14 luglio, il Santo del giorno: San Camillo de Lellis, sacerdote

14 luglio 2023 | 06:01
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14 luglio, il Santo del giorno: San Camillo de Lellis, sacerdote

Dopo aver seguito fin dall’adolescenza la vita militare ed essersi mostrato incline ai vizi del mondo, maturò la conversione e si adoperò con zelo nel servire i malati nell’ospedale degli incurabili come fossero Cristo stesso; ordinato sacerdote, fondò a Roma la Congregazione dei Chierici regolari Ministri degli Infermi

Oggi 14 luglio la Chiesa cattolica celebra San Camillo de Lellis, sacerdote. Il Martirologio Romano dice di lui: San Camillo de Lellis, sacerdote, che, nato vicino a Chieti in Abruzzo, dopo aver seguito fin dall’adolescenza la vita militare ed essersi mostrato incline ai vizi del mondo, maturò la conversione e si adoperò con zelo nel servire i malati nell’ospedale degli incurabili come fossero Cristo stesso; ordinato sacerdote, fondò a Roma la Congregazione dei Chierici regolari Ministri degli Infermi. E’ considerato il patrono dei malati, degli ospedali, degli infermieri, della sanità militare. E’ anche il patrono dell’Abruzzo.

Camillo nacque da una famiglia appartenente alla piccola aristocrazia della cittadina abruzzese di Bucchianico: alla nascita, gli venne imposto il nome della madre, Camilla Campellio originaria di Loreto Aprutino, che lo aveva partorito a quasi 60 anni di età e che morì quando Camillo aveva 13 anni; il padre, Giovanni, era un ufficiale al servizio della Spagna.

Giovane pigro e rissoso, il padre decise di avviarlo alla carriera militare. Ma, nel 1570, un’ulcera al piede lo costrinse ad abbandonare la compagnia.

Per farsi curare fu costretto a recarsi a Roma, nell’Ospedale di San Giacomo degli Incurabili, dove giunse il 7 marzo 1571. Dopo la guarigione venne assunto come inserviente presso l’ospedale, ma l’esperienza fu breve, dato che venne allontanato per la sua scarsa propensione al lavoro: era rimasto all’ospedale 131 giorni in totale.

Intanto il padre era morto (le reliquie si conservano nella Chiesa di San Francesco di Sant’Elpidio a mare in provincia di Fermo). Tornò a dedicarsi alle armi, come soldato di ventura, mettendosi a servizio, prima di Venezia, poi della Spagna. Ma presto tornò a condurre una vita disordinata e segnata dal vizio del gioco con i dadi.

Iniziò a vagabondare per l’Italia, fino a quando non venne assunto dai Cappuccini del convento di Manfredonia. Questi lo mandarono per una commissione presso il vicino convento di San Giovanni Rotondo. Il 2 febbraio 1575, in ritorno a Manfredonia, nella “Valle dell’inferno” avvenne la sua conversione: decise di abbracciare la vita religiosa e di diventare un frate cappuccino, per questo fu inviato al convento di Trivento. Ma l’antica piaga al piede tornò a dargli problemi: fu così costretto a tornare a Roma per curarsi.

Questa volta, in veste di servitore, rimase nell’ospedale di San Giacomo degli Incurabili ininterrottamente per ben quattro anni, dal 23 ottobre del 1575 al 20 giugno del 1579, e infine ancora una terza volta come economo e Maestro di Casa, dall’ottobre 1579 al 1º settembre 1584, per un totale di nove anni. Al san Giacomo maturò definitivamente la sua vocazione all’assistenza dei malati e, insieme con i primi cinque compagni che, seguendo il suo esempio, si erano consacrati alla cura degli infermi, decise di dare vita, nell’agosto del 1582 alla “Compagnia dei Ministri degli Infermi”, i cui primi statuti vennero approvati da papa Sisto V il 18 marzo 1586.

La grande disciplina con cui Camillo redigeva la contabilità dell’ospedale creò la fiducia necessaria per attrarre generose donazioni, in particolare tra i guardiani-prelati del San Giacomo, tra cui si distinse la figura eminente del cardinal Salviati, che ne ricostruì e ampliò la struttura. In seguito, Camillo si trasferì infine nel convento annesso alla Chiesa della Maddalena per prestare servizio principalmente presso l’ospedale di Santo Spirito in Sassia, struttura più vasta del San Giacomo (che comunque non abbandonerà mai), e in cui rimarrà fino alla morte. Intanto, sotto la guida spirituale di Filippo Neri, riprese gli studi e, il 26 maggio 1583, fu ordinato sacerdote.

