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Gmg. Mezzo milione di ragazzi abbraccia il Papa. Francesco: “Sono felice di questo chiasso!”

3 agosto 2023 | 20:34
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Gmg. Mezzo milione di ragazzi abbraccia il Papa. Francesco: “Sono felice di questo chiasso!”
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Gmg. Mezzo milione di ragazzi abbraccia il Papa. Francesco: “Sono felice di questo chiasso!”

Bagno di folla al Parque Eduardo VII di Lisbona per Papa Francesco: mezzo milione di giovani provenienti da ogni angolo del pianeta acclamano il Pontefice: “Attenti ai lupi e alle illusioni dei social”

Lisbona – Applausi, sorrisi, bandiere che sventolano, qualche lacrima e tanti abbracci. Entra così nel vivo, con un vero e proprio bagno di folla, il Viaggio Apostolico di Papa Francesco a Lisbona per la 37ma Giornata Mondiale della Gioventù.

Francesco arriva in auto dalla Nunziatura. Un breve tragitto in sedia a rotelle e sale sulla papamobile: è la prima volta che usa l’auto scoperta da quando è arrivato nella capitale portoghese.

I giovani, circa mezzo milione, lo applaudono non appena i maxi schermi lo inquadrano. La papamobile passa in rassegna tutti settori della Colina do Encontro, nel Parque Eduardo VII.

Le mani si tendono verso l’auto bianca e il Pontefice, nonostante il dolore al ginocchio, si alza in piedi per ricambiare il saluto di quei 500mila giovani che hanno attraversato mari e monti per poterlo vedere.

Il colpo d’occhio dal palco è impressionate: Francesco vi prende posto sedendosi sulla grande poltrona bianca posizionata al centro. Ora la festa può avere inizio: il patriarca di Lisbona rivolge un breve indirizzo di saluto al Pontefice e ai tanti ragazzi presenti.

La cerimonia di accoglienza si anima con  gli “Ensemble23”, un gruppo di 50 giovani di 21 nazionalità diverse. E’ presente anche il coro e l’orchestra della Giornata Mondiale della Gioventù 2023, composta da 210 cantanti e 100 musicisti provenienti da tutte le diocesi del Portogallo. Sul palco anche i “Maos que Cantam”, un coro che, durante la settimana della Giornata Mondiale della Gioventù, sarà composto da 6 sordi diretti dal direttore d’orchestra Sergio Peixoto con il supporto dell’interprete Sofia Figueiredo. Questo coro coreograferà le canzoni in lingua dei segni portoghese, favorendo così l’inclusione delle persone non udenti nei momenti musicali della settimana.

La musica prosegue e sul grande tappeto floreale allestito davanti al palco sfilano la Croce dei giovani e l’icona della Salus Populi Romani, i simboli delle Gmg che accompagnano ogni Giornata Mondiale della Gioventù dai tempi di Giovanni Paolo II. Il silenzio cala quando si proclama il Vangelo. Francesco prende quindi la parola

“Benvenuti e grazie di essere qui, sono felice di vedervi! E anche di ascoltare il simpatico chiasso che fate e di farmi contagiare dalla vostra gioia. È bello essere insieme a Lisbona! Amici, non siete qui per caso”, esordisce il Papa, interrotto più volte dagli applausi.

“Il Signore vi ha chiamati, non solo in questi giorni, ma dall’inizio dei vostri giorni. Sì, Lui vi ha chiamati per nome. Chiamati per nome: provate a immaginare queste tre parole scritte a grandi lettere; e poi pensate che stanno scritte dentro di voi, nei vostri cuori, come a formare il titolo della vostra vita, il senso di quello che sei”, dice il Pontefice, ricordando che “agli occhi di Dio siamo figli preziosi, che Egli ogni giorno chiama per abbracciare e incoraggiare; per fare di ciascuno di noi un capolavoro unico e originale, la cui bellezza riusciamo solo a intravedere”.

In questa Giornata Mondiale della Gioventù, aiutiamoci a riconoscere questa realtà essenziale: siano questi giorni echi vibranti della chiamata d’amore di Dio, perché siamo preziosi ai suoi occhi, nonostante quello che a volte vedono i nostri occhi, annebbiati dalle negatività e abbagliati da tante distrazioni. Siano giorni in cui il tuo nome, attraverso fratelli e sorelle di tante lingue e nazioni che lo pronunciano con amicizia, risuoni come una notizia unica nella storia, perché unico è il palpito di Dio per te. Siano giorni in cui fissare nel cuore che siamo amati così come siamo. Questo è il punto di partenza della GMG, ma soprattutto della vita.

Chiamati per nome, ammonisce il Papa, “non è un modo di dire, è Parola di Dio. Amico, amica, se Dio ti chiama per nome significa che per Lui non sei un numero, ma un volto. Vorrei farti notare una cosa: tanti, oggi, sanno il tuo nome, ma non ti chiamano per nome. Il tuo nome infatti è noto, appare sui social, viene elaborato da algoritmi che gli associano gusti e preferenze. Tutto questo però non interpella la tua unicità, ma la tua utilità per le indagini di mercato. Quanti lupi si nascondono dietro sorrisi di falsa bontà, dicendo di conoscere chi sei ma non volendoti bene, insinuando di credere in te e promettendoti che diventerai qualcuno, per poi lasciarti solo quando non interessi più”.

