Serial Killer

Historical crimes. Unabomber, la storia del “bombarolo” seriale

3 luglio 2023 | 16:25
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Historical crimes. Unabomber, la storia del “bombarolo” seriale

Un criminale atipico che dal 1978 che ha disseminato ordigni esplosivi nel nord-est dell’Italia, senza mai lasciare una traccia certa per poter essere catturato

Nella nostra rubrica sui serial killer non poteva mancare questo maniaco che per tanti anni ha terrorizzato l’Italia. Non è stato un omicida per sua scelta, ma anche per una dose di fortuna degli individui che furono colpiti dalle sue azioni. Quindi non fu un serial killer ma un maniaco seriale. E’ dal 1978 che questo criminale atipico dissemina ordigni esplosivi nel nord-est della penisola, senza mai lasciare una traccia certa per poter essere catturato.

Si tratta di Unabomber, non meglio identificato poiché non venne mai catturato e nemmeno individuato o identificato, restando non solo nell’anonimato ma soprattutto rimanendo impunito. Un personaggio sicuramente molto furbo, organizzato e con parecchia pratica in esplosivi e nella loro diabolica mimetizzazione. Infatti le bombe lasciate per ogni dove furono difficilmente individuabili. Il primo atto criminale, riconducibile a questo personaggio, riguarda una radiolina, imbottita di esplosivo, lasciata in strada a Pordenone. Esplodendo stacca una mano al malcapitato uomo che l’aveva presa in mano. Dieci anni dopo è la volta della scuola materna della stessa città, dove un bambino resta ferito in modo grave ma senza perdere la vita. Nel dicembre 1993 esplode un tubo bomba accanto alla Questura che stava indagando sulla sua attività criminale.

Nuove esplosioni negli anni successivi ad Aviano, Azzano Decimo, Aquileia, Latisana, Bibione, Lignano Sabbiadoro, Claut, Portogruaro, tutti centri densamente abitati nel nord est d’Italia. I feriti sono una decina, tra i quali anche un carabiniere. I luoghi sono i più impensati, come un supermercato dentro un uovo, o all’interno di un tubetto di maionese o in un cimitero dentro uno dei lumini votivi che una donna stava posizionando accanto alla tomba di famiglia.

Nel 2003 è la volta di una esplosione in un bagno al Palazzo di Giustizia a Pordenone: la dimostrazione che il “bombarolo” vuole sfidare lo Stato. Nella notte di Natale nel duomo di Cordenons altra bomba e poi in un pennarello esplosivo vicino Treviso (dove una bambina di nove anni perde tre dita lesionandone un occhio.) Nessuna traccia del colpevole. Quindi a Portogruaro nel 2004 un esplosivo in un accendino e l’anno dopo a Treviso una bomba in un ovetto di cioccolata con sorpresa. Questo episodio viene immaginato come filo conduttore di una nota trasmissione televisiva: “Ris, delitti imperfetti”. Ma questo non ferma Unabomber che piazza altro esplosivo nel duomo di Motta di Livenza dentro una candela sotto ad un altare, che provoca una mano devastata in una bambina di sei anni.

Nel maggio del 2006 si registra l’ultimo (si spera!) attentato: due fidanzati trovano una bottiglia esplosiva a Porto Santa Margherita, che non esplode. Nonostante i casi non siano mai stati chiusi dagli inquirenti dell’Unabomber, non si scoprì altro, e di questa serie incalcolabile di danni, di feriti e di esplosioni non fu mai trovato il colpevole. Gli inquirenti pensano possa essere morto.