L'APPROFONDIMENTO

Dall’Atlantico a Fiumicino: perché il granchio blu “alieno” spaventa le nostre coste

25 agosto 2023 | 08:05
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Dall’Atlantico a Fiumicino: perché il granchio blu “alieno” spaventa le nostre coste

Nato nell’oceano Atlantico, il granchio blu è giunto sulle nostre coste mettendo a rischio l’ecosistema. Il direttore dell’oasi Wwf di Macchiagrande: “Ci sono esemplari anche a Fiumicino, in particolare nel canale delle Acque Alte”

Fiumicino – Una specie aliena sta continuando ad invadere le coste italiane, in particolar modo quelle laziali. Si tratta del granchio reale, meglio conosciuto come granchio blu a causa del colore blu acceso della sua chele. Avvistato già nel 2008, la specie ha ora messo in allerta anche Palazzo Chigi che ha optato per la linea dura: nel Decreto Omnibus sono stati stanziati quasi 3 milioni di euro per imprese e consorzi che si occuperanno della loro cattura.

Questa specie aliena è ben radicata anche nei mari di Fiumicino. Già qualche mese fa i pescatori locali ne denunciarono non solo la presenza, ma anche i rischi legati alla loro attività (leggi qui). E nelle scorse ore il consigliere di maggioranza Massimiliano Catini ha postato un video sul proprio account Facebook in cui ne si vede uno nelle acque di Passoscuro.

A spiegarne i potenziali pericoli ai microfoni de ilfaroonline.it è stato il direttore dell’oasi Wwf di Macchiagrande Andrea Rinelli: “A Fiumicino ce ne sono tanti e già da diverso tempo, in particolare nel canale delle Acque Alte. La situazione non è certamente come quella del Po’, ma ce ne sono. Il granchio blu non è pericoloso per l’uomo, ma per tutto l’ecosistema: la nostra preoccupazione è che vada in conflitto con altri predatori a livello di catena alimentare. Si nutre principalmente di crostacei e molluschi, ma in realtà mangia di tutto: motivo per cui l’equilibrio eco-sistemico, in questo momento, è scombussolato. La natura troverà il modo per ri-equilibrarsi, ma lo farà a spese di qualcun altro”.

Granchio blu: le caratteristiche

Il granchio blu (in latino Callinectes sapidus) è un crostaceo decapode della famiglia dei Portunidi. Specie autoctona delle coste atlantiche del continente americano. Non è dunque originario delle nostre coste o di quelle a noi vicine: si presume il loro arrivo sia avvenuto attraverso le acque di zavorra delle navi mercantili, che hanno permesso ai granchi di viaggiare nell’ambiente marino italiano. Il primo avvistamento in Italia fu nel 1949, precisamente a Gardo in Friuli Venezia Giulia.

Il granchio blu arriva a pesare 1 chilogrammo, per 15 centimetri di lunghezza e 23 di larghezza: le zampe sono piuttosto allungate, col primo paio tramutato in chele, più grandi nei maschi rispetto alle femmine: il colore del corpo è verde oliva superiormente, mentre il ventre è bianco-azzurrino e le zampe presentano l’attaccatura e la parte terminale di un colore blu intenso.

Si nutre principalmente – come anticipato – di crostacei e molluschi, ma non disdegna tutto quello che gli capita a tiro, come cozze e vongole. E questo crea un grosso problema all’attività dei pescatori.

Il granchio blu, oltre ad essere un abile predatore, diventa preda quando si trova nel suo habitat originario, cioè l’Oceano atlantico. Di lui si cibano, tra gli altri, squali, anguille… ed esseri umani. Come tutti i crostacei, può essere tranquillamente servito a tavola. Al costo non indifferente, almeno in Italia: nel nostro Paese costa infatti tra i 12 e 15 euro, costo raddoppiato rispetto ad un paio di mesi fa.

Curioso anche l’aspetto legato alla sua riproduzione: può contare su esemplari femmine in grado di deporre fino a 2 milioni di uova l’anno. E cercano di riprodursi il più velocemente possibile: questo in quanto la vita di granchi blu è molto breve, non superando i 4 anni.

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