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“Patto di Stabilità? Non escludo il veto dell’Italia”: Meloni incontra Scholz e Macron

14 dicembre 2023 | 11:01
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“Patto di Stabilità? Non escludo il veto dell’Italia”: Meloni incontra Scholz e Macron

Vertice prima del Consiglio europeo tra i leader di Italia, Francia e Germania per arrivare a dama. Ma non solo: a Bruxelles è in ballo l’adesione dell’Ucraina

Bruxelles, 14 dicembre 2023 – Brindisi e risate tra Meloni Macron e Scholz, seduti allo stesso tavolo in una sala dell’Hotel Amigo di Bruxelles, alla vigilia del Consiglio europeo. Un clima amichevole e colloquiale quello che ha visto protagonisti i tre leader, condito da sorrisi e battute. A pochi metri di distanza il ministro per gli Affari europei e il Pnrr Raffaele Fitto e il nuovo consigliere diplomatico della premier, Fabrizio Saggio, oltre agli staff governativi. Il lungo faccia a faccia tra la premier italiana e il presidente francese si è trasformato in un incontro a tre, quando al loro tavolo si è aggiunto il cancelliere tedesco – che indossava una t-shirt a maniche corte. Un clima informale, dunque, per cercare di avvicinare le parti sul Patto di Stabilità. Ma andiamo per gradi.

Patto di Stabilità: si tratta

Nonostante il clima di cordialità, il tema sul tavolo è delicato: il Patto di Stabilità (leggi qui), su cui l’Unione europea sta lavorando ad oltranza per arrivare a dama entro fine anno, sta tenendo con il fiato sospeso i Governi dell’Ue.. Durante le comunicazioni al Senato prima di partire per Bruxelles, la premier – a proposito del Patto – ha detto che “non esclude il veto dell’Italia(ascolta qui). Un veto che, ora come ora, farebbe saltare il banco. La trattativa vede l’Italia al centro del tavolo, perchè incrociata con la ratifica del Meccanismo Europeo di Stabilità (MES) anche conosciuto come Fondo Salva Stati, che tante polemiche ha generato nel corso degli anni. Soprattutto la Lega sembra intenzionata ad alzare le barricate mentre Fratelli d’Italia e Forza Italia – nonostante nutrano dubbi – sono più disposte a trattare. In fondo le trattative sono così: si dà qualcosa in cambio di qualcos’altro. Il nostro Paese (così come gli altri Stati dell’Europa mediterranea) puntano a misure più elastiche e meno stringenti: quelle attuali sono ferme dal 1997 ed ormai tutti hanno preso atto del fatto di come siano diventate insostenibili. 

Non solo Patto di Stabilità: si punta all’adesione dell’Ucraina. Ma Orban fa muro

La due giorni del Consiglio Europeo si concentrerà soprattutto sull’allargamento dell’Unione europea. In primis sul tavolo c’è la delicata questione Ucraina, che vorrebbe aderire il più presto possibile e per cui, al termine del Consiglio, dovrebbero aprirsi i negoziati d’adesione. Kiev ha presentato richiesta oltre un anno fa, il 28 febbraio 2022, quattro giorni dopo l’invasione russa.

Sottolineatura doverosa: per l’adesione dell’Ucraina – così come per chiunque altro – è necessaria l’approvazione unanime del Consiglio Europeo. Unanimità che sembra ben lontano a causa del muro alzato dal presidente ungherese Viktor Orbàn: “L’allargamento non è una questione teorica. L’allargamento è un processo giuridicamente dettagliato, basato sul merito e che presenta dei presupposti. Ne abbiamo stabiliti 7 e, anche secondo la valutazione della Commissione, tre dei sette non sono soddisfatti, quindi non c’è motivo di negoziare l’adesione dell’Ucraina” ha detto Orban a margine del vertice, per poi aggiungere:”Le precondizioni non sono state stabilite dall’Ungheria – prosegue – le precondizioni sono state stabilite dalla Commissione: sette punti che sono pubblici. Su sette tre non sono stati soddisfatti: secondo me ancora di più, ma anche tre sono sufficienti per dire ‘ragazzi, non sono soddisfatte le precondizioni, quindi non c’è alcuna possibilità di avviare i negoziati. Per quanto riguarda gli aiuti finanziari, i soldi per l’Ucraina a breve termine sono già nel bilancio. Se si vogliono dare soldi a lungo termine e in quantità maggiori, dobbiamo gestirli fuori dal bilancio. E noi siamo a favore”, ha concluso. A tal proposito Palazzo Chigi ha reso noto di un incontro tra Meloni e Orban, con il presidente ungherese che poi ha incontrato anche Scholz e Macron. Obiettivo: sbloccare la situazione.

Summit Ue-Balcani

Non solo Kiev. Si è tenuto infatti il classico summit annuale Ue-Balcani Occidentali: obiettivo l’avvio dei negoziati per l’adesione. Nello specifico,  Meloni, ha incontrato, a margine del la Presidente della Repubblica del Kosovo, Vjosa Osmani. L’incontro – come sottolinea una nota diffusa da Palazzo Chigi –  oltre a confermare l’amicizia che lega Italia e Kosovo, ha offerto l’occasione per fare il punto sul dialogo Pristina – Belgrado facilitato dall’Unione europea. Da parte italiana è stato reiterato l’invito a entrambe le parti ad adottare misure di de-escalation volte a consentire la piena attuazione dell’Accordo di Ohrid.

Patto di stabilità

Foto: governo.it

Il commento di Tajani

Certamente l’Italia è favorevole all’avvio del negoziato, nei tempi previsti per l’adesione dell’Ucraina all’Ue, nel rispetto delle regole e dell’acquis comunitario: mi auguro si possa arrivare ad una decisione positiva. Noi siamo favorevoli all’avvio del negoziato con l’Ucraina, con la Bosnia-Erzegovina e siamo favorevoli all’accelerazione dei tempi per l’ingresso dei Paesi dei Balcani già candidati a far parte dell’Ue. Ma non sono due cose alternative o in contrasto”. Così il ministro degli Esteri Antonio Tajani, a margine del prevertice del Partito popolare europeo a Bruxelles.

“Mi auguro – ha aggiunto – che l’Ungheria si renda conto che è importante trovare un’unità all’interno dell’Ue e permettere all’Ucraina di avviare un negoziato, durante il quale dovrà dimostrare di aver compiuto passi in avanti. Ho giudicato molto positivo il fatto che, ad esempio, siano state decise nuove norme per le minoranze” linguistiche. “E’ un segnale importante e mi auguro che venga recepito dall’Ungheria. Guardiamo all’Ucraina e guardiamo ai Balcani con grande attenzione, perché sono Paesi con i quali abbiamo rapporti antichi, per i quali ci siamo sempre impegnati. Ero ancora commissario europeo quando insistevo” per l’ingresso dell’Albania. “Una cosa non è alternativa all’altra: si tratta di ricongiungere all’Europa Paesi che sono europei e di avviare con l’Ucraina un percorso che, nei tempi dovuti, porterà questo Paese a far parte dell’Ue”, ha terminato.