Ucraina, il Papa: “Cristiani uniti per la pace, le guerre sono solo dei disastri totali”

30 giugno 2023 | 12:36
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Ucraina, il Papa: “Cristiani uniti per la pace, le guerre sono solo dei disastri totali”

In Vaticano il tradizionale incontro con la Delegazione del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli per la festa dei santi Pietro e Paolo, il Pontefice: “La tragica realtà di questa guerra che sembra non avere fine esige da tutti un comune sforzo creativo per immaginare e realizzare percorsi di pace, verso una pace giusta e stabile”

Città del Vaticano – Nel quadro del tradizionale scambio di Delegazioni per le rispettive feste dei Santi Patroni – il 29 giugno a Roma per la celebrazione dei Santi Pietro e Paolo e il 30 novembre a Istanbul per la celebrazione di Sant’Andrea – il 27 giugno è giunta a Roma la Delegazione del Patriarcato ecumenico, guidata dal Metropolita di Pisidia Job, copresidente della Commissione mista internazionale per il Dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa. Lo hanno accompagnato il Vescovo di Nazianzus Athenagoras ed il Diacono patriarcale Kallinikos Chasapis.

Ieri la Delegazione del Patriarcato ecumenico ha assistito alla solenne celebrazione eucaristica presieduta dal Santo Padre (leggi qui) ed ha incontrato il Dicastero per la Promozione dell’Unità dei Cristiani per le consuete conversazioni; oggi è stata ricevuta in udienza da Papa Francesco: “Sono grato della vostra presenza e ringrazio di cuore Sua Santità Bartolomeo e il Santo Sinodo, che vi hanno inviato tra noi. Attraverso di voi rivolgo un cordiale saluto al mio amato Fratello Bartolomeo e a tutti i Vescovi del Patriarcato ecumenico”, le parole del Pontefice, che ha accolto la delegazione nella biblioteca dello studio nel Palazzo Apostolico.

“Oggi – ammonisce Bergoglio -, tenendo a mente gli insegnamenti della storia, siamo chiamati a cercare insieme una modalità di esercizio del primato che, nel contesto della sinodalità, sia al servizio della comunione della Chiesa a livello universale. A questo proposito una precisazione è opportuna: non è possibile pensare che le medesime prerogative che il Vescovo di Roma ha nei riguardi della sua Diocesi e della compagine cattolica siano estese alle comunità ortodosse; quando, con l’aiuto di Dio, saremo pienamente uniti nella fede e nell’amore, la forma con la quale il Vescovo di Roma eserciterà il suo servizio di comunione nella Chiesa a livello universale dovrà risultare da un’inscindibile relazione tra primato e sinodalità”.

Non dimentichiamo poi mai che l’unità piena sarà dono dello Spirito Santo e che nello Spirito va cercata, perché la comunione tra i credenti non è questione di cedimenti e compromessi, ma di carità fraterna, di fratelli che si riconoscono figli amati del Padre e, colmi dello Spirito di Cristo, sanno inserire le loro diversità in un contesto più ampio. Questa è la prospettiva dello Spirito Santo, che armonizza le differenze senza omologare le realtà. Noi siamo chiamati ad avere il suo sguardo e dunque a chiederlo insistentemente in dono. Preghiamo lo Spirito senza stancarci, invochiamolo gli uni per gli altri! E condividiamo fraternamente quanto portiamo nel cuore: dolori e gioie, fatiche e speranze.

Nell’incontro ampio spazio al tema della pace, “specialmente nella martoriata Ucraina. È una guerra che, toccandoci più da vicino, ci mostra come in realtà tutte le guerre sono solo dei disastri, dei disastri totali: per i popoli e per le famiglie, per i bambini e per gli anziani, per le persone costrette a lasciare il loro Paese, per le città e i villaggi, e per il creato, come abbiamo visto recentemente a seguito della distruzione della diga di Nova Kakhovka. Come discepoli di Cristo, non possiamo rassegnarci alla guerra, ma abbiamo il dovere di lavorare insieme per la pace”.

“La tragica realtà di questa guerra che sembra non avere fine esige da tutti un comune sforzo creativo per immaginare e realizzare percorsi di pace, verso una pace giusta e stabile. Certamente, la pace non è una realtà che possiamo raggiungere da soli, ma è in primo luogo un dono del Signore. Tuttavia, si tratta di un dono che richiede un atteggiamento corrispondente da parte dell’essere umano, e soprattutto del credente, il quale deve partecipare all’opera pacificatrice di Dio”, aggiunge il Papa.

“In questo senso il Vangelo ci mostra che la pace non viene dalla mera assenza di guerra, ma nasce dal cuore dell’uomo. A ostacolarla, infatti, è in ultima analisi la radice cattiva che ci portiamo dentro: il possesso, la volontà di perseguire egoisticamente i propri interessi a livello personale, comunitario, nazionale e persino religioso – il monito del Pontefice -. Alle chiusure e agli egoismi va opposto lo stile di Dio che, come ci ha insegnato Cristo con l’esempio, è servizio e rinuncia di sé. Possiamo esser certi che, incarnandolo, i cristiani cresceranno nella comunione reciproca e aiuteranno il mondo, segnato da divisioni e discordie”. (foto © Vatican Media)

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