il fatto

Rifiuti speciali nelle fogne di Latina: due arresti per corruzione e traffico illecito

26 luglio 2023 | 15:15
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Rifiuti speciali nelle fogne di Latina: due arresti per corruzione e traffico illecito

I due soggetti dovranno rispondere di delitti contro l’ambiente e truffa ai danni dello Stato

Latina – La Polizia di Stato di Latina, su disposizione della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Roma, con la collaborazione della Squadra Mobile di Cosenza, ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Roma, nei confronti di due persone (una in carcere ed una agli arresti domiciliari), gravemente indiziate a vario titolo di corruzione per l’esercizio della funzione, corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio ed attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti (artt. 318, 319, 321 e 452 quaterdecies c.p.).

Il provvedimento cautelare si basa sullo sviluppo delle risultanze d’indagine emerse nell’ambito di un’altra attività riguardante un’associazione per delinquere dedita al traffico illecito di rifiuti, a delitti contro l’ambiente ed alla truffa ai danni dello Stato, coordinata dalla D.D.A. della Procura della Repubblica di Roma e condotta dalla Squadra Mobile di Latina, unitamente alla 4^ Divisione – Indagini Patrimoniali del Servizio Centrale Operativo ed al Distaccamento di Polizia Stradale di Aprilia. All’esito di tale procedimento, il 13 dicembre 2021 fu eseguita un’ordinanza di applicazione delle misure cautelari della custodia in carcere, degli arresti domiciliari e dell’interdizione dall’esercizio di un’attività imprenditoriale nei confronti di dieci persone – tra le quali un 53enne italiano, destinatario della custodia in carcere in data odierna – oltre al sequestro per equivalente per un valore di circa 3.000.000 € di beni mobili ed immobili riferibili a quest’ultimo ed il sequestro preventivo di una s.r.l. con sede a Roma ed attiva nel campo dello smaltimento dei rifiuti.

La nuova attività d’indagine ha consentito di appurare come il 53enne – in qualità di amministratore di fatto della società sottoposta a sequestro e sulla base di appalti stipulati con alcuni committenti pubblici del centro (Roma, Latina) e del nord Italia (Milano, Varese, Verbania) – abbia proceduto, con la complicità di altri soggetti indagati in stato di libertà, all’ulteriore sversamento di rifiuti speciali liquidi nel sistema fognario ovvero al loro spargimento o interramento in luoghi imprecisati per un totale di 2.371 tonnellate. Al fine di percepire il corrispettivo previsto dall’appalto non decurtato del costo di smaltimento presso siti autorizzati, sono stati altresì falsificati centinaia di F.I.R. (Formulario Identificativo Rifiuti), attestanti la regolarità dello smaltimento.

Inoltre, è stato possibile accertare l’esistenza di un rapporto di corruttela intercorso tra il 53enne ed un dirigente dell’A.T.E.R. di Roma, destinatario in data odierna della misura cautelare degli arresti domiciliari. In particolare, sono stati raccolti gravi indizi in ordine ad almeno due episodi, in occasione dei quali il dirigente pubblico ha ricevuto, rispettivamente, 8.000 € in contanti ed il denaro utilizzato per l’acquisto di una motocicletta nuova del valore di 23.251 €. Tali dazioni hanno costituito il prezzo per l’illegittimo pagamento di un S.A.L. (Stato Avanzamento Lavori) del valore di € 233.582 a favore della società sottoposta poi a sequestro preventivo nel dicembre 2021, emesso nell’ambito di un appalto per la fornitura dei servizi di video – ispezione, spurgo fognature e manutenzione degli immobili di proprietà dell’A.T.E.R. di Roma. Il credito era stato maturato in relazione ad alcuni lavori effettuati da un’altra società, acquisita successivamente alla maturazione del credito da quella sottoposta a sequestro, il tutto grazie all’illegittimo avallo del dirigente A.T.E.R.

Ad ogni modo, tanto dalle pregresse attività quanto da quelle culminate con l’esecuzione delle odierne misure cautelari, è emerso uno spaccato di perdurante asservimento della funzione esercitata dal dirigente pubblico alle finalità private perseguite dall’imprenditore attraverso la gestione delle concessionarie dei servizi appaltati dall’ente pubblico.

Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove si formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio.

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