Migranti, il Papa striglia l’Europa: “Accogliere, proteggere, promuovere e integrare”

19 ottobre 2023 | 19:46
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Migranti, il Papa striglia l’Europa: “Accogliere, proteggere, promuovere e integrare”

In una piazza San Pietro chiusa ai fedeli, il Papa prega per i migranti con i Vescovi riuniti in Vaticano per il Sinodo: “Partono ingannati da trafficanti senza scrupoli ma i Governi guardano dall’altra parte con egoismo, indifferenza e paura”

Città del Vaticano – “Accogliere, proteggere, promuovere e integrare”. Il sole è già tramontato su piazza San Pietro quando Papa Francesco, al termine dei lavori della 13ma Congregazione Generale del Sinodo, lascia l’Aula Palo VI per raggiungere la scultura Angel Unawares, installata a ridosso del colonnato del Bernini quattro anni fa (leggi qui). Accanto vie è il crocifisso di San Damiano. E proprio da qui, davanti al monumento dedicato ai migranti di tutte le epoche e di tutte le nazioni, striglia – ancora una volta – i governi dell’Occidente, che voltano lo sguardo dall’altra parte dinanzi alla grande problematica delle migrazioni.

Una veglia molto breve, appena mezz’ora, in una piazza San Pietro chiusa ai fedeli. Nelle seicento sedie poste davanti alla scultura che rappresenta “uomini e donne di ogni età e provenienza, e in mezzo a loro gli angeli che li conducono”, solo i partecipanti al Sinodo sulla Sinodalità.

Il monito ai governi arriva dopo aver ascoltato la parabola del buon samaritano: “Non saremo mai abbastanza grati a San Luca per averci trasmesso questa parabola. Essa è anche al centro dell’Enciclica Fratelli tutti, perché è una chiave, direi la chiave per passare da un mondo chiuso a un mondo aperto, da un mondo in guerra a un mondo in pace. Stasera l’abbiamo ascoltata pensando ai migranti”, dice il Papa, che paragona la strada pericolosa che portava da Gerusalemme a Gerico alle rotte migratorie di oggi “che attraversano deserti, foreste, fiumi e mari. Quanti fratelli e sorelle oggi si ritrovano nella medesima condizione del viandante della parabola? Quanti vengono derubati, spogliati e percossi lungo la strada?”

Partono ingannati da trafficanti senza scrupoli. Vengono poi venduti come merce di scambio. Vengono sequestrati, imprigionati, sfruttati e resi schiavi. Vengono umiliati, torturati e violentati. Tanti muoiono senza arrivare mai alla meta. Le rotte migratorie del nostro tempo sono popolate da uomini e donne feriti e lasciati mezzi morti, da fratelli e sorelle il cui dolore grida al cospetto di Dio. Spesso sono persone che scappano dalla guerra e dal terrorismo, come vediamo purtroppo in questi giorni.

Quindi, tuona contro l’Europa: “Anche oggi, come allora, c’è chi vede e passa oltre, sicuramente dandosi una buona giustificazione, in realtà per egoismo, indifferenza, paura”. Al contrario, il Vangelo di quel samaritano “dice che vide quell’uomo ferito e ne ebbe compassione”. E “proprio la compassione è l’impronta di Dio nel nostro cuore. Questa è la chiave. Qui c’è la svolta”.

Come il buon samaritano, siamo chiamati a farci prossimi di tutti i viandanti di oggi, per salvare le loro vite, curare le loro ferite, lenire il loro dolore. Per molti, purtroppo, è troppo tardi e non ci resta che piangere sulle loro tombe, se ne hanno una. Ma il Signore conosce il volto di ciascuno, e non lo dimentica.

Il buon samaritano, fa notare poi il Pontefice, “non si limita a soccorrere il povero viandante sulla strada. Lo carica sul suo giumento, lo porta a una locanda e si prende cura di lui”. Da qui l’appello ad agire seguendo quattro verbi che riassumono, secondo il Papa, l’azione che ogni Stato deve intraprendere nei confronti dei migranti: “accogliere, proteggere, promuovere e integrare”. “Si tratta di una responsabilità a lungo termine – ammonisce ancora il Santo Padre, seduto sulla sedia a rotelle -, infatti il buon samaritano si impegna sia all’andata sia al ritorno. Per questo è importante prepararci adeguatamente alle sfide delle migrazioni odierne, comprendendone sì le criticità, ma anche le opportunità che esse offrono, in vista della crescita di società più inclusive, più belle, più pacifiche.

Papa Bergoglio evidenza poi “l’urgenza di un’altra azione. Dobbiamo tutti impegnarci a rendere più sicura la strada, affinché i viandanti di oggi non cadano vittime dei briganti. È necessario moltiplicare gli sforzi per combattere le reti criminali, che speculano sui sogni dei migranti. Ma è altrettanto necessario indicare strade più sicure. Per questo, bisogna impegnarsi ad ampliare i canali migratori regolari”. Più corridoi umanitari, dunque, più rotte migratori legali: “Nello scenario mondiale attuale è evidente come sia necessario mettere in dialogo le politiche demografiche ed economiche con quelle migratorie a beneficio di tutte le persone coinvolte, senza mai dimenticarci di mettere al centro i più vulnerabili”. Però, il monito finale, “è anche necessario promuovere un approccio comune e corresponsabile al governo dei flussi migratori, che sembrano destinati ad aumentare nei prossimi anni”.

Da qui la supplica al Cielo: “Chiediamo al Signore la grazia di farci prossimi a tutti i migranti e i rifugiati che bussano alla nostra porta, perché oggi ‘chiunque non è brigante e chiunque non passa a distanza, o è ferito o sta portando sulle sue spalle qualche ferito’ (Fratelli tutti, 70)”. Quindi l’invito per “un breve momento di silenzio, ricordando tutti coloro che hanno perso la vita lungo le diverse rotte migratorie”.

La veglia prosegue con le preghiere, lette in diverse lingue, da diversi migranti: e non ci sono solo gli africani. A pregare per la pace anche una donna ucraina. Il Papa dà la benedizione. E nel silenzio della piazza, interrotto dagli applausi dei presenti, fa ritorno nelle sue stanze.

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