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Guerra Russia-Ucraina, il cardinal Zuppi: “L’Ue fa troppo poco per la pace”

20 agosto 2023 | 17:47
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Guerra Russia-Ucraina, il cardinal Zuppi: “L’Ue fa troppo poco per la pace”

“Dobbiamo credere che ci sia un modo per arrivare a una pace giusta e sicura non con le armi ma con il dialogo. Questo non è mai una sconfitta e richiede garanzie e responsabilità da parte di tutti”

Rimini – Urge che le Istituzioni europee facciano di più per la pace. Ad affermarlo è il cardinal Zuppi, che in un’intervista a ilssussidario.net afferma: “Tutti quanti vogliono la pace, perché la guerra è terribile. Le ragioni degli uni e degli altri, invece, portano purtroppo a punti di vista molto diversi. Queste diversità non devono far perdere a noi la chiarezza della responsabilità, dell’aggressore e dell’aggredito”.

“Dobbiamo credere che ci sia un modo per arrivare a una pace giusta e sicura non con le armi ma con il dialogo. Questo non è mai una sconfitta e richiede garanzie e responsabilità da parte di tutti”, aggiunge il presidente della Cei, e inviato speciale del Papa per la Missione di Pace del Vaticano in Ucraina.

“L’incarico della missione voluta da Papa Francesco è aiutare tutto quello che può aiutare la pace, umanizzare un’esperienza che uccide l’uomo. Anche il ritorno di un solo bambino ucraino nella sua casa è un modo per affermare la pace e sconfiggere la logica della violenza”, prosegue.

“Ho speranza. Lo sappiamo: l’ottimismo è credere che andrà tutto bene. La speranza è consapevolezza delle difficoltà che ci sono e affrontarle, lottare credendo che alla fine la pace deve vincere”. E, a proposito dell’Ue: “Fa troppo poco, dovrebbe fare molto di più. Deve cercare in tutti i modi di aiutare iniziative per la pace, seguendo l’invito di Papa Francesco a una pace creativa”.

Il porporato, aprendo poi il Meeting di Rimini, afferma: “Il sogno di un’amicizia di tutti i popoli si scontra con la tentazione di restare ripiegati su sé stessi o peggio di cercare sicurezza alzando nuove frontiere, con antagonismi e polarizzazioni che sono sempre pericolosi perché non aiutano a capire e a trovare soluzioni; con pregiudizi resistenti e amplificati dal digitale; con razzismi e intolleranze mai innocui e inerti, perché avvelenano e armano menti, cuori e mani”.

Nell’omelia della messa inaugurale, sottolinea: “Non si può dire che non lo sapevamo… L’aria è inquinata da tanti epidemie di inimicizia, come le chiama con intelligenza Papa Francesco. E quando si è intossicati non ce ne si rende più conto, non ci sono più i sensori: è come quando l’aria diventa tutta elettrica, tu non te ne accorgi e poi basta una scintilla a far scoppiare tutto”.

E osserva: “I profeti non chiudono gli occhi per immaginare quello che non esiste: nella confusione minacciosa e angosciante della Storia, nelle onde brutali delle pandemie che sono parte della vita stessa, i profeti ci aiutano a vedere e a cercare oggi, quando ancora non c’è, il nostro futuro, perché ci sia e perché ci sarà”.

Nell’intervento pomeridiano, il porporato aggiunge: “Abolire le estraneità, significa che nulla ci è estraneo e tutto mi interessa, questo è bellissimo”. Un concetto di cui “vediamo l’operatività in quei pezzi di mondo diversissimi e faticosamente messi insieme”, prosegue il cardinale dedicando anche un passaggio al mondo della scuola e della formazione. “L’educazione non è solo l’istruzione. Non ti devo fornire un po’ di nozioni ma aiutarti ad essere profondamente te stesso, questo è il vero merito per cui dannarsi finché non lo si trova. C’è in ognuno di noi e c’è bisogno di qualcuno che te lo tiri fuori, appunto l’educatore”.

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