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Amatrice, il presidente dell’Ingv: “Da quel terremoto la scienza ha imparato molte cose”

23 agosto 2023 | 16:15
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Amatrice, il presidente dell’Ingv: “Da quel terremoto la scienza ha imparato molte cose”

A colloquio con il professor Carlo Doglioni, presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia sul sisma di Amatrice: “Non fu di certo una sorpresa da un punto di vista tecnico”. E sulle scosse di terremoto a Roma: “A dispetto di quel che si crede, è possibile che Roma venga colpita da un terremoto di magnitudo 4 o 5”

Amatrice – Alle 3.36 del 24 agosto 2016 un terremoto di magnitudo 6.0 devastò il centro Italia, in particolare Amatrice e Accumoli. Le ferite sono ben visibili sugli edifici, ma quelle che fanno più male sono quelle rimaste nella mente e nel cuore: il bilancio ufficiale parla di 299 morti in totale, di cui 239 solo ad Amatrice. Vittime del terremoto sono anche le migliaia di sfollati che ancora oggi aspettano una ricostruzione mai del tutto avvenuta (leggi qui). A distanza di sette anni, rimane uno studio scientifico importante su quello sciame sismico che seminò morte e distruzione nel reatino. Un terremoto, come ha dichiarato il presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), il professor Carlo Doglioni, raggiunto al telefono da ilfaroonline.itdal quale “la scienza ha imparato molte cose. In termini di prevenzione abbiamo visto che nelle aree centrali ci sono forti accelerazioni. Se vogliamo fare un’attività preventiva vera e propria, dobbiamo ipotizzare che ci sia un sisma in grado di arrivare in quell’area, per adottare criteri che non solo salvino vite, ma anche le abitazioni “.

E aggiunge: “Non fu di certo una sorpresa da un punto di vista tecnico. Si trattava di un’area di ‘lacuna sismica’ tra il terremoto di Assisi del ’97 e dell’Aquila del 2009. Certamente nessuno fu in grado di prevedere quando sarebbe arrivato: questo in quanto la scienza non ha ancora gli strumenti per essere in grado di farlo. Si può ragionare in termini di probabilità”.

Imparare a convivere con i terremoti

Ma se si parla di terremoti, Doglioni sottolinea che la prevenzione è più importante della previsione: “In Italia vanno costruite case in grado di resistere a qualsiasi terremoto. Fosse così, si potrebbe bere il caffè anche dopo una forte scossa. Ma la realtà è che nel nostro Paese ci sono milioni di abitazioni non in grado di resistere a prossimi eventi, ed in questo modo non impareremo a conviverci. Dobbiamo difendere non solo la vita e le abitazioni, ma anche la libertà di non essere sfollati 15 anni. Significa perdere contatti, relazioni sociali, il tessuto economico, le proprie radici. E questo sarà possibile solo imparando a convivere con i terremoti”.

Qual è la situazione in Italia oggi? Doglioni ricorda che la mappa ufficiale sulla suddivisione del territorio in aree sismiche “fu realizzata dall’Ingv nel 2003. Fu una mappa all’epoca rivoluzionaria ed utile. Ma, proprio ora, stiamo lavorando per revisionarla. E’ comunque difficile che una zona diventi ad alto rischio sismico in poco tempo. La geologia non ha salti di questo tipo. La zona colpita da grossi sismi rimane ad alta pericolosità: prima o poi i terremoti tornano dove sono stati“.

Roma: zona ad alto rischio

Da anni ci s’interroga se la Capitale sia ad alto rischio sismico o meno, viste le frequenti scosse – anche se piccole – che la coinvolgono: “Credo che si sottovaluti molto la questione: a dispetto di quel che si crede, è possibile che Roma venga colpita da un terremoto di magnitudo 4 o 5. Nel suo passato ci sono stati eventi sismici che hanno prodotto danni importanti: un’ala del Colosseo è certamente caduta per il terremoto. E, in più, risente dei terremoti sull’Appennino. Senza contare che la Capitale non ha un’edilizia antisismica. Quindi è vero, i terremoti a Roma sono rari ma possono avvenire, anche in maniera estremamente distruttiva”.

Come proteggersi allora in caso di terremoto? “C’è una campagna chiamata ‘Io non rischio’ della Protezione Civile, insieme all’Ingv e ad alcune associazioni di volontariato. In caso di sisma, bisogna cercare di mettersi sotto architravi oppure a dei tavoli. Sarebbe opportuno fare esercitazioni di questo tipo, come fanno altri Paesi ad alto rischio sismico. Ma io credo che la cosa più importante sia chiedersi se la propria casa è antisismica ed ipotizzare un percorso, magari anche utilizzando il SismaBonus, per rendere la casa sicura in ogni parte d’Italia. In più ci sono altri sistemi che permettono di riconoscere, tramite le onde sismiche intercettate a centinaia di chilometri di distanza, l’arrivo di un terremoto. Sono pochi secondi che possono salvare la vitaha concluso.

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