Giornata dei Nonni, il Papa ai politici: “Non dimenticate gli anziani, non sono scarti improduttivi”

23 luglio 2023 | 11:44
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Giornata dei Nonni, il Papa ai politici: “Non dimenticate gli anziani, non sono scarti improduttivi”

In una San Pietro gremita di nonni e nipoti, il Papa tuona contro la politica e lancia un monito ai sacerdoti: “Stiamo attenti che le nostre città affollate non diventino dei “’concentrati di solitudine’”

Città del Vaticano – “Stiamo attenti che le nostre città affollate non diventino dei ‘concentrati di solitudine’; non succeda che la politica, chiamata a provvedere ai bisogni dei più fragili, si dimentichi proprio degli anziani, lasciando che il mercato li releghi a ‘scarti improduttivi’. Non accada che, a furia di inseguire a tutta velocità i miti dell’efficienza e della prestazione, diventiamo incapaci di rallentare per accompagnare chi fatica a tenere il passo. Per favore, mescoliamoci, cresciamo insieme”.

Nella rovente estate romana, oltre 6mila, tra nonni e nipoti, affollano la basilica di San Pietro dove, per il terzo anno, Papa Francesco presiede la messa per la Giornata Mondiale dei Nonni e degli Anziani. Istituita dallo stesso Bergoglio, quest’anno vede protagonisti, per l’appunto, i nonni accompagnati dai nipoti e dalle famiglie, ma anche anziani ospiti di case di riposo e Rsa, oltre a tanti anziani impegnati nella vita parrocchiale, diocesana e associativa.

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Francesco arriva in sedia a rotelle e, come sempre, si ferma a salutare chi come lui è in carrozzina, Strette di mano, carezze. Qualcuno piange salutandolo. I canti risuonano tra i marmi e le opere d’arte scandendo il ritmo della cerimonia, fino all’omelia, quando il Pontefice, spigando le parabole lette durante la proclamazione del Vangelo, lancia un monito alla politica ma anche ai sacerdoti di tutto il mondo. E, pensando proprio “ai nonni e agli anziani, radici di cui i più giovani hanno bisogno per diventare adulti”, Bergoglio “rilegge i tre racconti contenuti nel Vangelo di oggi a partire da un aspetto che hanno in comune: il crescere insieme”.

La prima parabola è quella del grano e della zizzania che crescono insieme, nel medesimo campo. Un’immagine, spiega il Papa, “che ci aiuta a fare una lettura realistica: nella storia umana, come nella vita di ognuno, c’è una compresenza di luci e ombre, di amore ed egoismo. Anzi, il bene e il male sono intrecciati al punto da sembrare inseparabili”. Ma “la parabola ci pone una domanda: quando vediamo che nel mondo grano e zizzania convivono insieme, che cosa dobbiamo fare?”.  I servi vorrebbero strappare la zizzania subito ma così “ci si illude di poter strappare con le proprie forze il male per fare la purezza. Una tentazione che ricorre tante volte: una ‘società pura’, una ‘Chiesa pura’ ma, per raggiungere questa purezza, si rischia di essere impazienti, intransigenti, anche violenti verso chi è caduto nell’errore. E così, insieme alla zizzania, si strappa pure il grano buono e si impedisce alle persone di fare un cammino, di crescere, di cambiare”.

Ascoltiamo invece ciò che dice Gesù: “Lasciate che il grano buono e la zizzania crescano insieme fino al tempo della mietitura” (cfr Mt 13,30). Com’è bello questo sguardo di Dio, questa sua pedagogia misericordiosa, che c’invita ad avere pazienza verso gli altri, ad accogliere – in famiglia, nella Chiesa e nella società – fragilità, ritardi e limiti: non per abituarci ad essi con rassegnazione o per giustificarli, ma per imparare a intervenire con rispetto, portando avanti con mitezza e pazienza la cura del buon grano.

Nella seconda parabola, quella del granello di senape, la prospettiva è un’altra: “Veniamo al mondo nella piccolezza, diventiamo adulti, poi anziani; all’inizio siamo un piccolo seme, poi ci nutriamo di speranze, realizziamo progetti e sogni, il più bello dei quali è diventare come quell’albero, che non vive per sé stesso, ma per fare ombra a chi lo desidera e offrire spazio a chi vuole costruirci il nido”. “Penso ai nonni: come sono belli questi alberi rigogliosi – aggiunge il Papa -, sotto i quali i figli e i nipoti realizzano i propri ‘nidi’, imparano il clima di casa e provano la tenerezza di un abbraccio. Si tratta di crescere insieme: l’albero verdeggiante e i piccoli che hanno bisogno del nido, i nonni con i figli e i nipoti, gli anziani con i più giovani”.

Abbiamo bisogno di una nuova alleanza tra giovani e anziani, perché la linfa di chi ha alle spalle una lunga esperienza di vita irrori i germogli di speranza di chi sta crescendo. In questo scambio fecondo impariamo la bellezza della vita, realizziamo una società fraterna, e nella Chiesa permettiamo l’incontro e il dialogo fra la tradizione e le novità dello Spirito.

Per spiegare la terza parabola, quella del lievito e della farina, il Pontefice si rifà alle parole di Gesù, che usa proprio il verbo “mescolare”. In altre parole, quello odierno è “un richiamo a vigilare perché nelle nostre vite e nelle nostre famiglie non emarginiamo i più anziani”. Da qui l’appello alla politica affinché non “si dimentichi proprio degli anziani, lasciando che il mercato li releghi a ‘scarti improduttivi'”.

Un appello che il Santo Padre estende a tutti i credenti: “Non dimentichiamo i nonni e gli anziani: per una loro carezza tante volte siamo stati rialzati, abbiamo ripreso il cammino, ci siamo sentiti amati, siamo stati risanati dentro. Loro si sono sacrificati per noi e noi non possiamo derubricarli dall’agenda delle nostre priorità”.

Al termine della celebrazione, cinque anziani, in rappresentanza dei cinque continenti, consegnano simbolicamente la Croce del pellegrino della GMG a cinque giovani in partenza per Lisbona, a significare la trasmissione della fede di generazione in generazione. Il gesto di invio vuole anche rappresentare l’impegno che gli anziani e i nonni hanno accolto, su invito del Santo Padre, di pregare per i giovani in partenza e di accompagnarli con la loro benedizione. (foto © Vatican Media)

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