lettere al direttore

“Se le parole hanno un valore”: lettera a Lucio Battisti

22 settembre 2023 | 12:48
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“Se le parole hanno un valore”: lettera a Lucio Battisti

“Dopo “Una Giornata Uggiosa” non è stato più lui, Mogol ha il 50% del merito della creazione di quei capolavori senza tempo”

“In una recente intervista, Giulio Rapetti – in arte Mogol – ha dichiarato di ritenere il termine “paroliere” un insulto, una parola che mortifica la professione di chi scrive testi musicali, un po’ come il termine “giornalaio” viene occasionalmente rivolto ad un giornalista per sminuirne competenza e valore.
Io non condivido questa opinione, – scrive Aurora Acciari in una lettera inviata a “ilfaroonline“- ritengo che “parolaiosia un insulto, non “paroliere“: paroliere è il ruolo di chi scrive i versi di una canzone; è un artista che, non raramente, è anche un poeta.
Concordo invece che i diritti d’autore della vendita di una canzone debbano essere suddivisi egualmente tra chi compone la musica e chi scrive i testi: è ridicolo pensare che le note musicali siano piú importanti dei testi, specialmente quando i testi sono cosí speciali, immensi, come quelli che ha saputo scrivere Mogol.

Prendiamo ad esempio l’adattamento in inglese che David Bowie fece di “Io vorrei, non vorrei, ma se vuoi” per Mick Ronson (“Music Is Lethal”): un abominio. Un groviglio fetido che sovrappone alla musica sublime di Lucio Battisti immagini infernali di prostitute, papponi e spacciatori di droga. La melodia è la stessa, il testo no; ed è il testo a farne tutta un’altra storia, un’offesa alla canzone originale che, per fortuna, non ha avuto molto seguito.
Sono una fan di Lucio Battisti da 50 anni. Lo guardavo nelle rare apparizioni in TV quando la televisione era ancora in bianco e nero: una massa di capelli ricci e scuri, il sorriso timido, quel caratteristico foulard al collo che ne contraddistingueva lo stile. Lo ascoltavo da un mangiadischi portatile arancione mentre camminavo per strada verso scuola; le compagne di classe, bambine invecchiate precocemente che mostravano già alcuni dei peggiori vizi degli adulti come la maldicenza e il pettegolezzo, mi criticavano per i miei gusti musicali; dicevano: “Battisti è fascista”, ripetendo a pappagallo parole ascoltate da genitori ignoranti, incapaci di guardare oltre il naso del manicheismo ideologico che non contemplava alcuna creazione artistica al di fuori di quelle finalizzate alla propaganda politica.

Ma quando dico che sono una fan di Lucio Battisti, intendo dire il Battisti che componeva insieme a Mogol: tutto quello che è stato inciso dopo “Una giornata uggiosa” per me non esiste, non riesco a ricordare nemmeno un verso dei testi scritti con Pasquale Panella, non mi sovviene nemmeno un ritornello di quel periodo che valga la pena di cantare.
È triste che uno dei migliori sodalizi musicali al mondo si sia disintegrato. Battisti ne ha sofferto artisticamente; dopo “Una Giornata Uggiosa” non è stato piú lui. È indubbio che Mogol ha il 50% del merito della creazione di quei capolavori senza tempo che, ancora oggi, ci accompagnano ed emozionano, e che continueranno a farlo per molto altro tempo ancora.”

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