Concistoro. Il Papa crea 21 nuovi cardinali: “Siate l’orchestra sinfonica della Chiesa sinodale”

30 settembre 2023 | 10:33
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Concistoro. Il Papa crea 21 nuovi cardinali: “Siate l’orchestra sinfonica della Chiesa sinodale”

In piazza San Pietro il Pontefice consegna la berretta rossa ai nuovi cardinali ridisegnando la geografia del Conclave

Città del Vaticano – Un’orchestra sinfonica che suona all’unisono per evangelizzare il mondo. Perché questo sono i Cardinali: “Evangelizzatori e non funzionari”. In una piazza San Pietro semivuota (appena 12mila i fedeli presenti) e baciata dal sole di fine settembre, Papa Francesco presiede il nono Concistoro del suo pontificato (eguagliando il numero di Giovanni Paolo II) creando 21 nuovi cardinali.

Tre gli italiani, pochi in generale gli europei che vanno ad arricchire il numero totale del collegio cardinalizio: 242 in totale, di cui 137 elettori. Tra le poltrone rosse si registra però un’assenza: non è presente – per motivi di salute – il neo cardinal Luis Pascal Dri, religioso argentino di 96 anni, che ha passato gran parte della vita in confessionale come confessore nel santuario di Nostra Signora di Pompei a Buenos Aires.

Concistoro: chi sono i nuovi cardinali scelti da Papa Francesco

Il Pontefice prepara la Chiesa del futuro ridisegnando la geografia del prossimo Conclave, che vedrà la partecipazione di porporati provenienti da ogni parte del mondo. Nel Collegio Cardinalizio, infatti, sono rappresentati 7 continenti con 91 Paesi, 71 dei quali hanno cardinali elettori. L’Europa è il continente che ha il maggior numero di cardinali, ben 52. Al secondo posto l’Asia, con 24 cardinali, poi l’Africa, con 19. Seguono l’America settentrionale e quella meridionale, con 17 porporati ciascuna. L’America centrale ne conta appena 5, l’Oceania 3. Ad oggi, lo Stato che vanta il maggior numeri di cardinali elettori è l’Italia (14), seguito dagli Stati Uniti d’America (11).

Ai nuovi principi della Chiesa, il Pontefice, che arriva in sedia a rotelle sul sagrato della basilica vaticana, magistralmente addobbato come un bosco da Confagricoltura (leggi qui), ribadisce che “la fede viene trasmessa “’in dialetto’, dalle mamme e dalle nonne”. E in effetti, rimarca Bergoglio, “siamo evangelizzatori nella misura in cui conserviamo nel cuore lo stupore e la gratitudine di essere stati evangelizzati. Anzi, di essere evangelizzati, perché in realtà si tratta di un dono sempre attuale, che chiede di essere continuamente rinnovato nella memoria e nella fede. Evangelizzatori evangelizzati, e non funzionari”.

Rifacendosi poi al brano biblico scelto per il rito, ovvero quello della Pentecoste, Papa Francesco ammonisce i porporati: “La Pentecoste, come il Battesimo di ciascuno di noi, non è un fatto del passato, è un atto creativo che Dio rinnova continuamente. La Chiesa, e ogni suo membro, vive di questo mistero sempre attuale. Non vive ‘di rendita’, no, e tanto meno di un patrimonio archeologico, per quanto prezioso e nobile. La Chiesa, e ogni battezzato, vive dell’oggi di Dio, per l’azione dello Spirito Santo. Anche l’atto che stiamo compiendo qui adesso, ha senso se lo viviamo in questa prospettiva di fede. E oggi, alla luce della Parola, possiamo cogliere questa realtà: voi neo-Cardinali siete venuti da diverse parti del mondo e lo stesso Spirito che fecondò l’evangelizzazione dei vostri popoli, ora rinnova in voi la vostra vocazione e missione nella Chiesa e per la Chiesa“.

Da questa riflessione, il Santo Padre trae “una conseguenza” per i fratelli Cardinali, e per tutto il Collegio: “Vorrei esprimerla con un’immagine, quella dell’orchestra: il Collegio Cardinalizio è chiamato ad assomigliare a un’orchestra sinfonica, che rappresenta la sinfonicità e la sinodalità della Chiesa. Dico anche la ‘sinodalità’, non solo perché siamo alla vigilia della prima Assemblea del Sinodo che ha proprio questo tema, ma perché mi pare che la metafora dell’orchestra possa illuminare bene il carattere sinodale della Chiesa”.

Una sinfonia, il monito finale del Papa, “vive della sapiente composizione dei timbri dei diversi strumenti: ognuno dà il suo apporto, a volte da solo, a volte unito a qualcun altro, a volte con tutto l’insieme. La diversità è necessaria, è indispensabile. Ma ogni suono deve concorrere al disegno comune. E per questo è fondamentale l’ascolto reciproco: ogni musicista deve ascoltare gli altri. Se uno ascoltasse solo sé stesso, per quanto sublime possa essere il suo suono, non gioverà alla sinfonia; e lo stesso avverrebbe se una sezione dell’orchestra non ascoltasse le altre, ma suonasse come se fosse da sola, come se fosse il tutto”.

Francesco si paragona quindi al direttore dell’orchestra, che “è al servizio di questa specie di miracolo che ogni volta è l’esecuzione di una sinfonia. Egli deve ascoltare più di tutti gli altri, e nello stesso tempo il suo compito è aiutare ciascuno e tutta l’orchestra a sviluppare al massimo la fedeltà creativa, fedeltà all’opera che si sta eseguendo, ma creativa, capace di dare un’anima a quello spartito, di farlo risuonare nel qui e ora in maniera unica”.

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