SERIAL KILLER

Historical Crimes. Furti d’auto, rapine, e omicidi: così la “Banda della Uno bianca” seminò il terrore

15 ottobre 2023 | 10:00
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Historical Crimes. Furti d’auto, rapine, e omicidi: così la “Banda della Uno bianca” seminò il terrore

L’organizzazione criminale viene soprannominata dalla stampa “Banda delle uno bianca” poiché si servono di Fiat Uno di colore bianco che rubano prima di ogni azione, essendo auto molto comuni in quel periodo in Italia

Roma – Si tratta della banda criminale che ha imperversato nelle Marche e in Emilia Romagna per ben 7 anni e precisamente dal 1987 al 1994. Alla base di questa aggregazione di malati e pervertiti sadici vi sono motivi psicologici derivati da un forte ego narcisista, da sentimenti razzisti e da interessi economici che sfociano in desiderio di rapinare e di uccidere. Ma la cosa più sconvolgente è che si tratta di una banda di poliziotti.

Questa associazione a delinquere riesce a mettere a frutto una serie di rapine per un valore vicino ai 2 miliardi di lire durante ben centotre azioni criminali. Ma la cosa più sconvolgente è che riescono ad uccidere 24 persone con freddezza, noncuranza, cinismo che ricordano le imprese degli assassini di “Arancia Meccanica”. Il gusto di uccidere è pari al desiderio di rapina in un delirio di gara al sensazionalismo. I feriti in queste” spedizioni punitive” saranno 114.

I capi della banda delle “Uno Bianca” sono tre fratelli, Fabio, Roberto ed Alberto Savi. Il padre, Giuliano Savi è un uomo razzista, dedito a violenze di ogni tipo contro zingari ed extracomunitari. E seppure non risulterà coinvolto nelle azioni criminali dei figli è per loro un esempio (malvagio) da seguire. Dal primo matrimonio nasce Roberto. Dal secondo Fabio ed Alberto.

Roberto nasce nel 1955. Da giovanetto entra a far parte del Fronte della Gioventù ma poi entra in Polizia dove viene additato negativamente dai superiori per spregiudicatezza. Fabio nasce nel 1961. Diventato adulto approfitta del suo fisico atletico e della bella presenza per diventare un seduttore ed imporre ai fratelli il suo dominio. Ce l’ha con la Polizia perché ne è stato scartato durante le viste attitudinali. Diventa poi un collezionista di armi e camionista per necessità lavorative.

Alberto, terzo fratello, è il più giovane, essendo nato nel 1966. Anche lui entra in Polizia presso la Questura di Rimini. Con i fratelli condivide un odio viscerale contro i diversi, siano essi gente di colore o nomadi e i Carabinieri. Si associano ad altri tre poliziotti: Pietro Gugliotta, Luca Vallicelli (agente della Stradale) e Marino Occhipinti. Ma per i tre fratelli questi complici sono solo dei burattini nelle loro mani.

La loro prima azione fu una rapina al casello autostradale di Pesaro. Seguirono estorsioni con la prima vittima, un poliziotto, attacchi a supermercati e un assalto in piena regola militarista ad un accampamento di zingari vicino Bologna. Poi una rapina in un distributore di benzina a Casal Maggiore dove uccidono due persone. Quindi una imboscata ad una pattuglia di carabinieri dove due militi muoiono crivellati di colpi. Uccidono come se volessero compiere delle esecuzioni.

Assaltano uffici postali con ben 45 feriti, come se fossero un gruppo di guerriglieri, testimoni, armerie, operai senegalesi, banche, passanti e di nuovo carabinieri. Una pattuglia che li aveva individuati viene assalita a colpi di mitraglietta e sotto una pioggia di proiettili cadono i tre militari componenti il gruppo. Due di loro agonizzanti vengono finiti con un colpo di pistola alla testa.

L’organizzazione criminale viene soprannominata dalla stampa “Banda delle uno bianca” poiché si servono di Fiat Uno di colore bianco che rubano prima di ogni azione, essendo auto molto comuni in quel periodo in Italia. Venne istituito nel 1994 un “pool investigativo” dedicato solo alla individuazione di questa banda. Due investigatori, l’ispettore di Polizia Baglioni e il sovrintendente Costanza si dedicano a tempo pieno alle indagini.

Con grande meticolosità cominciano a capire che per le armi usate, per la potenza di fuoco, per le modalità operative, i componenti potessero essere appartenenti a forze di polizia, forse in ascolto delle comunicazioni radio di servizio e per questo inafferrabili . Il primo ad essere arrestato nel 1994 è Roberto Savi, acciuffato mente era in servizio. Il secondo è suo fratello Fabio. Di seguito tutti gli altri. Egastolo a tutti i componenti, mentre uno di loro che si era staccato dalla banda, Luca Vallicelli se la cavò con quattro anni di reclusione.

Le efferatezze delle azioni criminali, la lunga latitanza della banda, il possibile ma non provato collegamento con servizi segreti, i depistaggi, dettero poi luogo ad una serie televisiva, a documentari, a trasmissioni ed inchieste tv speciali. Lo Stato devolvette poi ai parenti delle 24 vittime la somma di 19 miliardi di lire: una sorta di ammissione che il danno potesse provenire da apparati deviati dello stato stesso, quali appunto appartenenti alla Polizia. (Foto: Wikipedia “Banda della Uno bianca”)