Angelus, il monito del Papa: “Mai confondere la fede con un’etichetta religiosa!”
Il Pontefice all’Angelus: “L’amore è creativo, e noi cristiani, se vogliamo imitare Cristo, siamo invitati alla disponibilità del cambiamento”. Poi l’appello affinché cessino le violenze in Niger e in Ucraina
Città del Vaticano – “Mai confondere la fede con un’etichetta religiosa!”. Davanti a diecimila coraggiosi, tra pellegrini e turisti che sfidano le alte temperature della giornata per far sentire la loro vicinanza al Pontefice, Papa Francesco mette in guardia i fedeli da una tentazione “pericolosa”.
Lo fa commentando l’odierna pagina del Vangelo, che narra l’incontro di Gesù con una donna cananea, al di fuori del territorio d’Israele (cfr Mt 15,21-28). ” Bella storia questa!”, dice Bergoglio, che spiega: “Vediamo che Gesù cambia il suo atteggiamento, e a farlo cambiare è la forza della fede di quella donna”.
Il Santo Padre si sofferma quindi sul cambiamento di Gesù: “Egli stava rivolgendo la sua predicazione al popolo eletto; poi, lo Spirito Santo avrebbe spinto la Chiesa ai confini del mondo. Ma qui avviene, potremmo dire, un’anticipazione, per cui, nell’episodio della donna cananea, già si manifesta l’universalità dell’opera di Dio. È interessante questa disponibilità di Gesù: di fronte alla preghiera della donna ‘anticipa i piani’, davanti al suo caso concreto diventa ancor più condiscendente e compassionevole”.
Dio è così: è amore, e chi ama non resta rigido. Sì, resta fermo, ma non rigido. Non resta rigido sulle proprie posizioni, ma si lascia smuovere e commuovere; sa cambiare i suoi programmi. L’amore è creativo, e noi cristiani, se vogliamo imitare Cristo, siamo invitati alla disponibilità del cambiamento. Quanto bene fa nei nostri rapporti, ma anche nella vita di fede, essere docili, prestare davvero ascolto, intenerirci in nome della compassione e del bene altrui, come Gesù ha fatto con la Cananea. La docilità per cambiare. Cuori docili per cambiare.
Il Papa riflette quindi sulla fede della donna: “Ai discepoli – ammonisce – sembra grande solo la sua insistenza, ma Gesù vede la fede. Se ci pensiamo, quella donna straniera probabilmente conosceva poco, o per nulla, le leggi e i precetti religiosi di Israele. In che consiste allora la sua fede? Essa non è ricca di concetti, ma di fatti: la Cananea si avvicina, si prostra, insiste, intrattiene un dialogo serrato con Gesù, supera ogni ostacolo pur di parlargli. Ecco la concretezza della fede, che non è un’etichetta religiosa, ma un rapporto personale con il Signore”.
Quante volte si cade nella tentazione di confondere la fede con un’etichetta! La fede della donna non è fatta di galateo teologico, ma di insistenza: bussa alla porta, bussa, bussa; non è fatta di parole, ma di preghiera. E Dio non resiste quando è pregato.
Alla luce di tutto questo, il Francesco conclude invitando tutti a un esame di coscienza: “Possiamo farci alcune domande. A partire dal cambiamento di Gesù, per esempio: io sono capace di cambiare opinione? So essere comprensivo, e so essere compassionevole o rimango rigido sulle mie posizioni? Nel mio cuore c’è qualche rigidità? Che non è fermezza: la rigidità è brutta, la fermezza è buona. E a partire dalla fede della donna: com’è la mia fede? Si ferma a concetti e parole, o è veramente vissuta, con la preghiera e le azioni? So dialogare con il Signore, so insistere con Lui, o mi accontento di recitare qualche bella formula?”
Dopo la benedizione, il pensiero del Papa va all’Africa, e in particolare al Niger, teatro di un golpe che ha innescato una lunga scia di violenze e morti: “Mi unisco all’appello dei Vescovi in favore della pace nel Paese e della stabilità della Regione del Sahel. Accompagno con la preghiera gli sforzi della comunità internazionale per trovare al più presto una soluzione pacifica per il bene di tutti. Preghiamo per il caro popolo nigerino”.
Poi l’ennesimo appello per la pace ai confini dell’Europa: “E invochiamo la pace anche per tutte le popolazioni ferite da guerre e violenze, specialmente preghiamo per l’Ucraina, che da tanto tempo soffre”. Quindi, l’immancabile saluto: “Vi auguro buona domenica. Per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci”.
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