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Giudice di Catania in piazza contro Salvini, facciamo chiarezza: ecco cosa dice la legge

6 ottobre 2023 | 20:00
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Giudice di Catania in piazza contro Salvini, facciamo chiarezza: ecco cosa dice la legge

Bufera sulla giudice di Catania, filmata mentre protesta in piazza contro Salvini. La Lega ne chiede le dimissioni, mentre si spaccano i vertici della Magistratura. Ecco cosa dice la legge in merito

Roma – Ai ferri corti il rapporto tra Governo e Magistratura. Un rapporto che, a dire il vero, non è mai stato particolarmente roseo fin dall’inizio della Legislatura, con l’Esecutivo che più volte ha mostrato la sua contrarietà a determinate mosse dei magistrati. E mentre da Palazzo Chigi (ma non solo) si fa strada l’idea di una profonda riforma della Giustizia (leggi qui), a peggiorare ulteriormente la situazione con le toghe…è un video. In quest’ultimo infatti viene ripresa una giudice di Catania mentre protesta in piazza contro Matteo Salvini. Ma perchè la vicenda sta creando così tanto scalpore? Per comprenderlo è necessario fare un passo indietro.

La giudice di Catania ed il decreto “illegittimo”

Il 29 settembre il Tribunale di Catania ha rimesso in libertà 3 migranti tunisini, trattenuti all’interno dei Centri di permamenza per i rimpatri (Cpr). La giudice designata alla convalida, Iolanda Apostolico, ha così sentenziato. E lo ha fatto disapplicando il  Decreto Cutro, emanato non troppo tempo fa dal Governo Meloni. Tra le altre cose, esso prevede quasi 5mila euro per non finire nei Cpr, una sorta di “garanzia finanziaria”. Motivo per cui Apostolico, appellandosi agli Articoli 3 e 10 della Costituzione, ha dichiarato illegittimo quel Decreto. Come da tradizione del Faro online, abituato a condividere i documenti con cui parla, alleghiamo di seguito il testo della sentenza. Clicca qui per leggere la sentenza del Tribunale di Catania.

Una decisione forte, fortissimo, quasi “di sfida” verso il Governo. E non a caso la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, poche ore dopo, ha scritto di essere rimasta “basita” da questa sentenza.

Giudice

Il video della discordia

La grande novità, tuttavia, è arrivata solo nelle scorse ore. Il vicepremier e ministro delle Infrastrutture e Trasporti su X, Matteo Salvini, ha infatti condiviso un video su X in cui viene contestato dalla piazza nell’ormai lontano 2018. E lo stesso Salvini, che all’epoca era titolare del Viminale, ha scritto di “vedere volti familiari”. Ed in effetti tra quei contestatori appare proprio Iolanda Apostolico, la toga del Tribunale di Catania. Poco dopo sono stati “scoperti” alcuni post della stessa giudice sui social, quali condivisioni e apprezzamenti verso “Potere al popolo” – partito di sinistra radicale – nonchè insulti verso politici di centro-destra.

25 agosto 2018, Catania, io ero Vicepremier e Ministro dell’Interno. L’estrema sinistra manifesta per chiedere lo sbarco degli immigrati dalla nave Diciotti: la folla urla “assassini” e “animali” in faccia alla Polizia.
Mi sembra di vedere alcuni volti familiari…. pic.twitter.com/Khfy8mtV5o

— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) October 5, 2023

Con la bomba ormai sganciata, la Lega non ha perso tempo e ne ha chiesto le dimissioni immediate. La premier Meloni proprio recentemente ha sottolineato come sia “legittimo chiedersi se c’è un pregiudizio da parte sua”, mentre è arrivata anche una sponda da Matteo Renzi.

Nel frattempo sembrano spaccarsi anche i vertici della Magistratura: c’è chi valuta di aprire un procedimento, chi invece si domanda chi abbia fatto quelle riprese e perchè siano spuntate fuori solo adesso, a pochissimi giorni di distanza dalla sentenza poc’anzi citati.

Preoccupa e sconcerta quanto sta emergendo. Il giudice che ha liberato più clandestini e contesta le norme del governo sull’immigrazione in passato ha condiviso insulti contro di me e ha partecipato – col compagno – a manifestazioni di estrema sinistra a favore degli immigrati… pic.twitter.com/A9a3JSg1bm

— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) October 6, 2023

Cosa dice la legge

Ma cosa dice la legge in merito a ciò? Un magistrato può partecipare a manifestazioni, iscriversi ai partiti, diffondere la propria idea politica pubblicamente?

Cominciamo a rispondere alle domande dando un’occhiata alle fonti. La materia è infatti disciplinata dall’Articolo 98 della Costituzione, che afferma quanto segue:

I pubblici impiegati sono al servizio esclusivo della Nazione. Se sono membri del Parlamento, non possono conseguire promozioni se non per anzianità. Si possono con legge stabilire limitazioni al diritto d’iscriversi ai partiti politici per i magistrati, i militari di carriera in servizio attivo, i funzionari ed agenti di polizia, i rappresentanti diplomatici e consolari all’estero

I padri costituenti decisero di “stringere” il campo – anche in maniera piuttosto ferrea – proprio per evitare che uomini e donne, al servizio esclusivo della Nazione e quindi dello Stato – potessero in qualche mettere in dubbio la propria imparzialità. E, checchè se ne dica, per pubblici ufficiali valgono regole diverse rispetto ai civili.

Il Decreto Legislativo n.109/2006  è la norma da prendere come riferimento. Essa infatti disciplina gli illeciti dei magistrati e le relative sanzioni: dopo la Costituzione, risulta essere la fonte più importante. La legge dispone

Il magistrato esercita le sue funzioni con imparzialità, correttezza, diligenza, laboriosità, riserbo ed equilibrio e rispetta la dignità della persona nell’esercizio delle sue funzioni. [E anche al di fuori] non deve tenere comportamenti, ancorchè legittimi che compromettano la credibilità personale, il prestigio e il decoro del magistrato o dell’istituzione giudiziaria

La legge in questione, oltre a vietare l’iscrizione o la partecipazione sistematica e continuativa a partiti politici, disciplina anche la questione relativa alle manifestazioni. E – a quanto si legge – la norma è chiarissima e non fraintendibile. E’ infatti vietato quanto segue:

“La pubblica manifestazione di consenso o dissenso in ordine a un procedimento in corso quando, per la posizione del magistrato o per le modalità con cui il giudizio è espresso, sia idonea a condizionare la libertà di decisione nel procedimento medesimo”

Insomma, la carne al fuoco è tanta, tantissima. E per dovere di cronaca saranno le Istituzioni competenti a valutare se il comportamento del giudice Apostolico sia stato consono e conforme ai requisiti di legge. Ma a prescindere da ciò, sembra che la polemica sia solo all’inizio. E quel rapporto tra Governo e Magistratura, mai sopito dai tempi di Tangentopoli, è sempre più sul filo di lana.