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Civitavecchia, multato per divieto di sosta aggredisce 4 agenti della Polizia locale

7 luglio 2023 | 10:10
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Civitavecchia, multato per divieto di sosta aggredisce 4 agenti della Polizia locale

Cisl Fp: “L’ennesimo grave episodio. Chiediamo che il Comune si costituisca parte civile e che tutte le pattuglie siano dotate di strumenti di auto difesa”

Civitavecchia – “L’ennesimo, gravissimo, episodio di aggressione subita da agenti di Polizia Locale nel corso del loro servizio quello accaduto a Civitavecchia. Quattro agenti nel corso del loro servizio di polizia stradale, sarebbero stati violentemente aggrediti da un cittadino nel corso di una colluttazione tra privati, scaturita a seguito della multa per divieto di sosta che la pattuglia stava contestando al proprietario di un motorino lasciato in sosta selvaggia“. A darne notizia è la Cisl Fp in un comunicato stampa.

“Sembrerebbe che la prima pattuglia, e le due intervenute in ausilio, – spiega la Cisl Fp – siano riuscite con molta fatica a sedare il tentativo di aggressione del trasgressore nei riguardi di un’altra persona. Al termine dell’attività, che ha visto la denuncia a piede libero per l’aggressore, tre agenti hanno riportato ferite refertate al Pronto Soccorso con 14 giorni di prognosi, ed un quarto agente con 3 giorni di prognosi.

Da quanto si apprende, sembrerebbe che quasi tutti gli agenti erano sprovvisti di dispositivi di tutela della propria sicurezza (manette, spry, guanti anti aggressione, ecc), e che solo uno degli agenti intervenuti in ausilio ne fosse dotato. A seguito di ciò, la CISL FP Roma Capitale e Rieti ha inviato una lettera di diffida e messa in mora indirizzata al Sindaco, con richiesta di fornitura entro e non oltre 7 giorni di tutti i dispositivi di sicurezza e di adeguata formazione”.

“Esprimiamo la massima solidarietà agli agenti feriti per questo fatto di una gravità assoluta – afferma Antonio D’Agostino, coordinatore provinciale per la Polizia Locale della CISL Funzione Pubblica Roma Capitale e Rieti – e un plauso agli agenti che hanno saputo gestire con professionalità una situazione molto delicata, acuita dal trovarsi ad operare all’aperto in mezzo ad altra gente. Quello di ieri è l’ennesimo caso di aggressione ad agenti e ufficiali di Polizia Locale subìto nel corso dell’espletamento del proprio servizio, ed è inaccettabile che un lavoratore sia aggredito per il solo fatto di far rispettare le normative vigenti, come quelle del codice della strada”.

“Sollecitiamo ancora una volta il Sindaco – prosegue D’Agostino – a rispettare gli accordi sindacali, ribaditi solo pochi giorni fa, che prevedevano l’immediata fornitura a tutti gli agenti della Polizia Locale di Civitavecchia degli strumenti di difesa e tutela imprescindibili per svolgere la propria attività in strada. E’ inconcepibile che delle pattuglie sino messe in strada “a mani nude”, ad affrontare i rischi insiti nel ruolo che sempre più pone la Polizia Locale come prima presenza in strada come numero di donne e uomini in divisa. Chiediamo che il Comune di Civitavecchia si costituisca immediatamente parte civile nei confronti dell’aggressore, e che metta a disposizione degli agenti la consulenza dell’ufficio legale dell’Ente. Riteniamo, inoltr,e non più procrastinabile, a livello nazionale, l’approvazione della nuova Legge quadro della Polizia Locale per garantire le stesse tutele previdenziali, assistenziali e fiscali delle altre forze di polizia ad ordinamento statale agi agenti ed ufficiali della Polizia Locale che continuano a svolgere le stesse identiche funzioni della altre forze di polizia statali e molto più esposte essendo il primo vero baluardo di prossimità per la sicurezza urbana e stradale”.

“Qualora le nostre richieste andassero disattese – conclude D’Agostino – saremmo pronti a ritirare la nostra firma sull’adesione ai criteri per lo svolgimento del progetto sicurezza per l’estate di Civitavecchia, e per questo chiediamo di essere convocati urgentemente dal Sindaco e dall’Assessore alla Sicurezza”.

Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove si formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio.

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