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Migranti, il Papa tuona: “Nessuna invasione ma urge un’accoglienza equa in Europa”

23 settembre 2023 | 16:46
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Migranti, il Papa tuona: “Nessuna invasione ma urge un’accoglienza equa in Europa”
Migranti, il Papa tuona: “Nessuna invasione ma urge un’accoglienza equa in Europa”
Migranti, il Papa tuona: “Nessuna invasione ma urge un’accoglienza equa in Europa”

Da Marsiglia il Pontefice catechizza l’Ue: “La storia ci interpella a un sussulto di coscienza per prevenire il naufragio di civiltà”. Poi il monito: “Il mare nostrum grida giustizia, con le sue sponde che da un lato trasudano opulenza, consumismo e spreco, mentre dall’altro vi sono povertà e precarietà”

Marsiglia – “La storia ci interpella a un sussulto di coscienza per prevenire il naufragio di civiltà“. Dal cuore di Marsiglia, città di porti e porta d’ingresso dell’Europa, Papa Francesco striglia il Vecchio Continente e catechizza l’Ue sul tema dei migranti. L’occasione è la sessione conclusiva degli” Incontri del Mediterraneo” (leggi qui), evento che riunisce vescovi e politici delle diocesi di tutte le nazioni bagnate dal mare nostrum.

Nella tappa centrale della sua due giorni di trasferta in terra francese, tuona contro l’Europa dei muri, un’Europa che si chiude invece di trovare soluzioni idonee alla problematica: “Marsiglia ha un grande porto ed è una grande porta, che non può essere chiusa. Vari porti mediterranei, invece, si sono chiusi. E due parole sono risuonate, alimentando le paure della gente: “invasione” ed “emergenza”. E si chiudono i porti. Ma chi rischia la vita in mare non invade, cerca accoglienza, cerca vita”.

Quanto all’emergenza, ammonisce severamente il Santo Padre, “il fenomeno migratorio non è tanto un’urgenza momentanea, sempre buona per far divampare propagande allarmiste, ma un dato di fatto dei nostri tempi, un processo che coinvolge attorno al Mediterraneo tre continenti e che va governato con sapiente lungimiranza: con una responsabilità europea in grado di fronteggiare le obiettive difficoltà”. Lo sguardo del Papa va a quei porti che lui stesso definisce” privilegiati per i migranti: Cipro, la Grecia, Malta, Italia e Spagna… Sono affacciati sul Mediterraneo e ricevono i migranti”.

Anche qui, sottolinea, “il Mediterraneo rispecchia il mondo, con il Sud che si volge al Nord, con tanti Paesi in via di sviluppo, afflitti da instabilità, regimi, guerre e desertificazione, che guardano a quelli benestanti, in un mondo globalizzato nel quale tutti siamo connessi ma i divari non sono mai stati così profondi. Eppure, questa situazione non è una novità degli ultimi anni, e non è questo Papa venuto dall’altra parte del mondo il primo ad avvertirla con urgenza e preoccupazione. La Chiesa ne parla con toni accorati da più di cinquant’anni”.

Francesco ricorda le parole di Paolo VI e Pio XII. Bergoglio è consapevole delle difficoltà che ci sono oggi “nell’accogliere. I migranti vanno accolti, protetti o accompagnati, promossi e integrati. Se non si arriva fino alla fine, il migrante finisce nell’orbita della società. Accolto, accompagnato, promosso e integrato: questo è lo stile. È vero che non è facile avere questo stile o integrare persone non attese, però il criterio principale non può essere il mantenimento del proprio benessere, bensì la salvaguardia della dignità umana”.

E ammonisce severamente: “Coloro che si rifugiano da noi non vanno visti come un peso da portare: se li consideriamo fratelli, ci appariranno soprattutto come doni. Lasciamoci toccare dalla storia di tanti nostri fratelli e sorelle in difficoltà, che hanno il diritto sia di emigrare sia di non emigrare, e non chiudiamoci nell’indifferenza”.

“La storia ci interpella a un sussulto di coscienza per prevenire il naufragio di civiltà. Il futuro, infatti, non sarà nella chiusura, che è un ritorno al passato, un’inversione di marcia nel cammino della storia. Contro la terribile piaga dello sfruttamento di esseri umani, la soluzione non è respingere, ma assicurare, secondo le possibilità di ciascuno, un ampio numero di ingressi legali e regolari, sostenibili grazie a un’accoglienza equa da parte del continente europeo, nel contesto di una collaborazione con i Paesi d’origine”, prosegue il Pontefice, che conclude: “Dire “basta” è chiudere gli occhi; tentare ora di “salvare sé stessi” si tramuterà in tragedia domani, quando le future generazioni ci ringrazieranno se avremo saputo creare le condizioni per un’imprescindibile integrazione, mentre ci incolperanno se avremo favorito soltanto sterili assimilazioni. L’integrazione, anche dei migranti, è faticosa, ma lungimirante: prepara il futuro che, volenti o nolenti, sarà insieme o non sarà; l’assimilazione, che non tiene conto delle differenze e resta rigida nei propri paradigmi, fa invece prevalere l’idea sulla realtà e compromette l’avvenire, aumentando le distanze e provocando la ghettizzazione, che fa divampare ostilità e insofferenze”.

“Abbiamo bisogno di fraternità come del pane. La stessa parola “fratello”, nella sua derivazione indoeuropea, rivela una radice legata alla nutrizione e al sostentamento – il monito finale -. Sosterremo noi stessi solo nutrendo di speranza i più deboli, accogliendoli come fratelli. «Non dimenticate l’ospitalità» (Eb 13,2), ci dice la Scrittura. E nell’Antico Testamento si ripete: la vedova, l’orfano e lo straniero. I tre doveri della carità: assistere la vedova, assistere l’orfano e assistere lo straniero, il migrante”. (foto © Vatican Media)

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