Bergoglio mette poi in guardia dalle “illusioni del virtuale” e “dobbiamo stare attenti a non lasciarci ingannare, perché tante realtà che ci attirano e promettono felicità si mostrano poi per quello che sono: cose vane, superflue, surrogati che lasciano il vuoto dentro. Gesù no: Lui ha fiducia in te, per Lui tu conti. E allora noi, sua Chiesa, siamo la comunità dei chiamati: non dei migliori ma dei convocati, di quanti accolgono, insieme agli altri, il dono di essere chiamati. Siamo la comunità dei fratelli e delle sorelle di Gesù, figli e figlie dello stesso Padre”.

Quindi ribadisce quanto affermato ieri sera durante i Vespri con il clero portoghese (leggi qui): “Vorrei essere chiaro con voi, che siete allergici alle falsità e alle parole vuote: nella Chiesa c’è spazio per tutti e, quando non c’è, per favore, facciamo in modo che ci sia, anche per chi sbaglia, per chi cade, per chi fa fatica. Perché la Chiesa è, e dev’essere sempre di più, quella casa dove risuona l’eco della chiamata per nome che Dio rivolge ad ognuno”.

E, con fare di padre, ammonisce nuovamente: “Il Signore non punta il dito, ma allarga le braccia: ce lo mostra Gesù in croce. Lui non chiude la porta, ma invita a entrare; non tiene a distanza, ma accoglie. In questi giorni inoltriamo il suo messaggio d’amore, che libera il cuore e lascia una gioia che non svanisce. Come? Chiamando gli altri per nome. Chiedete il nome a chi incontrate e poi pronunciate i nomi degli altri con amore, aggiungendo senza paura: ‘Dio ti ama, Dio ti chiama’. Ricordatevi a vicenda che siete preziosi. Non temete di dirvi anche: ‘Fratello, sorella, è bello che tu esista’. Credete a questo? Ci state?”

Rivolgendosi poi ai giovani che durante lo spettacolo gli hanno rivolto domande su come mantenere viva la fiamma della fede, Francesco afferma “fare domande è giusto, anzi spesso è meglio che dare risposte, perché chi domanda resta ‘inquieto’ e l’inquietudine è il miglior rimedio all’abitudine, a quella normalità piatta che anestetizza l’anima. E allora vorrei invitarvi a fare una seconda cosa in questi giorni: le domande che avete dentro, quelle importanti, che riguardano i vostri sogni, gli affetti, i desideri più grandi, la speranza e il senso della vita, non tenetele per voi, ma rivolgetele a Gesù. Chiamatelo per nome, come fa Lui con voi. Portategli i vostri interrogativi e confidategli i vostri segreti, la vita delle persone care, le gioie e le preoccupazioni e anche i problemi dei vostri Paesi e del mondo. Allora scoprirete una cosa nuova, sorprendente: che quando si domanda al Signore, quando ogni giorno gli si apre il cuore, quando si prega davvero, accade un ribaltamento interiore”.

Lui, precisa il Papa, “non ti dà delle semplici risposte, perché non è un motore di ricerca, ma l’Amico vero. Piuttosto,
ti fa anche Lui delle richieste: tu gli chiedi quello di cui hai bisogno e cominci a sentire dentro altri interrogativi, i suoi, che toccano i nervi scoperti dell’anima e provocano al bene, che attirano a un amore più grande e portano il cuore a dilatarsi. Così Dio entra in dialogo con noi e ci fa maturare in ciò che conta davvero: dare la vita”.

Tu potresti obiettare: “Ma cosa posso portare agli altri?” Una cosa sola, una notizia meravigliosa, la stessa che Lui ha consegnato ai suoi discepoli: “Dio è vicino” (cfr Lc 10,9). Questa è la perla preziosa dell’esistenza. Tutti hanno bisogno di sapere che Dio è vicino, che attende un piccolo cenno del cuore per riempire le nostre vite di meraviglia. Ma tu potresti controbattere ancora: “Non sono capace, ho paura, non mi fido”. Tutti abbiamo i nostri timori, non è quello il punto: siamo umani. Il punto è che cosa fare delle paure che abbiamo.

Dio, prosegue il Papa, “ci chiama proprio nelle nostre paure, nelle nostre chiusure e solitudini. Non chiama quelli che si sentono capaci, ma rende capaci quelli che chiama. Abbiamo un grande aiuto, una Madre che, specialmente in questi giorni, ci tiene per mano e ci indica la via: Maria”. E, a braccio, tagliando l’ultima parte del discorso, fa sue le parole che Giovanni Paolo II pronunciò il giorno del suo insediamento al Soglio di Pietro: “Non abbiate paura!”. E conclude: “Abbiate coraggio!”. Un grande applauso accompagna il saluto del Pontefice che lascia il palco dopo aver dato la benedizione. Domani mattina il Pontefice confesserà alcuni giovani nella Praça do Império. Quindi l’incontro con le associazioni di carità. In Nunziatura seguirà il pranzo con alcuni ragazzi. Nel pomeriggio presiederà la VIa Crucis.

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