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La disinformazione del clickbait: quando i titoli fanno più notizia delle notizie stesse

6 agosto 2023 | 12:00
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La disinformazione del clickbait: quando i titoli fanno più notizia delle notizie stesse

Clickbait, siamo sicuri che è questa l’informazione che vogliamo? E’ una domanda di carattere generale, che pongo ai lettori

Si chiama clickbait, ed è fatto di superlativi assoluti, iperboli, frasi lasciate a metà per catturare chi legge… Scorrendo le proposte di Google News mi imbatto spesso in titoli – ma credo capiti un po’ a tutti – che descrivono come epocali cose che sono assolutamente normali. Anzi, cose che non esistono proprio, perché andando a leggere l’articolo si trovano notizie – se così possiamo chiamarle – infarcite di “forse”, “sembra” o addirittura si elaborano tesi contrarie al senso stesso del titolo. E si parla per lo più di gossip o (fanta)calcio.

Clickbait, la forza (?) dei numeri

Eppure questi pezzi, a volte di pochissime righe, fanno milioni di clic, il che rende necessaria una riflessione. Sono io che sbaglio, legato al vecchio concetto del giornalista che deve fare informazione, cioè spiegare, chiarire, raccontare, approfondire oppure sbaglia chi utilizza l’altro metodo, quello delle cose urlare, pubblicate di fretta e non verificate (basta un post su facebook e via giù con titoloni, e chissenefrega se poi la notizia non è corretta)?

Forse bisogna intendersi sull’obiettivo. Il mio obiettivo, l’obiettivo del Faro online,  non è fare clic e basta, puntare sui numeri come unico mantra, ma essere partecipe di una crescita culturale, che sia territoriale o nazionale; vuol dire mettersi al servizio della gente, impiegando il nostro tempo di giornalisti in ricerche che il cittadino normale non ha il tempo o la voglia di fare. Una volta fare il giornalista voleva dire per lo più cercare notizie, oggi il nostro ruolo, a mio avviso, è prima di tutto dare risposte ai dubbi che la disinformazione crea, alla confusione dei social, all’approssimazione di chi si scopre ogni giorno esperto di qualcosa senza aver studiato la materia.

Clickbait e giornalismo, due strade diverse

Certo, siamo protagonisti e vittime di un mondo che va di corsa, ma è proprio per questo che il giornalista deve ritrovare il gusto dell’approfondimento, e con esso l’autorevolezza. Per adesso chi fa la scelta di non inseguire il clickbait, perde (sotto il profilo dei numeri); il che non significa che non abbia comunque numeri importanti, ma che potrebbe vederli quadruplicati se solo si concentrasse sull’effimero, sull’immediato, sui trend topic. I numeri gratificano chi s’ingegna nel copiaeincolla, chi spesso regala immondizia ai lettori (attenzione, non ho detto ai propri lettori, perché quel concetto di fidelizzazione dovuto all’autorevolezza è praticamente scomparso, in un universo mediatico ormai diviso tra trash da un lato e tifoserie dall’altro). Ma tant’è.

Come in ogni battaglia per la libertà (stavolta di pensiero) e di etica (il rispetto dei lettori), bisogna lasciare sul campo qualcosa. Ma è una scelta che, a mio parare, va fatta, credendo fermamente che in un futuro – spero prossimo – la qualità, l’approfondimento, la ricerca di storie da raccontare, siano il faro (scusate il gioco di parole, ma è stato più forte di me) della comunicazione.

Tutto ciò vuol dire che non sbagliamo mai? Che non pubblichiamo mai notizie a volte con sbavature? Ovviamente no, siamo esseri umani e come tali soggetti all’errore. Non ho la presunzione di dire che ciò che scriviamo sia il Verbo, ma certo l’approccio è quello che ho descritto.

Prendendo in prestito le parole pronunciato in punto di morte dal replicante Roy Batty… Ho visto cose che voi umani nemmeno immaginate: siti che copiano altri siti citando la fonte e non si sa come facendo più visite del sito originario, siti che copiano a piene mani senza nemmeno citare nessuno, tg televisivi che fanno altrettanto, post social trasformati in articoli senza alcuna verifica, blog ripubblicare notizie di altri retrodatandole, per far sembrare di essere arrivati prima.

Siamo sicuri che è questa l’informazione che vogliamo? E’ una domanda di carattere generale, che pongo ai lettori, consapevole che ci sarà chi non la pensa come me e qualcuno che invece appoggerà le mie tesi. Ma vivaddio, il sale della democrazia è proprio questo, dare voce a tutti. E attivare il pensiero. Anche rischiando le nefandezze degli haters, che non mancheranno di fare il proprio sporco “lavoro”…