il fatto

Segregata in casa a Pomezia, poi costretta a prostituirsi ad Ostia: incubo per una 23enne

29 gennaio 2024 | 14:57
Share0
Segregata in casa a Pomezia, poi costretta a prostituirsi ad Ostia: incubo per una 23enne

La vittima ha raccontato di essere stata ridotta in schiavitù ai carabinieri, che hanno attivato immediatamente le indagini e individuato l’aguzzino

Pomezia, 29 gennaio 2024 – I carabinieri della Compagnia di Pomezia hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Roma, su richiesta di quella Procura della Repubblica, arrestando un 31enne romeno, gravemente indiziato dei reati di sequestro di persona, lesioni personali aggravate, riduzione in schiavitù e sfruttamento della prostituzione ai danni di una ragazza di 23 anni.

All’inizio del mese di dicembre, la vittima, cittadina romena che si prostituisce, si era presentata presso la Stazione carabinieri Roma Divino Amore per denunciare la drammatica vicenda. Immediatamente sono scattate le indagini dei carabinieri, coordinate dalla Procura di Roma, che hanno consentito di raccogliere gravi indizi di colpevolezza in ordine al fatto che l’indagato, pochi giorni prima, aveva prelevato la donna con la forza dalla strada, rinchiudendola nel suo appartamento in zona Santa Palomba, dove, dopo averla privata del telefono cellulare, l’aveva malmenata per intimorirla ed inibirne ogni reazione. La sera, poi, è indiziato di avere accompagnato la donna sul litorale di Ostia per farla prostituire, privandola puntualmente del denaro che guadagnava. Infine, temendo che la vicenda potesse giungere a conoscenza delle forze dell’ordine, l’uomo si sarebbe deciso a liberare la ragazza.

Le risultanze investigative raccolte dai carabinieri hanno consentito di ricostruire con esattezza i contorni della vicenda e raccogliere gravi indizi a carico del 31enne romeno, il quale, arrestato in esecuzione dell’ordinanza, è stato associato presso la casa circondariale di Roma Regina Coeli.

Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove si formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio.

ilfaroonline.it è su GOOGLE NEWS. Per essere sempre aggiornato sulle nostre notizie, clicca su questo link e seleziona la stellina in alto a destra per seguire la fonte.