Serial Killer

Historical Crimes. Cesare Serviatti, il Barbablù del Tevere

29 ottobre 2023 | 10:00
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Historical Crimes. Cesare Serviatti, il Barbablù del Tevere

Il serial killer che “cerca moglie”: le sue mire sono le donne sole che cerca di avvicinare tramite annunci matrimoniali sui giornali

Cesare Serviatti nasce a Roma nel 1875. Di aspetto rude, volgare, impacciato non trova un mestiere se non quello di macellaio che abbandona dopo pochi mesi per diventare infermiere al Policlinico nella città eterna. Ma subito dopo viene accusato di maltrattamenti verso i pazienti e di conseguenza licenziato. E’ conosciuto come il Barbablù del Tevere poiché le sue mire sono le donne sole che cerca di avvicinare tramite annunci matrimoniali sui giornali..

Nel 1928 conosce una certa Pasqua Bartolini Tiraboschi e comincia a frequentarla. Ne diventa ben presto amante e mentre dorme con lei in una pensione a La Spezia che lo stesso Serviatti gestisce la uccide con un coltello. Riduce il suo corpo in piccoli pezzi e li getta nel pozzo nero della stessa pensione . Nessuno si accorge di questo delitto e l’assassino, certo di farla franca chiude la pensione e si trasferisce a Roma. Alla fine di ottobre del 1930, con lo stesso espediente degli annunci scopo matrimonio, conosce Bice Margarucci, la circuisce e la fa innamorare. Quando decide che anche per lei sia arrivato il suo momento l’uccide a coltellate e ne getta il corpo, fatto anch’esso a pezzi, nel Tevere; verrà ritrovato in un tratto di mare vicino a Ladispoli. Anche se il rituale è lo stesso del precedente la polizia non collega i due omicidi. Al tempo non vi erano né computer né contatti e scambi di dati tra le varie Questure italiane.

La sua finalità è il profitto: deruba la vittima di turno dei risparmi, ma anche un impulso passionale a sfondo sessuale. E così si arriva al terzo delitto. Con la stessa tecnica, avvicina, plagia ed uccide Paolina Gorietti di 40 anni. La mattina del 16 novembre 1932 nella stazione di Napoli il suo corpo viene ritrovato fatto a pezzi in una valigia. Si trovava in un treno proveniente da La Spezia. Questa volta le indagini cercano di collegare i vari delitti di donne uccise con lo stesso rituale. Il commissario Musco della questura di Roma riesce a far identificare il corpo della donna nella valigia dalla migliore amica della vittima. Questa amica svela alla polizia che Paolina Gorietti le aveva confidato che stava per sposare un uomo abitante alla Spezia e ne fornisce il nome. Scattano le ricerche e il Serviatti viene arrestato a Roma nella sua abitazione. Dopo uno stringente interrogatorio confessa il suo ultimo omicidio.

Ammette anche la sua depravazione: dopo aver ucciso la vittima abusa del suo corpo ancora caldo e preferisce restare parecchio tempo a contemplare il cadavere prima di farlo apezzi. Forse in questa descrizione il maniaco cerca di far credere agli inquirenti di essere malato mentale onde tentare di evitare la punizione che in quel tempo consiste nella fucilazione. Dice che agisce spinto da una forza misteriosa. La polizia seguita ad indagare e ricollega a questo omicida anche gli altri due casi. Il criminale allora confessa altri quattro delitti, e cioè i due di cui abbiamo descritto gli avvenimenti più altri due di cui però non fornisce il nome delle vittime. Durante il processo viene stabilito che Serviatti uccide non in preda a un raptus ma in base a un progetto pianificato con cura e parecchio tempo prima, scegliendo le sue vittime tra quelle più facoltose o più sole.

La sentenza avviene in poco tempo. La difesa non riesce a farlo riconoscere infermo di mente e Serviatti viene condannato a morte. La sentenza viene confermata sia in Corte d’Appello che in Cassazione. La mattina prima della esecuzione rifiuta i conforti di un prete, beve due bicchieri di vino e si avvia davanti al plotone di esecuzione nel carcere di Serzana, composto da 22 agenti di Pubblica sicurezza, plotone che mette fine alla vita di questo pluriomicida, un vero cacciatore di doti che da piccolo diceva a tutti che avrebbe voluto fare il boia nel suo futuro lavorativo.