La sua “Compagnia” si distinse subito e, il 21 settembre 1591, nella bolla “Illius qui pro gregis“, fu riconosciuta come Ordine religioso (Ordine dei Chierici Regolari Ministri degli Infermi) da papa Gregorio XIV, rimasto impressionato dall’eroismo con cui Camillo e i suoi compagni avevano assistito i malati durante la carestia del 1590 a Roma. L’8 dicembre 1591 Camillo e i suoi primi compagni emisero la Professione religiosa di voti solenni, con un quarto voto di assistenza dei malati anche con pericolo della vita. Era nato un nuovo Ordine religioso.

L’Ordine si espanse rapidamente in molte città italiane, nelle quali Camillo fondò nuove comunità, tutte al servizio dei grandi nosocomi cittadini. Le prime comunità sorsero a Napoli, Milano, Genova, Palermo, Bologna, Mantova.

Gravemente malato, nel 1607 lasciò la direzione dell’Ordine, ma continuò ad assistere i malati fino alla morte, avvenuta il 14 luglio 1614 nel “cubiculum” del convento della Maddalena, che era diventato sede del suo Ordine e dove fu tumulato.

La reliquia del suo cuore fu inizialmente traslata a Bucchianico ma si trova oggi (2023) a Roma nel “cubiculum” che attualmente è adibito a cappella interna del convento della Maddalena.

Dal 1571 al 1614, per quasi 44 anni visse ed esercitò il suo ministero di servizio ai malati nella città di Roma per cui è da considerarsi un santo di adozione romano. Una grande statua del Santo si trova nella navata centrale della basilica di San Pietro in Vaticano.

Fu beatificato il 7 aprile 1742 da Benedetto XIV, che lo canonizzò il 29 giugno 1746. Nel 1886 papa Leone XIII lo dichiarò, insieme con san Giovanni di Dio, “Patrono degli ospedali e dei malati”; Pio XI, il 28 agosto 1930, lo proclamò, sempre insieme col fondatore dell’Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Dio, “Patrono degli infermieri”; Paolo VI, infine, nel 1964, lo proclamò Patrono della Regione Abruzzo e, nel 1974 “Protettore particolare della sanità militare italiana”.

Il corpo del Santo è venerato nella Chiesa di Santa Maria Maddalena a Roma mentre la reliquia insigne del suo cuore è custodita nella stanza dove il Santo morì, ora adibita a cappella interna della Casa Generalizia dell’Ordine nella sede dell’antico convento della Maddalena.

Altre reliquie sono conservate nel santuario a lui dedicato a Bucchianico, paese natio, eretto nel XVII secolo presso il palazzo della famiglia, dotato di cripta col cuore in esposizione, e museo a lui dedicato presso il palazzo, nonché cappella eretta proprio nella stanza dove Camillo de Lellis nacque. La Chiesa cattolica il 14 luglio ricorda anche:

Sant’Optaziano, vescovo. A Brescia, sant’Optaziano, vescovo, che sottoscrisse le lettere sinodali sulla fede cattolica riguardo all’Incarnazione mandate da Eusebio di Milano al papa san Leone.

San Vincenzo o Madelgario, monaco. A Soignies in Austrasia, nel territorio dell’odierno Belgio, san Vincenzo o Madelgario, che, d’accordo con la moglie santa Valtrude, abbracciò la vita monastica e si dice abbia fondato due monasteri.

San Marchelmo, sacerdote e monaco. A Deventer in Frisia, oggi in Olanda, san Marchelmo, sacerdote e monaco, che, di origine inglese, fu sin dall’infanzia discepolo di san Villibrordo e suo compagno nelle opere sostenute per Cristo.

Santa Toscana. A Verona, santa Toscana, che, alla morte del marito, distribuì tutti i suoi beni ai poveri e si dedicò incessantemente nell’Ordine di San Giovanni di Gerusalemme alla cura degli infermi.

San Francesco Solano, sacerdote. A Lima in Perù, san Francesco Solano, sacerdote dell’Ordine dei Frati Minori, che per la salvezza delle anime percorse in lungo e in largo le regioni dell’America Meridionale e si adoperò con la predicazione e la testimonianza per insegnare ai popoli indigeni e agli stessi coloni spagnoli la novità della vita cristiana.

San Giovanni Wang Guixin, martire. Nella città di Nangong nella provincia dello Hebei in Cina, san Giovanni Wang Guixin, martire, che durante la persecuzione dei Boxer preferì morire per Cristo piuttosto che macchiarsi sia pure di una lieve menzogna.

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