Il Pd romano vuole la chiusura del carcere di Regina Coeli

2 settembre 2023 | 17:34
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Il Pd romano vuole la chiusura del carcere di Regina Coeli

Una mozione per chiudere il carcere di Regina Coeli sarà discussa in Campidoglio. Insorgono i sindacati degli agenti penitenziari: “Già solo l’idea ci lascia basiti. Lo prendiamo come uno scherzo di fine estate”

Roma – Addio al carcere di Regina Coeli? Forse, molto presto, sì. Nei prossimi giorni, infatti, il Campidoglio sarà chiamato a valutare l’idea di chiudere definitivamente la prigione che sorge ai piedi del Gianicolo per trasformarne la struttura, un ex convento costruito da Papa Urbano VIII nella seconda metà del Seicento, in un qualcos’altro di non ancora ben definito.

Il primo step, ora, è quello di discutere la mozione, le cui prime firmatarie sono le consigliere del Pd Cristina Michetelli e Claudia Pappatà, in Consiglio comunale straordinario proprio all’interno del carcere per chiedere al Governo di adibire Regina Coeli ad altre attività.

Ad oggi, quello di Regina Coeli, storico carcere romano, è considerata una delle strutture penitenziarie più complesse del Lazio per diversi motivi. Tra i più noti le celle troppo strette. Basti pensare che diverse sentenze della Corte di Cassazione e della Corte europea dei Diritti dell’uomo indicano che le stanze sono “troppo anguste” e che “le aree comuni sono inadeguate a garantire percorsi di recupero e reinserimento sociale e lavorativo”.

C’è poi, ovviamente, il problema del sovraffollamento. Secondo gli ultimi dati dell’Associazione Antigone. solo pochi mesi fa, Regina Coeli, che può contenere fino a un massino di 615 carcerati, ne contava ben 1.018. E negli ultimi anni il sovraffollamento ha toccato anche punte del 150 per cento. Lo scorso si sono registrate diverse risse e aggressioni agli agenti di Polizia Penitenziaria e ben tre suicidi.

“A Regina Coeli circa la metà delle persone detenute è in attesa di giudizio, spesso si tratta di gente che non ha una residenza per scontare gli arresti domiciliari o di persone che si sono macchiate di reati lievi e, quando arriva la pena, hanno abbondantemente scontato il tempo di reclusione stabilito dai giudici”, spiega la consigliera comunale e avvocata cassazionista, Cristina Michetelli, interpellata dall’Agenzia Nova. Ed è per questo che il Pd vuole portare in Aula Giulio Cesare una mozione che impegni Gualtieri a promuovere “presso il Governo e, in particolare, presso il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, la chiusura del carcere romano di Regina Coeli, ponendo in essere tutte le iniziative pubbliche volte a supportare tale istanza”.

L’idea, precisano dal Pd, si inserisce in un contesto più ampio di riorganizzazione delle carceri del territorio capitolino e che sarà analizzata attraverso due iniziative pubbliche. Sul fronte istituzionale è stata avviata la procedura per svolgere – così come avvenne vent’anni fa, in epoca veltroniana, e a ridosso del Giubileo della Chiesa cattolica – un consiglio comunale straordinario nelle aule di Rebibbia. L’auspicio è che la seduta possa tenersi già entro la fine dell’anno, con l’obiettivo di ascoltare le testimonianze di detenuti, polizia penitenziaria, sindacati, associazioni e quanti altri lavorano nelle strutture carcerarie romane. Sul fronte sociale, invece, si sta ragionando sull’organizzazione di un convegno.

E se al momento non arrivano indicazioni su dove spostare i carcerati (circa la metà delle persone detenute è in attesa di giudizio), insorgono i sindacati di Polizia Penitenziaria. Per la Fns Cisl del Lazio, “tale progetto è da escludere categoricamente considerata, anche, la storia dell’Istituto romano di Regina Coeli”.

“Dispiacerebbe vedere un carcere vecchio che ha sempre funzionato diventare un altro hotel e passare invece in un carcere nuovo in periferia dove spesso il compito del personale di polizia penitenziaria si aggrava soprattutto riguardo il trasferimento di detenuti verso il Tribunale o anche verso gli ospedali. Spesso nelle nuove costruzioni ci sono vere e proprie mancanze strutturali. Una cosa è certa: già solo l’idea ci lascia basiti”, prosegue la Clis.

“Prendiamo la notizia come uno scherzo di fine estate, perché occorre usare molta cautela nel chiudere un carcere e spostarlo dal centro cittadino in uno nuovo, in periferia. E’ già successo e il risultato sono carceri mal servite. La Fns Cisl del Lazio lo ripete da anni ogni volta che ciò riviene proposto: siamo contrari alla vendita di Regina Coeli. In questi anni l’Istituto è stato oggetto di innumerevoli interventi all’interno dei reparti che hanno migliorato le condizioni dei detenuti e anche quelle del personale di polizia penitenziaria. Nel carcere vi lavorano oggi circa 553 persone tra personale di polizia penitenziaria (516), amministrativi (34) ed educatori (03)”, conclude il sindacato.

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