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Milan-Roma 3-1: così Lukaku diventa impotente (e non per colpa sua)

15 gennaio 2024 | 19:37
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Milan-Roma 3-1: così Lukaku diventa impotente (e non per colpa sua)

Big Rom va in difficoltà nelle grandi sfide: scuote la testa, allarga le braccia e appare sconsolato. Chiede un supporto ai compagni che, però, non arriva quasi mai

Roma, 15 gennaio 2024 – Premessa: la Roma, contro il Milan, non ha giocato malissimo. O almeno non così tanto com’è avvenuto in troppe recenti (e meno) sfide. Nonostante un atteggiamento leggermente più offensivo, ancora non basta, perchè il tabellino dice 3-1 per i rossoneri. E mentre rimbalzano sempre di più le voci di un possibile esonero di Mourinho, obbligato a vincere le prossime 3 gare (Verona, Salernitana e Cagliari) per rimanere in corsa Champions, a San Siro si è aperto un caso: Romelu Lukaku.

Big Rom, nelle grandi sfide, appare in difficoltà. Scuote la testa, allarga le braccia, appare sconsolato. Il gigante belga a giocare in questo modo non si diverte. Tocca pochi palloni, ingabbiato tra le tante maglie avversarie ed il gioco della Roma che non le mette nelle condizioni di essere devastante. Quando manca Dybala, come ieri sera, è anche peggio. Sembra un pesce fuor d’acqua, o per meglio dire, un arco senza freccia. La colpa tuttavia non è sua.

I compagni non lo supportano come dovrebbero. La trama di gioco, spesso, è un lancione con la speranza che lui faccia qualche sponda, nulla di più. E spesso quel “lancione” è anche poco preciso. Poco supporto gli arriva anche dai centrocampisti, che non riescono ad inserirsi e a sfruttare le sue imbucate. Per non parlare degli esterni, che raramente azzeccano qualche cross. Insomma, i grossi limiti di gioco ricadono inevitabilmente anche, e soprattutto, sul belga. Anche perchè Lukaku non è Dzeko, per fare un paragone con un altro grande centravanti passato recentemente tra le fila giallorosse: il bosniaco ama creare gioco, è un regista avanzato che vuole palla sui piedi in modo da poter costruire lui le azioni. Big Rom, però, è un’altra cosa. Fa della potenza fisica la sua forza, del contropiede il suo pane quotidiano, come dimostra la sua esperienza all’Inter (ma anche in Inghilterra). E nonostante la sua mole, è abile anche negli scambi stretti. Motivo per cui con Dybala si trovano ad occhi chiusi. Ma la Joya, spesso, non c’è, motivo per cui una soluzione alternativa è necessaria.

Se questi limiti con le cosiddette “piccole” si vedono di meno, perchè Lukaku in qualche modo la butta dentro e riesce a nascondere i problemi, con le grandi squadre sopperire è molto più complicato. Milan, Juve, Inter, Lazio ed anche Napoli (dove ha segnato, ma la squadra di Mazzarri era rimasta in 9): il canovaccio tattico è stato sempre lo stesso. Palla lunga e preghiere. Tuttavia, come dimostrato anche ieri, questo “schema” non porta risultati.

A tutto ciò aggiungiamo anche, per onor di verità, che i difensori conoscono di più e meglio Lukaku. Ormai sono 5 anni – con la breve parentesi al Chelsea – che gioca nel nostro campionato. Gli allenatori lo hanno studiato e, nei limiti del possibile, sono riusciti a mettergli un freno. Ma ciò, come detto, non basta a spiegare tutto il resto.

Mourinho, anche nelle ultime ore, ha affermato come “Senza Dybala sia un’altra Roma”. I fatti dicono che è vero, ma dicono altrettanto che ciò non può essere accettabile se l’obiettivo è la Champions League. La Roma, di frecce al proprio arco, in teoria ne ha molte. A cominciare proprio da Lukaku a cui, però, manca lafreccia. E’ compito dell’allenatore, e dei suoi compagni, procurargliela.

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