I Vescovi ucraini bacchettano il Papa: “Parole e gesti dolorosi per il nostro popolo”

6 settembre 2023 | 17:27
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I Vescovi ucraini bacchettano il Papa: “Parole e gesti dolorosi per il nostro popolo”

In Vaticano il Pontefice incontra i Vescovi del Sinodo della Chiesa greco-cattolica Ucraina, in corso a Roma. Un incontro schietto e franco durante il quale Francesco “ritratta” alcune considerazioni e proclama per ottobre un mese di preghiera per la pace: “Quello ucraino è un popolo martire”

Città del Vaticano – I vescovi ucraini bacchettano il Papa definendo i suoi gesti e le sue parole “dolorose” per il popolo di Kiev. E’ quanto emerge dall’incontro avvenuto questa mattina, prima dell’Udienza Generale (leggi qui), in Vaticano, dove il Pontefice ha ricevuto i Vescovi del Sinodo della Chiesa greco-cattolica Ucraina nello Studio dell’Aula Paolo VI.

Un incontro che, su iniziativa del Pontefice, è iniziato un’ora prima del previsto “per avere l’opportunità di parlare con i vescovi ucraini per un tempo più lungo” (è durato quasi due ore). Secondo Sua Beatitudine Sviatoslav, “questo incontro è stato un tempo di ascolto reciproco e un’opportunità di dialogo franco e sincero”.

E molto diretti sono stati i vescovi ucraini, che, come si legge in una nota diffusa dalla Chiesa ucraina, hanno espresso al Papa tutto ciò che i loro fedeli hanno chiesto di trasmettere a Sua Santità. Hanno parlato in ucraino, inglese, portoghese e italiano, evidenziando “che alcune dichiarazioni e gesti della Santa Sede e di Vostra Santità sono dolorosi e difficili per il popolo ucraino, che sta attualmente sanguinando nella lotta per la loro dignità e indipendenza”. Incomprensioni sorte tra Ucraina e Vaticano fin dall’inizio della guerra su larga scala, hanno spiegato i vescovi, sono usate dalla propaganda russa per giustificare e sostenere l’ideologia assassina del “mondo russo”, quindi “i fedeli della nostra Chiesa sono sensibili ad ogni parola di Vostra Santità come voce universale di verità e di giustizia”.

Il riferimento è all’incontro avuto con alcuni giovani russi nei giorni scorsi (leggi qui). Di tutta risposta, il Papa ha “ritrattato” rifacendosi alla risposta data in merito ai giornalisti in aereo di ritorno dalla Mongolia (leggi qui), aggiungendo: “Tornando dalla Mongolia ho affermato che il vero dolore è quando il patrimonio culturale di un popolo subisce ‘diluizione’ e viene sottoposto a manipolazioni da parte di un certo potere statale, a seguito delle quali si trasforma in un’ideologia che distrugge e uccide. È una grande tragedia quando una tale ideologia si intromette nella Chiesa e sostituisce il Vangelo di Cristo”.

Secondo il racconto dei Vescovi ucraini, il Santo Padre ha poi rassicurato: “Avete la mia solidarietà e la mia costante vicinanza orante. Sono con il popolo ucraino”.

Un popolo, fanno sapere dalla Santa Sede, che il Pontefice ha definito “martire”: “Papa Francesco ha ascoltato con attenzione le parole a lui rivolte, manifestando con alcuni brevi interventi i suoi sentimenti di vicinanza e partecipazione alla tragedia che vivono gli ucraini, con una ‘dimensione di martirialità’ di cui non si parla abbastanza, sottoposti a crudeltà e criminalità. Ha espresso il suo dolore per il senso di impotenza che si sperimenta davanti alla guerra, ‘una cosa del diavolo, che vuole distruggere’, con un pensiero particolare per i bambini ucraini incontrati durante le udienze: ‘ti guardano e hanno dimenticato il sorriso’ e ha aggiunto: ‘Questo è uno dei frutti della guerra: togliere il sorriso ai bambini'”.

Una crudeltà alla quale il Papa, su richiesta dei Vescovi ucrain, risponde proclamando per ottobre un mese speciale di preghiera per la pace: “Dando seguito a una richiesta ricevuta durante l’incontro, il Papa ha manifestato il desiderio che nel mese di ottobre, particolarmente nei santuari, si dedichi la preghiera del rosario alla pace e alla pace in Ucraina”, precisano dal Vaticano.

