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Pesca di frodo alle anguille tra la Campania e Terracina: oltre 4mila euro di multe

16 ottobre 2023 | 09:52
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Pesca di frodo alle anguille tra la Campania e Terracina: oltre 4mila euro di multe

Controlli serrati su tutto il territorio dell’agro pontino: l’anguilla è registrata come “in pericolo critico”, che è il gradino immediatamente precedente all’estinzione

Terracina – Tra sabato notte e domenica mattina le Guardie Regionali Ittiche “F.I.P.S.A.S.” , hanno svolto approfonditi controlli sulla pesca illegale nel territorio dell’agro pontino , verbalizzando 10 pescatori, per la maggior parte italiani, alcuni di essi sorpresi in flagranza durante la cattura di anguille. I controlli, che hanno richiesto molto impegno ed appostamenti continui su tutto il territorio.

La pesca di frodo alle anguille avveniva con di mezzi non consentiti – nasse ed ombrellini-, poi sequestrati. L’anguilla è registrata come “in pericolo critico” dalla Lista Rossa IUCN, che è il gradino immediatamente precedente l’estinzione. Non si dimentichi che, a causa del peculiare ciclo riproduttivo, questa specie non è allevabile in cattività per ripopolamenti se non catturando i giovanili al loro ritorno dalla migrazione. Le principali cause della rarefazione non stanno nell’inquinamento (a cui l’anguilla è poco sensibile) ma nell’eccessivo sforzo di pesca, sia degli adulti che del novellame a scopo di ripopolamento delle valli da pesca. Si tratta di un migratore catadromo ed il suo ciclo riproduttivo, straordinariamente complesso, è noto da relativamente poco tempo. Tutte le anguille nascono nel mar dei Sargassi, unico posto noto dove avviene la riproduzione di tale specie.

L’anguilla si cattura con vari tipi di reti, nasse e lenze, tra cui la “mazzacchera”, un tipo di lenza senza amo innescata con una “corona” di lombrichi. La “mazzacchera” è un tipo strumento di pesca che per i pescatori sportivi ne è vietato l’utilizzo. Le normative che vietano la pesca all’anguilla sono:

Il resoconto della nottata è di 10 contestazioni amministrative tra le quali: attrezzi non consentiti, pesca in epoca di divieto, pesca notturna e pesca senza licenza o tesserino segna catture, per oltre 4.000 euro di verbali. I controlli hanno interessato anche porto Badino e Rio Martino.

Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove si formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio.

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