DENTRO LA NOTIZIA |
Calcio
/
Sport
/

Pochi slogan e tanto lavoro: così De Rossi vuole riprendersi la Roma

19 gennaio 2024 | 20:43
Share0
Pochi slogan e tanto lavoro: così De Rossi vuole riprendersi la Roma

Non più “Danielino”, ma “mister De Rossi”: il neo-tecnico giallorosso ha già tracciato la via. E guai a dargli del traghettatore: sulla panchina ci vuole restare a lungo

Roma, 19 gennaio 2024 – Non più “Danielino”, bensì “mister De Rossi”. Nella sua prima conferenza stampa, che precede Roma-Verona, il neo-tecnico giallorosso ha già tracciato la via. Pochi slogan, anzi nessuno, ma tanto lavoro. E guai a chiamarlo “traghettatore”. Perchè non si è mai sentito tale e non vuole iniziare di certo adesso. Ma anzi, “se la giocherà alla morte per restare” come lui stesso ha detto. L’obiettivo è solo uno: riportare la Roma in Champions League. Da qui passa il futuro della società giallorossa, non solo per il prestigio della competizione che manca da troppi anni, ma soprattutto per i quattrini che porterebbe nelle casse societarie. E nonostante i disfattismi prendano facilmente il sopravvento nella Capitale, De Rossi a questo è abituato. E se ha poca esperienza da allenatore, su questo può dar lezioni.

Il distacco con Mourinho

Andiamo per ordine. De Rossi nella sua carriera si è sempre contraddistinto per interviste, dichiarazioni e appunto conferenze. Tutte situazioni solitamente contornate da frasi fatte o sempre uguali, con pochi spunti particolarmente interessanti. Insomma, dei pro-forma a cui calciatori ed allenatori sono obbligati da contratto. Ma per il tecnico della Roma non è mai stato così, anzi. Ha usato sempre parole forti, taglienti, senza mai fare zero a zero. E lo ha dimostrato anche stamattina.

A stupire i tifosi, nonchè i giornalisti presenti, è stata la “presa di distanza” da Josè Mourinho, citato in quanto suo predecessore, ma poco altro. Nonostante l’amore che i tifosi provano per lo Special One, il neo mister non ha voluto lisciare il pelo. Nessun riferimento alle grandi notti europee, ad esempio. Quello è il passato, mentre De Rossi ha lo sguardo rivolto al presente e al futuro, compreso il suo. E se Mou più volte ha detto di non avere una squadra di alto livello, l’attuale tecnico ha chiosato: “La Roma è una squadra forte. Se non fosse così, non avrei accettato”. Visioni radicalmente diverse. Il destino potrebbe presto metterli l’uno contro l’altro: indiscrezioni parlano di una trattativa in corso tra Mourinho e l’Al-Shabab, squadra di Riyad che la Roma affronterà settimana prossima in un amichevole in Arabia Saudita.

E a proposito di Mourinho, De Rossi di “effetto calmante” non vuole nemmeno sentir parlare, pur consapevole di come la sua chiamata ha in parte placato l’ira dei tifosi (“non sono stupido” ha sottolineato più volte). De Rossi crede nelle sue idee, seppur siano ancora in parte da sviluppare vista la poca esperienza in panchina. Si fida del suo carisma, della sua personalità del suo essere sempre stato una sorta di “allenatore” in campo e del rispetto che i calciatori avranno per lui. Compresi quelli con cui ha giocato (Paredes, Pellegrini, Karsdorp, Cristante ed El Shaarawy): a tutti loro vuole bene, come ha ricordato in conferenza, e non ha bisogno di fingere non sia così. Alcuni di loro, invece, imparerà a conoscerli, a cominciare da Dybala e Lukaku, da cui è rimasto “impressionato”.

Come giocherà la Roma di De Rossi?

L’impressione è che ci sarà una vera e propria rivoluzione dal punto di vista del gioco, anche se De Rossi detesta l’espressione “il mio calcio”. Non ha mai nascosto il suo “amore” calcistico per Luis Enrique e Spalletti, due allenatori che hanno fatto del gioco di possesso il proprio marchio di fabbrica. Ed è paradossale che sia lo spagnolo che il toscano, a Roma, non siano ricordati poi troppo bene, seppur per motivi diversi. Il primo per aver tentato un “tiki-taka” senza averne i giocatori, il secondo per la complicata gestione Totti. Ma a De Rossi non interessa, ed i risultati gli danno ragione. Luis Enrique via da Roma ha vinto tutto, mentre Spalletti ha riportato il Napoli al successo dopo 33 anni. Mica male.  Ha inoltre sempre stimato Antonio Conte, che più volte ha elogiato per avergli allungato la carriera in Nazionale.

Come giocherà la sua Roma è ancora da scoprire. Alla Spal, unica sua esperienza da allenatore fin’adesso, ha usato la difesa a 3, che tra l’altro la Roma utilizza ormai da 2 anni e mezzo. Detto ciò, De Rossi predilige la difesa a 4 e con il Verona sarebbe una buona occasione per mettere in campo questa piccola “rivoluzione“. Anche perchè proprio con il Verona ne mancheranno tanti: Mancini e Cristante sono squalificati, mentre Ndicka, Azmoun e Aouar stanno disputando le Coppe continentali. A ciò aggiungiamo gli infortuni di Smalling, Kumbulla, Renato Sanches e Abraham. Insomma, De Rossi per la sua prima gara ha gli uomini contati.

In generale, è difficile anche dire su chi punterà: se è scontato che si ripartirà da Dybala e Lukaku, i misteri sono ancora tanti. Pellegrini ritroverà il posto da titolare, ad esempio? E sugli esterni? Tante domande, per ora, senza risposta. Ma non si dovrà aspettare poi così tanto.

Per quanto riguarda il contratto, ci sarà tempo per parlarne. Dipenderà dagli obiettivi raggiunti, e lui lo sa. Per ora siederà sulla panchina fino a giugno, con uno stipendio nettamente più basso rispetto ai suoi colleghi. Con l’obiettivo di raggiungere il quarto posto che, per ora, dista solo 5 punti. E’ fattibile, ed il tecnico ci crede. Forse più di quanto non ci credesse lo stesso Mourinho. Senza dimenticare l’Europa League sullo sfondo. A fine stagione, poi, si tireranno le somme. All’orizzonte ci sono Verona, Cagliari e Salernitana, poi Inter e Feyenoord. Insomma, da qui a giugno, di cose ne dovranno accadere. Dopo di che, ai posteri l’ardua sentenza. (Foto: asroma.com)