Infine, il Santo Padre ha ricordato l’esempio di Gesù durante la Passione, che non rimane vittima degli insulti, delle torture e della Crocifissione, ma testimonia il coraggio di dire la verità, di essere vicini al popolo, perché non si scoraggi. “Non è facile – ha detto – è santità questo, ma il popolo ci vuole santi e maestri di questa strada che Gesù ci ha insegnato”.

Dai Vescovi ucraini arrivano però anche parole di ringraziamento viste le azioni umanitarie del Papa, “i suoi sforzi personali per liberare i prigionieri, la missione di pace dell’inviato speciale pontificio Matteo Zuppi. I Padri sinodali hanno chiesto al Santo Padre anche di continuare i suoi sforzi per il rilascio dei prigionieri di guerra, in particolare hanno menzionato i sacerdoti redentoristi, P. Ivan Levytskyi e P. Bohdan Haleta, che sono ancora prigionieri in Russia.

Prima della preghiera finale, il Papa ha mostrato un’icona della Theotokos (Madre di Dio), confidando: “Questa icona mi è stata donata da Sua Beatitudine Sviatoslav quando era un giovane vescovo in Argentina. Prego per l’Ucraina ogni giorno davanti a lei”.

A conclusione dell’udienza, Sviatoslav ha presentato al Papa alcuni dei beni personali dei Redentoristi prigionieri: una croce missionaria, un libro di preghiere e un rosario. “Queste cose, Santità, testimoniano la sofferenza della nostra Chiesa insieme al suo popolo in mezzo agli orrori della guerra causata dall’aggressione russa. Come un tesoro inestimabile, li consegniamo a voi con la speranza che presto una pace giusta arriverà in Ucraina”. AL pontefice è stata anche presentata un’icona di Gesù Cristo, che era stata salvata dalla chiesa bruciata dai russi nel villaggio di Chervone nella regione di Zaporizhia.

Parolin: “Ingiusto dubitare del Papa”

“Non siete soli. Vi è vicina la Santa Sede, vi è vicino personalmente il Santo Padre”, le parole del cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato, ai vescovi ucraini, riuniti a Roma fino al 13 settembre per il Sinodo della Chiesa greco-cattolica ucraina. “Ricordo – ha detto il segretario di Stato – i suoi appelli pubblici, iniziati subito dopo il 24 febbraio 2022, la lettera del 24 novembre 2022, l’ingente azione del Papa per l’Ucraina, agli albori della guerra, gli aiuti umanitari portati dal card. Krajewski. Di fronte a tali ripetuti e significativi gesti sarebbe ingiusto dubitare del suo affetto per il popolo ucraino e del suo sforzo, non sempre compreso e apprezzato, di contribuire a porre fine alla tragedia in atto e ad assicurare una pace giusta e stabile attraverso il negoziato”.

Parolin, nel suo intervento, ha elogiato l’impegno della Chiesa greco-cattolica ucraina e ribadito l’attenzione della Segreteria di Stato, che, “a fianco del Santo Padre, si è interessata dello scambio dei prigionieri, del rimpatrio dei bambini ucraini dalla Russia, dell’accordo sull’esportazione del grano, degli aspetti umanitari del piano di pace proposto dalle Autorità ucraine”. Il porporato ha annunciato che, accogliendo la proposta da tempo avanzata da Sviatoslav Shevchuk e nel contesto della Commissione interdicasteriale permanente per la Chiesa in Europa orientale, prossimamente si terrà un incontro con i rappresentanti di questa Chiesa sui iuris e di quella
latina, nonché di alcuni esperti, per “approfondire le tematiche legate alla guerra e alla sua origine, tenendo conto che la guerra è sempre un male e, anche quando essa risponde al diritto alla legittima difesa, è nostro dovere di cristiani e di pastori di limitarne il più possibile gli effetti, con le parole e con le azioni”.

In una nota del Segretariato a Roma dell’arcivescovo maggiore si spiega che l’idea di un incontro interdicasteriale era stata lanciata dal capo della Chiesa greco-cattolica ucraina “allo scopo di rispondere ad alcune delle questioni che si sono sollevate a seguito dell’invasione su larga scala dell’Ucraina, come l’ideologia del ’mondo russò, che fa da piattaforma ideologica all’invasione russa”. (foto © Ukrainian Greek Catholic Church)

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