IL FATTO

Latina, “Dammi i soldi e ti concedo il divorzio”: donna ricattata e picchiata dal marito

3 novembre 2023 | 15:04
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Latina, “Dammi i soldi e ti concedo il divorzio”: donna ricattata e picchiata dal marito

I poliziotti della Volante hanno immediatamente soccorso la donna, trovata con evidenti lesioni al volto ed in stato di choc

Latina – Botte, minacce di morte, abusi e maltrattamenti. E, addirittura, la concessione del divorzio solo in cambio di denaro. E’ questa la storia che vede come malcapitata vittima una donna di Latina: nella prima mattinata di giovedì infatti, dopo l’ennesima violenza subita dal marito, ha telefonato al Numero Unico per le Emrgenze 112.

A seguito della chiamata, immediatamente giunta sul posto la Polizia di Stato – Questura di Latina, particolarmente attenta alle problematiche che afferiscono i soggetti più vulnerabili. I poliziotti della Volante hanno immediatamente soccorso la donna, trovata con evidenti lesioni al volto ed in stato di choc. Contemporaneamente, hanno bloccato l’aggressore.

Prima di essere assistita da personale sanitario, la donna ha fatto cenno a ripetute azioni vessatorie – durevoli nel tempo – costituite da continue minacce, anche di morte, e violente percosse ai suoi danni.

I successivi accertamenti, supportati dalle testimonianze di persone a conoscenza dei fatti, hanno fatto emergere anche un tentativo di estorsione da parte dell’uomo, che avrebbe concesso il divorzio alla donna solo in cambio di denaro.

L’esagitato è stato inoltre trovato in possesso di un utensile da taglio, posto in sequestro, mentre la donna, a seguito dei colpi ricevuti, è stata dimessa con prognosi di gg. 15.

Alla luce degli elementi descritti e con il coordinamento della Procura della Repubblica, l’uomo è stato arrestato per maltrattamenti in famiglia, lesioni aggravate, tentata estorsione e porto abusivo di arma da taglio. Per lui si sono aperte le porte del carcere di Latina, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.

Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove si formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio.