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Gmg. Il Papa incontra gli universitari: “Rischiate e sognate. Siate maestri di speranza”

3 agosto 2023 | 13:06
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Gmg. Il Papa incontra gli universitari: “Rischiate e sognate. Siate maestri di speranza”
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Gmg. Il Papa incontra gli universitari: “Rischiate e sognate. Siate maestri di speranza”

Mattinata tra Lisbona e Cascais per il Pontefice che incontra gli universitari e i giovani di Scholas Occurrentes. Francesco: “Voi potete vincere la sfida del clima. Dite no a compromessi ambigui”

Lisbona – “Questo anziano che vi parla sogna che la vostra generazione divenga una generazione di maestri. Maestri di umanità. Maestri di compassione. Maestri di nuove opportunità per il pianeta e i suoi abitanti. Maestri di speranza”. Nel secondo giorno di Viaggio Apostolico a Lisbona, Papa Francesco inizia gli incontri con i giovani. Come un nonno si pone in ascolto del mondo universitario.

La giornata del Pontefice, però, è iniziata molto prima, con la messa, celebrata in privato nella Nunziatura Apostolica, durante la quale ha abbracciato i familiari della donna francese, animatrice di catechesi di 62 anni, venuta a Lisbona per la Gmg e deceduta nei giorni scorsi a causa di un incidente nella casa in cui era ospitata.

Subito dopo, sempre in Nunziatura, Francesco ha incontrato un gruppo di 15 giovani pellegrini dall’Ucraina accompagnati da Denys Kolada, Consulente per il Dialogo con le organizzazioni religiose presso il Governo ucraino. Dopo aver ascoltato le loro toccanti storie, il Papa ha rivolto ai ragazzi alcune parole, manifestando la sua vicinanza, “dolorosa e di preghiera”. Francesco ha baciato la bandiera ucraina che era con i ragazzi. Tra i doni portati dai giovani al Papa anche la scheggia di una bomba. Nel concludere l’incontro, durato circa 30 minuti, Bergoglio e i ragazzi hanno recitato insieme il Padre Nostro, con il pensiero rivolto alla “martoriata Ucraina”.

Quindi l’uscita in auto per raggiungere l’Universidade Católica Portugesa. Agli studenti rivolge parole che infondono fiducia, citando, come ha fatto anche ieri più volte, Pessoa: “Cercare e rischiare. Pessoa ha detto, in modo tormentato ma corretto, che ‘essere insoddisfatti è essere uomini’ (Mensagem, O Quinto Império). Non dobbiamo aver paura di sentirci inquieti, di pensare che quanto facciamo non basti. Essere insoddisfatti, in questo senso e nella giusta misura, è un buon antidoto contro la presunzione di autosufficienza e il narcisismo”.

“Non allarmiamoci – il monito del Papa – allora se ci troviamo assetati dentro, inquieti, incompiuti, desiderosi di senso e di futuro, com saudades do futuro! Non siamo malati, ma vivi! Preoccupiamoci piuttosto quando siamo disposti a sostituire la strada da fare con un qualsiasi punto di ristoro, purché ci dia l’illusione della comodità; quando sostituiamo i volti con gli schermi, il reale con il virtuale; quando, al posto delle domande che lacerano, preferiamo le risposte facili che anestetizzano”.

E incalza: “Amici, permettetemi di dirvi: cercate e rischiate. In questo frangente storico le sfide sono enormi e i gemiti dolorosi, ma abbracciamo il rischio di pensare che non siamo in un’agonia, bensì in un parto; non alla fine, ma all’inizio di un grande spettacolo. Siate dunque protagonisti di una ‘nuova coreografia’ che metta al centro la persona umana, siate coreografi della danza della vita”.

Abbiate il coraggio di sostituire le paure coi sogni: non amministratori di paure, ma imprenditori di sogni!

E, con uno sguardo generale al mondo universitario, ammonisce: “Sarebbe uno spreco pensare a un’università impegnata a formare le nuove generazioni solo per perpetuare l’attuale sistema elitario e diseguale del mondo, in cui l’istruzione superiore resta un privilegio per pochi. Se la conoscenza non viene accolta come responsabilità, diventa sterile. Se chi ha ricevuto un’istruzione superiore (che oggi, in Portogallo e nel mondo, rimane un privilegio) non si sforza di restituire ciò di cui ha beneficiato, non ha capito fino in fondo cosa gli è stato offerto”.

Il titolo di studio non deve infatti essere visto solo come una licenza per costruire il benessere personale, ma come un mandato per dedicarsi a una società più giusta e inclusiva, cioè più progredita.

Francesco definisce gli studenti “pellegrini del sapere” e a loro rivolge domande pungenti: “Cosa volete vedere realizzato in Portogallo e nel mondo? Quali cambiamenti, quali trasformazioni? E in che modo l’università, soprattutto quella cattolica, può contribuirvi?”

