Lampedusa, Papa Francesco: “È la vergogna di una società che non sa più piangere”

8 luglio 2023 | 17:07
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Lampedusa, Papa Francesco: “È la vergogna di una società che non sa più piangere”

A dieci anni dalla visita del Papa a Lampedusa, il Pontefice scrive agli abitanti dell’isola siciliana e lancia un monito all’Ue: “Bisogna cambiare atteggiamento; il fratello che bussa alla porta è degno di amore, di accoglienza e di ogni premura”

Città del Vaticano – “La morte di innocenti, principalmente bambini, in cerca di una esistenza più serena, lontano da guerre e violenze, è un grido doloroso e assordante che non può lasciarci indifferenti. È la vergogna di una società che non sa più piangere e compatire l’altro”.

A dieci anni dalla visita a Lampedusa, la prima uscita ufficiale di Papa Bergoglio, eletto solo pochi mesi prima, Francesco “torna” col pensiero nella piccola isola siciliana con una lettera inviata a mons. Alessandro Damiano, arcivescovo di Agrigento, e indirizzata a tutti gli abitanti.

“In questi giorni in cui stiamo assistendo al ripetersi di gravi tragedie nel Mediterraneo, siamo scossi dalle stragi silenziose davanti alle quali ancora si rimane inermi e attoniti”, scrive il Pontefice, ricordando i motivi che lo spinsero, nel luglio del 2013, a raggiungere Lampedusa, teatro di naufragi, dieci anni fa come oggi: “Sono trascorsi dieci anni dal viaggio che ho voluto compiere nella comunità lampedusana per manifestare il mio sostegno e la paterna vicinanza a chi dopo penose peripezie, in balìa del mare, è approdato sulle vostre coste”.

Il consumarsi di sciagure così disumane deve assolutamente scuotere le coscienze; Dio ancora ci chiede: “Adamo dove sei? Dov’è il tuo fratello?” Vogliamo perseverare nell’errore, pretendere di metterci al posto del Creatore, dominare per tutelare i propri interessi, rompere l’armonia costitutiva tra Lui e noi?

Non manca un richiamo alla Comunità Europea: “Bisogna cambiare atteggiamento; il fratello che bussa alla porta è degno di amore, di accoglienza e di ogni premura. È un fratello che come me è stato posto sulla terra per godere di ciò che vi esiste e condividerlo in comunione”.

Ma il monito del Pontefice non è solo per la politica: “Tutti – scrive il Santo Padre – siamo chiamati ad un rinnovato e profondo senso di responsabilità, dando prova di solidarietà e di condivisione. È necessario quindi che la Chiesa, per essere realmente profetica, si adoperi con sollecitudine per porsi sulle rotte dei dimenticati, uscendo da sé stessa, lenendo con il balsamo della fraternità e della carità le piaghe sanguinanti di coloro che portano impresse nel proprio corpo le medesime ferite di Cristo”.

E, infine, rivolgendosi ai cittadini, conclude: “Vi esorto a non restare imprigionati nella paura o nelle logiche di parte, ma siate cristiani capaci di fecondare con la ricchezza spirituale del Vangelo codesta Isola, posta nel cuore del Mare Nostrum, affinché ritorni a splendere nella sua originaria bellezza. Mentre ringrazio ciascuno di Voi, volto radioso e misericordioso del Padre, per l’impegno di assistenza a favore dei migranti, affido al Signore della vita i morti nelle traversate”.

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