenendo anche a mente che l’art. 612 bis del codice penale è rubricato esattamente così.
Commette il reato di atti persecutori chi con condotte ripetute nel tempominaccia molesta qualcuno. Lo stalker quindi di fatto perseguita lavittima. Queste condotte devono provocare un grave stato di ansia o di paura nella vittima, la quale deve provare timore per la propria incolumità o di un suo caro oppure si sente costretta a cambiare le proprie abitudini di vita.

Se è vero che le condotte ora descritte devono essere ripetute nel tempo, è stato chiarito che anche due sole condotte di molestie o minacce o lesioni, commesse in un breve arco di tempo, possono essere idonee a configurare lo stalking, non essendo necessario che gli atti persecutori vengano ripetuti per un lungo periodo di tempo.

Atti persecutori: esempi

Per comprendere meglio cosa si intende con l’espressione “atti persecutori” possono essere fatti alcuni esempi.
Supponiamo che due persone, dopo aver intrattenuto una relazione sentimentale, si lasciano.
Una delle due tuttavia, non riuscendo ad accettare di essere stata lasciata inizia a realizzare una serie di condotte. In particolare invia ripetutamente messaggi all’altra, si apposta all’uscita di casa sua o sul luogo del lavoro, molesta costantemente il suo ex partner.
La situazione degenera e diventa particolarmente pesante, al punto che la vittima prova un forte senso di stress e di ansia, ha paura per la propria incolumità e cambia le proprie abitudini di vita.
Ad esempio modifica i propri orari, cambia la strada per andare a lavoro, cambia numero di telefono.

Questi sono gli elementi tipici del reato di stalking.
Per configurare lo stalking pertanto risultano necessarie delle condotte ripetute dalle quali devono derivare delle conseguenze precise per la vittima.

La pena prevista per lo stalking

Abbiamo visto quando viene realizzato il reato di stalking, ma veniamo ora alla pena prevista dalla Legge.
La pena prevista per il reato di stalking è la reclusione da un anno a sei anni e sei mesi, recentemente innalzata dalla L. 69/2019 (cd. Codice rosso).
Lo stalking può inoltre comportare l’applicazione di una misura cautelare come ad esempi ildivieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa ma anche gli arresti domiciliari o, nei casi più gravi, la custodia cautelare in carcere.

In alcuni casi inoltre la pena è aumentata.
Può accadere quando il reato di stalking viene commesso dal coniuge, anche separato o divorziato, o da persona che è stata legata da una relazione alla persona offesa, o se il fatto è commesso attraverso strumenti informatici o telematici.
L’aumento di pena può essere applicato anche quando il fatto è commesso a danno di un minore, di una donna in stato di gravidanza o di una persona con disabilità.

Quando non è stalking

In alcuni casi, nonostante la vittima abbia presentato un atto di denuncia/querela nei confronti dello stalker, tuttavia non è possibile parlare di stalking.
Lo stalking infatti è caratterizzato da veri e propri atti persecutori ripetuti nel tempo tali da provocare ansia e stress nella vittima.

Se questo non avviene, se quindi tali atti vengono realizzatiin un’unica occasione o per un breve periodo di tempo, oppure se non c’è uno stato grave di ansia e stress nella vittima ma solo unasensazione di fastidio,irritazione o insofferenza si potrà parlare al massimo di molestie (reato meno grave) ma non di stalking.
Lo stalking infatti richiede un profondo turbamento della vita quotidiana della vittima.

Come difendersi da un’accusa per stalking?

È arrivato ora il momento di rispondere ad una domanda fondamentale: come ci si difende da un’accusa per stalking?
Il fatto che si sia ricevuta una denuncia o una querela per stalkingnon significa automaticamente essere colpevoli.

Dopo la presentazione di un atto di denuncia/querela si aprirà la fase delle indagini durante la quale il Pubblico Ministero e le forze dell’ordine raccoglieranno le prove necessarie.
È di fondamentale importanza, già nella fase delle indagini e successivamente nel processo,stabilire una linea difensiva precisa ed accurata.In particolare possono essere di aiuto documenti o screenshot relativi a chat con la vittima o testimoni presenti durante i fatti contestati. Attraverso queste prove si dovrà dimostrare che nella vittima non si è prodotto alcuno stato di ansia o di timore(ad esempio perché anche la vittima insultava, molestava o minacciava a sua volta l’indagato) e che la condotta tenuta non ha portato ad alcuna modificazione delle sue abitudini di vita.