Se volete essere “protagonisti del cambiamento”, aggiunge il Papa, bisogna sognare: “Questo anziano che vi parla sogna che la vostra generazione divenga una generazione di maestri. Maestri di umanità. Maestri di compassione. Maestri di nuove opportunità per il pianeta e i suoi abitanti. Maestri di speranza”.

Ai giovani ricercatori il Santo Padre confida la sua grande preoccupazione per il pianeta: “Dobbiamo riconoscere l’urgenza drammatica di prenderci cura della casa comune. Tuttavia, ciò non può essere fatto senza una conversione del cuore e un cambiamento della visione antropologica alla base dell’economia e della politica. Non ci si può
accontentare di semplici misure palliative o di timidi e ambigui compromessi”. E tuona: “In nome del progresso, si è fatto strada troppo regresso. Voi siete la generazione che può vincere questa sfida: avete gli strumenti scientifici e tecnologici più avanzati ma, per favore, non cadete nella trappola di visioni parziali”.

Non dimenticate che abbiamo bisogno di un’ecologia integrale, di ascoltare la sofferenza del pianeta insieme a quella dei poveri; di mettere il dramma della desertificazione in parallelo con quello dei rifugiati; il tema delle migrazioni insieme a quello della denatalità; di occuparci della dimensione materiale della vita all’interno di una dimensione spirituale. Non polarizzazioni, ma visioni d’insieme.

E se è vero che “non è possibile un’autentica ecologia integrale senza Dio, che non può esserci futuro in un mondo senza Dio”, allora l’altra grande sfida che i giovani devono vincere riguarda la fede: “Rendete la fede credibile attraverso le scelte. Perché se la fede non genera stili di vita convincenti, non fa lievitare la pasta del mondo. Non basta che un cristiano sia convinto, deve essere convincente; le nostre azioni sono chiamate a riflettere la bellezza, gioiosa e insieme radicale, del Vangelo. Inoltre, il cristianesimo non può essere abitato come una fortezza circondata da mura, che alza bastioni nei confronti del mondo”.

Bergoglio plaude quindi alla nuova cattedra dell’Università Cattolica Portoghese dedicata all’”Economia di Francesco”, alla quale è stata aggiunta la figura di Chiara. In effetti, spiega il Pontefice, “il contributo femminile è indispensabile. Del resto, nella Bibbia si vede come l’economia della famiglia è in larga parte in mano alla donna. È
lei la vera ‘reggente’ della casa, con una saggezza che non ha per fine esclusivamente il profitto, ma la cura, la convivenza, il benessere fisico e spirituale di tutti, e pure la condivisione con i poveri e i forestieri. È entusiasmante affrontare gli studi economici con questa prospettiva: con l’obiettivo di restituire all’economia la dignità che le spetta, perché non sia preda del mercato selvaggio e della speculazione”

Applausi scroscianti accompagnano la fine del discorso e la benedizione. Francesco saluta i presenti e prima di fare rotta verso Cascais benedice la prima pietra del nuovo Campus Veritatis. Quindi in auto raggiunge la sede di Scholas Occurrentes di Cascais.

Francesco arriva in sedia a rotelle accolto dal grido che lo sta accompagnando dal suo atterraggio a Lisbona e che è il mantra di ogni Gmg: “Questa è la gioventù del Papa”. Con i giovani di Scholas Occurrentes il Pontefice parla a braccio, dialogando e rispondendo alle curiosità dei ragazzi. Francesco sottolinea l’importanza della scuola che “ti mette in moto e ti fa vedere in avanti e ti eleva e ti permette di crescere”. Rispondendo a una ragazza precisa che “c’era qualcuno che diceva che il cammino dell’uomo era di fare del caos un cosmo, in un modo aperto e invitante. Nella nostra vita ci sono dei momenti di crisi che sono caotici, tutti passiamo questi momenti bui e qui c’è il lavoro personale. La crisi va accettata, affrontata e risolta”. E ammonisce: a volte nella vita “occorre sporcarsi le mani per non sporcarsi il cuore”.

Poi, “armato” di pennello, completa il murale più grande del mondo (è lungo 3 chilometri). Una pennellate che conclude un dipinto ma ne inizia un altro. Infatti, grazie al manico speciale, il Pontefice ha dato inizio a un nuovo murales nel metaverso. Il Papa dona ai ragazzi un quadro che rappresenta l’icona del Buon Samaritano: “Voi dovete essere come lui”, dice. E prima di andare via scherza: “Vi chiedo di pregare per me. Se non volete pregare per me non mandatemi maledizioni, solo cose belle”. Prima di lasciare la sede di Scholas Occurrentes, il Santo Padre ha salutato i ragazzi che lo attendevano all’esterno benedicendoli accanto all’albero di ulivo della pace piantato dai giovani di Scholas. (foto © Vatican Media)

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