8 luglio, il Santo del giorno: Santi Aquila e Priscilla, coniugi e martiri

8 luglio 2023 | 06:01
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8 luglio, il Santo del giorno: Santi Aquila e Priscilla, coniugi e martiri

Commemorazione dei santi Aquila e Prisca o Priscilla, coniugi, che, collaboratori di san Paolo, accoglievano in casa loro la Chiesa e per salvare l’Apostolo rischiarono la loro stessa vita

Oggi, 8 luglio, la Chiesa celebra i santi Aquila e Prisca o Priscilla, coniugi e martiri. Il Martirologio Romano dice di loro: “Commemorazione dei santi Aquila e Prisca o Priscilla, coniugi, che, collaboratori di san Paolo, accoglievano in casa loro la Chiesa e per salvare l’Apostolo rischiarono la loro stessa vita”. Sono i patroni della Ss Lazio.

Priscilla è diminutivo di Prisca e appare negli Atti degli Apostoli; invece nelle lettere paoline appare sempre la forma originale Prisca. Per questo motivo alcuni identificano Priscilla con santa Prisca, patrona delle catacombe romane, morta con il marito per decapitazione.

Lasciarono Roma in seguito all’espulsione voluta dell’imperatore Claudio contro i giudei (anno 49 o 50) e si stabilirono a Corinto (Atti 18,1-3[1]), dove diedero ospitalità all’apostolo Paolo di Tarso durante la sua prima visita alla città; lavoravano insieme, visto che erano dello stesso mestiere.

Non si conosce la data della loro conversione alla fede cristiana. Accompagnarono Paolo a Efeso, istruirono l’alessandrino Apollo, ospitarono di nuovo l’apostolo Paolo per tre anni durante il suo terzo viaggio missionario, e nella loro casa si riuniva la comunità cristiana, lasciarono Efeso per Roma, probabilmente dopo la sommossa provocata dall’argentiere Demetrio. Anche a Roma si riuniva una comunità cristiana in casa loro. Tuttavia lasciarono nuovamente la città, probabilmente per la persecuzione di Nerone, e si stabilirono un’altra volta a Efeso.

Varie volte il Nuovo Testamento menziona Priscilla prima di Aquila, e la causa non è nota. Le varie opinioni sono passate in rassegna da Karl Josef Rudolph Cornely nell’opera Commentarius in epistolam ad Romanos (Parigi, 1896, p. 772). Lo stesso autore analizza anche i frequenti cambi di residenza dei due al momento di commentare Romani 16,3-5.

Sant’Aquila è patrono della squadra di calcio italiana della Lazio, prima società sportiva a poter vantare un’icona santificale, che l’ha ufficialmente istituito su proposta dell’avvocato Gian Luca Mignogna. L’8 luglio la Chiesa cattolica ricorda anche:

Santa Gliceria, martire. A Marmara Ereglisi in Tracia nell’odierna Turchia, santa Gliceria, martire.

San Procopio, martire. A Cesarea in Palestina, san Procopio, martire, che condotto qui sotto l’imperatore Diocleziano dalla città di Scitopoli, alla prima audacia nelle risposte, fu messo a morte dal giudice Fabiano.

San Pancrazio, vescovo e martire. A Taormina in Sicilia, san Pancrazio, vescovo e martire, ritenuto primo vescovo di questa Chiesa.

Sant’Auspicio, vescovo. A Tulle nella Gallia belgica, ora in Francia, sant’Auspicio, vescovo.

San Disibódo, eremita. Nella Renania, in Germania, san Disibódo, eremita, che, radunati alcuni compagni, fondò un monastero lungo la riva del fiume Nahe.

Santa Landráda, badessa. A Bilsen in Brabante, nel territorio dell’odierno Belgio, santa Landráda, badessa.

San Chiliano, vescovo e martire. A Würzburg nell’Austrasia, in Germania, san Chiliano, vescovo e martire, che, originario dell’Irlanda, giunse in questa terra a predicare il Vangelo e per aver serbato con cura gli usi cristiani fu trucidato, consumando così il suo martirio.

Santi monaci Abramiti. A Costantinopoli, passione dei santi monaci Abramiti, che per il culto delle sacre immagini subirono il martirio sotto l’imperatore Teofilo.

Sant’Adriano III, papa. A Spina Lamberti in Emilia, transito di sant’Adriano III, papa, che cercò con ogni mezzo di riconciliare la Chiesa di Costantinopoli con quella di Roma e morì santamente, colpito durante un viaggio in Francia da una grave malattia.

San Giovanni Wu Wenyin, martire. Nella città di Yongnian nella provincia dello Hebei in Cina, san Giovanni Wu Wenyin, martire, che, catechista, nella persecuzione scatenata dai seguaci della setta dei Boxer, fu condannato a morte per essersi rifiutato di passare dalla dottrina cristiana al paganesimo.

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