LA TREGUA

Prima guerra mondiale: quando le armi tacquero per la tregua di Natale

25 dicembre 2023 | 13:26
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Prima guerra mondiale: quando le armi tacquero per la tregua di Natale

Durante il conflitto del 14-18, le truppe deposero le armi qualche giorno per celebrare (insieme) il Natale. E così i soldati si riscoprirono uomini in grado di amare, sorridere e condividere

Mentre gran parte del mondo festeggia il Natale, in troppi luoghi oggi domina l’orrore della guerra. Poche ore fa un raid israeliano che ha colpito un campo profughi a Gaza, causando almeno 70 morti, più altri ancora da accertare. Le bombe russe continuano a devastare l’Ucraina. E come se ciò non bastasse, aumentano le tensioni nei Balcani, con l’Africa scossa da guerre civili. Sembra non esserci speranza, tuttavia la storia viene in nostro soccorso. E ci dimostra come, seppur per poco tempo, le armi possano tacere a favore di pace, umanità…e partite di calcio. Anche se occorre fare un salto indietro di oltre 100 anni.

La Prima guerra mondiale: una breve panoramica

Il ‘900 è stato a suo tempo ribatezzato “Il secolo breve” dallo storico Eric Hobsbawm, in un suo saggio del 1994. Il saggista scelse questo titolo, poi ripreso da quasi tutti gli storici nel corso degli anni,  a causa della velocità con cui ci furono vari mutamenti nel corso di questi anni – a differenza dei mutamenti del passato che avvenivano gradualmente. E’ proprio questa velocità che cambia la percezione del tempo. Mutamenti dovuti in gran parte alle guerre mondiali, che accelerò processi già in atto. Ma ad un costo alto, altissimo, anzi insostenibile.

In particolare la Prima guerra mondiale, combattuta tra il 1914 ed il 1918, fu l’inizio della catastrofe. Casus belli fu l’assassinio dell’Arciduca di Sarajevo Francisco Ferdinando, nonchè erede al trono d’Austria-Ungheria,  da parte dell’anarchico serbo Gavrilo Princip il 28 giugno 1914. Un attentato dovuto al fatto che i nazionalisti serbi giudicavano l’impero asburgico di impedire la nascita di una “Grande Serbia”. Princip ed i suoi 7 complici, secondo quanto affermano le fonti autorevoli, non avrebbero mai immaginato che l’assassinio di Ferdinando avrebbe scatenato quella che poi sarebbe stata conosciuta come “La prima guerra mondiale” o “Grande Guerra”. Ma il 28 luglio 1914, esattamente un mese dopo, l’Austria dichiarò guerra alla Serbia, che decise di non rispettare l’ultimatum di Vienna. L’attentato fu in realtà solo la goccia che fece traboccare il vaso, che fece scoppiare il rapporto già carico di tensione tra Serbia e Austria-Ungheria.

Da quel giorno in poi, una serie di eventi (e d’interventi) a catena cambiarono per sempre i destini del mondo. L’Italia entrò in guerra solo l’anno successivo, il 24 maggio 1915,  al fianco della Triplice Intesa (Francia, Inghilterra e Russia) tradendo la Triplice Alleanza (Germania e Austria-Ungheria) di cui faceva parte. Fu la firma del Patto di Londra, che prometteva premi territoriali in favore del Regno d’Italia, a convincere il Governo presieduto da Antonio Salandra a cambiare le carte in tavola. Tuttavia, come noto, molte delle condizioni firmate nel Patto di Londra non vennero rispettate.

E’ ancora oggi conosciuta come “guerra di trincea”: s’intende un tipo di guerra di posizione nella quale la linea del fronte consiste in una serie di trincee. Chi non morì sotto i colpi delle mitragliatrici nemiche, morì di freddo, fame, pessime condizioni igieniche. Fu dal 1914 in poi che il mondo scoprì, più d’ogni altra volta prima d’allora, la sua capacità distruttiva.

Non si conoscono con precisione le stime dei morti: le fonti più accertate tuttavia affermano che ci sarebbero stati tra i 15 ed i 17 milioni di vittime, tra soldati e civili, mentre quelle più radicali vanno ben oltre i 60 milioni. Senza contare feriti, dispersi e mutilati. Un conteggio dei morti che, a distanza di oltre 100 anni, deve ancora essere accertato.

La tregua di Natale

Ci fu tuttavia un momento, ed è questo lo spirito dell’articolo, in cui le truppe deposero le armi e si riscoprirono, finalmente, uomini. In grado di sorridere, amare, condividere, anche se durò poco.

Già nella settimana precedente il Natale del 1914 alcuni membri delle truppe tedesche e britanniche, schierate sui lati opposti del fronte, presero a scambiarsi auguri e canzoni dalle rispettive trincee, e occasionalmente singoli individui attraversarono le linee per portare doni ai soldati schierati dall’altro lato. Nel corso della vigilia di Natale e del giorno stesso di Natale, un gran numero di soldati provenienti da unità tedesche e britanniche (nonché, in misura minore, da unità francesi) lasciarono spontaneamente le trincee per incontrarsi nella terra di nessuno per fraternizzare, scambiarsi cibo e souvenir. Oltre a celebrare comuni cerimonie religiose e di sepoltura dei caduti, i soldati dei due schieramenti intrattennero rapporti amichevoli tra di loro al punto di organizzare improvvisate partite di calcio.

La tregua non fu un evento organizzato, né universalmente diffuso: in diverse zone del fronte i combattimenti proseguirono per tutto il giorno di Natale, mentre in altri i due schieramenti negoziarono solo tregue momentanee per seppellire i caduti. Gli episodi di fraternizzazione con il nemico furono giudicati negativamente dagli alti comandi e severamente proibiti per il futuro: già l’anno successivo alcune unità organizzarono cessate il fuoco per il giorno di Natale, ma le tregue non raggiunsero il grado di intensità e di fraternizzazione di quelle del 1914; per il Natale del 1916, dopo le traumatiche esperienze delle sanguinose battaglie di Verdun e della Somme e la diffusione dell’impiego di armi chimiche, nessuna tregua venne organizzata.

La tregua tuttavia fornì poi l’occasione per recuperare i caduti rimasti abbandonati nella terra di nessuno e dare loro sepoltura; durante questa fase, furono organizzate anche funzioni religiose comuni per tutti i caduti. Nei settori del fronte interessati dalla tregua l’artiglieria rimase muta e non si verificarono combattimenti su vasta scala per tutto il periodo natalizio; anche così, comunque, in alcuni casi soldati che si avvicinavano alle trincee nemiche furono presi a fucilate dagli avversari. Nella maggior parte dei settori interessati la tregua durò solo per il giorno di Natale, ma in alcuni casi si prolungò fino alla notte di Capodanno.