Giulia Cecchettin e quell’ultimo saluto pieno di rumore

5 dicembre 2023 | 15:31
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Giulia Cecchettin e quell’ultimo saluto pieno di rumore

La bara bianca entra nella Basilica di Santa Giustina, a Padova, tra 1.200 persone

Padova, 5 dicembre 2023- La bara bianca entra nella Basilica di Santa Giustina, sotto gli occhi attoniti di una folla numerosa. Non folla, diamo un numero: erano 1.200 le persone venute a salutare Giulia Cecchettin, la ventiduenne uccisa dal femminicida Filippo Turetta. La basilica, d’altro canto, è stata scelta appositamente: perché fosse grande da poter essere colma perché l’ultimo epilogo fosse, per quanto possibile, pieno di amore.

Fuori la Basilica, lo sguardo vivo di Giulia che, dalla gigantografia affissa sulla facciata, sembra rispondere alla cerimonia. Ovunque, dopo il funerale, echeggia quel rumore più volte invocato da Elena Cecchettin che, in interviste e dichiarazioni, invita a fare rumore e lasciar perdere minuti bianchi e immobili di silenzio: “Fate sì che Giulia non sia solo un numero”.

E’ difficile, si immagina, prendere parola dal pulpito della chiesa gremita e, la prima a farlo, è Giulia Zecchin, la migliore amica, che legge un passo dal libro del profeta  Isaia, come voluto dalla famiglia: “Un germoglio spunterà dal tronco di lesse, un virgulto  germoglierà dalle sue radici. Su di lui si poserà lo spirito del Signore”

La lunga lettera di un padre

Già nei giorni scorsi, Gino Cecchettin aveva annunciato di star scrivendo una lettera, un’ ultima lettera. Come a giustificarsi, aveva addotto: “Non sono bravo con le parole”.

Appare ora commosso mentre legge, ma d’una commozione fertile, che vuol dire forza e azione. E il suo discorso, ci sembra, tende a quell’invito aperto che spinge ad agire: “Che la memoria di Giulia ci ispiri a lavorare insieme contro la violenza, che la sua morte sia la spinta per cambiare. Mia figlia Giulia era proprio come l’avete conosciuta, una giovane donna straordinaria, allegra e vivace, mai sazia di imparare. Ha abbracciato la responsabilità della gestione familiare dopo la prematura perdita della sua amata mamma- ha continuato- Il femmincidio è spesso il risultato di una cultura che svaluta la vita donne, vittime di coloro che avrebbero dovuto amarle; invece sono state vessate, costrette a lunghi periodi di abusi, fino a perdere la loro libertà, prima di perdere anche la vita. Come può accadere tutto questo. Com’è può essere successo a Giulia? Ci sono tante responsabilità – ha detto – ma quella educativa coinvolge tutti. Mi rivolgo per primi agli uomini: per primi dobbiamo dimostrare di essere agenti di cambiamento, contro la violenza di genere. Cara Giulia è il momento di lasciarti andare, salutaci la mamma. Impareremo a danzare sotto la pioggia. Grazie per questi 22 anni”

Dopo il funerale,  il feretro della giovane donna è stato portato a Saonara, paese dove ha trascorso l’infanzia, per un altro momento di raccoglimento nella chiesa di San Martino.

Vincenzo Gualzetti, la vicinanza di un dolore simile

Alla cerimonia presente anche Vincenzo Gualzetti, papà di Chiara accoltellata a nel 2021 da un coetaneo. Le parole chissà se son servite: quello che si è mostrato alla telecamere è stato solo un lungo abbraccio. L’aveva annunciato Gualzetti, manifestando una vicinanza senza schermi. L’uomo aveva scritto una lunga lettera, pubblicata sul Corriere della Sera: ” Caro Gino, oggi sarò accanto a te, al funerale della tua Giulia. Ci voglio essere e vorrei tanto abbracciarti, perché ho provato sulla mia pelle il calore di ogni singolo abbraccio quando è toccato a me essere il padre di una ragazza uccisa. Siamo fratelli di un destino simile, io e te. Da quando il nome e il viso di Giulia sono entrati nella mia vita mi sono sentito anch’io un po’ suo padre. Ho sperato per lei, pregato per lei, mi sono angosciato per lei, come se all’improvviso fossero tornate quelle ore di abisso vissute a casa mia, a giugno di tre anni fa”.

“La mia Chiara aveva 15 anni quando l’hanno trovata in un campo, ammazzata a coltellate, calci e pugni. Io l’avevo cercata per un giorno, uno solo. Mi ero arrampicato per ogni sentiero, avevo guardato dietro ogni cespuglio, ma — pensa che amara consolazione — il mio sgomento era durato appena un giorno. Non oso nemmeno immaginare cosa puoi aver vissuto tu per tutti quei giorni di buio aspettando di sapere… Anch’io, come te, non ho più mia moglie, e sono sicuro che il male che se l’è portata via sia cresciuto assieme al dolore per aver perduto Chiara. Anch’io, come te, cerco di ragionare e dare un senso a quello che è successo, anche se tutta questa violenza un senso non ce l’ha. Faccio cose nel nome di Chiara, cerco di tenere vivo il suo sorriso, come sono certo che farai tu con Giulia. Sugli assassini non voglio sprecare nemmeno una parola, mi sembrano molto più importanti Chiara e Giulia”.

“Caro Gino, – conclude Vincenzo Gualzetti –  il giorno che hanno trovato tua figlia io l’ho saputo da una di quelle app di notizie che ho installato sul telefonino. Ho letto le prima due righe: palavano di una coltellata alla nuca… ho spento il telefono e sono crollato. Ho preso un giorno di riposo, sono corso a casa a stendermi per provare a dormire, il solo modo che avevo per non pensare a Giulia e a Chiara, anche lei accoltellata alla nuca. Verrò da te, oggi. Per quell’abbraccio da padre a padre, se sarà possibile, ma anche per un piccolo omaggio alle Giulie e alle Chiare che non hanno mai avuto voce

La risposta delle istituzioni

In Veneto è lutto, le bandiere sono a mezz’asta, per tutta la notte Palazzo Balbi, sede della Giunta regionale, è illuminato di rosso.

Luca Zaia dai social: ” Oggi, nel giorno dei funerali di Giulia Cecchettin, chiedo all’intero Veneto un segnale corale, forte e chiaro, contro la violenza di genere. Una giornata che diventi indelebile, che segni il passo perché fatti come questo possano non ripetersi più”.

Al funerale hanno presenziato lo stesso Zaia,  sindaco di Padova, Sergio Giordani e Carlo Nordio.

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