Il Vaticano blocca i lavori sulla scomunica ai mafiosi: “Le priorità sono altre”

8 luglio 2023 | 16:04
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Il Vaticano blocca i lavori sulla scomunica ai mafiosi: “Le priorità sono altre”

La commissione che era al lavoro per redigere il documento non si riunisce da mesi perché secondo il cardinale “il problema è solo italiano e le priorità sono altre”

Città del Vaticano – Bloccati i lavori della Commissione vaticana che, da qualche anno, stava lavorando per rendere effettiva la scomunica ai mafiosi annunciata nel giugno del 2014 da Papa Francesco. “Le priorità sono altre”, le parole dette ai membri della Commissione, nata presso il Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale nel 2021, dai vertici dello stesso Dicastero.

In Vaticano, infatti, tutte le attenzioni – in particolare quelle del suddetto Dicastero – sono rivolte ai confini est dell’Europa, dove infuria il conflitto tra Russia e Ucraina. Per carità, una guerra non è un problema da sottovalutare. Tutt’altro. Ma, a quanto pare, è il cardinal Michael Czerny, gesuita, a sottovalutare il problema della mafia.

Infatti, è proprio dalla sua nomina a Prefetto del Dicastero per lo Sviluppo Umano Integrale che la Commissione non viene più convocata. Formalmente non è stata sciolta, ma ad oggi non vi sono più riunioni perché secondo il porporato quello della mafia “è una questione solo italiana”.

Parole che fanno male e che nei fatti sono smentite. Quello della mafia non è un problema che riguarda solo l’Italia. Con i loro tentacoli, le organizzazioni mafiose sono riuscite a prosperare in diverse nazioni, in Europa e non. Tant’è che diversi Conferenze Episcopali, soprattutto dall’America Latina, hanno chiesto aiuto al Vaticano su come comportarsi riguardo al peccato di mafia.

Una definizione universale, infatti, non esiste. La Commissione era al lavoro proprio su questo. La scomunica pronunciata da Papa Francesco nella piana di Sibari traccia sì un confine netto tra religione cattolica e mafia ma, secondo alcuni canonisti, senza una definizione universale del peccato la scomunica non può essere effettiva. Ed è proprio a questo che la Commissione stava lavorando. Era anche pronto un documento di ben 4 pagine che però al Pontefice non è mai stato presentato perché, appunto, il “problema non è universale”.

Eppure, sono state circa trenta le Conferenze Episcopali di tutto il mondo che hanno chiesto aiuti alla Santa Sede. Ma il Dicastero non ha risposto, ignorando anche l’aiuto di questi Vescovi che si erano proposti di collaborare in seguito a una lettera del cardinal Turkson, Prefetto del medesimo Dicastero fino al 2021.

Ricapitolando: il documento sulla scomunica ai mafiosi è pronto ma manca l’ok del Pontefice perché uno dei collaboratori più stretti dello stesso Bergoglio ritiene quello della mafia un problema “minore”. Eppure, l’Italia – e non solo – la guerra contro la mafia, iniziata anni fa, continua a combatterla. Lo Stato piange ancora oggi i suoi caduti. La Chiesa stessa li venera come martiri (basti pensare a don Pino Puglisi o al giudice Livatino).

Cosa si aspetta allora per agire? Qualcuno dalla Commissione ci dice che il discorso potrebbe essere ripreso dal Dicastero finita l’emergenza della guerra in Ucraina. Che dire, un’occasione sprecata.

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