Il Papa striglia i credenti: “Il pettegolezzo è una peste per la vita delle comunità”

10 settembre 2023 | 13:12
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Il Papa striglia i credenti: “Il pettegolezzo è una peste per la vita delle comunità”

All’Angelus nuovo appello del Pontefice per la pace in Ucraina: “Sentiamoci chiamati a opporre alla forza delle armi quella della carità, alla retorica della violenza la tenacia della preghiera”

Città del Vaticano – Il pettegolezzo “non piace a Dio. Non mi stanco di ripetere che il chiacchiericcio è una peste per la vita delle persone e delle comunità, perché porta divisione, porta sofferenza, porta scandalo, e mai aiuta a migliorare, mai aiuta a crescere”. Affacciato su una piazza San Pietro gremita da 20mila fedeli, Papa Francesco, nel commentare il Vangelo di questa domenica, striglia i credenti e li mette – nuovamente – in guardia dal pettegolezzo.

L’odierna pagina del Vangelo, infatti, “ci parla di correzione fraterna, che è una delle espressioni più alte dell’amore, e anche delle più impegnative, perché non è facile correggere gli altri”. Ma spesso, e purtroppo, rimarca il Pontefice, “la prima cosa che spesso si crea attorno a chi sbaglia è il pettegolezzo, in cui tutti vengono a conoscere lo sbaglio, con tanto di particolari, tranne l’interessato! Questo non è giusto”.

Alla peste del chiacchiericcio, tuona il Papa, “Gesù ci insegna a comportarci in modo diverso”, ovvero a un dialogo “a tu per tu”: “Parlaci lealmente, per aiutarlo a capire dove sbaglia. E questo fallo per il suo bene, vincendo la vergogna e trovando il coraggio vero, che non è quello di sparlare, ma di dire le cose in faccia con mitezza e gentilezza”. E se non basta? Se lui non capisce? Interrogativi legittimi ai quali Papa Bergoglio risponde con le parole di Gesù: “Allora bisogna cercare aiuto. Attenzione però: non quello del gruppetto che chiacchiera! Persone che vogliano davvero dare una mano a quel fratello o a quella sorella che ha sbagliato”.

E se non capisce ancora? “Allora, dice Gesù, coinvolgi la comunità. Ma anche qui – ammonisce ancora il Santo Padre – precisiamo: non vuol dire mettere una persona alla gogna, svergognandola pubblicamente, bensì unire gli sforzi di tutti per aiutarla a cambiare. Puntare il dito contro non va bene, anzi spesso rende più difficile per chi ha sbagliato riconoscere il proprio errore. Piuttosto, la comunità deve far sentire a lui o a lei che, mentre condanna l’errore, è vicina con la preghiera e con l’affetto alla persona, sempre pronta a offrire il perdono, la comprensione, e a ricominciare”.

Dopo la benedizione, il pensiero del Papa va di nuovo (leggi qui) “al caro popolo del Marocco, colpito da un devastante terremoto (leggi qui). Prego per i feriti, per coloro che hanno perso la vita – tanti! – e per i loro familiari. Ringrazio i soccorritori e quanti si stanno adoperando per alleviare le sofferenze della gente; il concreto aiuto di tutti possa sostenere la popolazione in questo tragico momento: siamo vicini al popolo del Marocco!”

Francesco ricorda poi che proprio oggi a Markowa, in Polonia, sono stati beatificati i martiri Giuseppe e Vittoria Ulma con i loro 7 figli, bambini: “Un’intera famiglia sterminata dai nazisti il 24 marzo 1944 per aver dato rifugio ad alcuni ebrei che erano perseguitati. All’odio e alla violenza, che caratterizzarono quel tempo, essi opposero l’amore evangelico. Questa famiglia polacca, che rappresentò un raggio di luce nell’oscurità della seconda guerra mondiale, sia per tutti noi un modello da imitare nello slancio del bene e nel servizio di chi è nel bisogno. Un applauso a questa famiglia di Beati!”. E mentre la piazza applaude, il Pontefice, nonostante le critiche di Kiev, lancia l’ennesimo appello per la pace in Ucraina: “Sentiamoci chiamati a opporre alla forza delle armi quella della carità, alla retorica della violenza la tenacia della preghiera. Facciamolo soprattutto per tanti Paesi che soffrono a causa della guerra; in modo speciale, intensifichiamo la preghiera per la martoriata Ucraina. Ci sono le bandiere, lì, dell’Ucraina, che sta soffrendo tanto, tanto!”.

Quindi, l’immancabile saluto: “A tutti voi auguro una buona domenica e, per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci!”.

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