il fatto

Orrore a Cisterna di Latina: finanziere uccide la madre e la sorella dell’ex

14 febbraio 2024 | 19:27
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Orrore a Cisterna di Latina: finanziere uccide la madre e la sorella dell’ex

Prima la lite poi gli spari: l’ex fidanzata è riuscita a salvarsi e ricostruisce l’accaduto

Cisterna di Latina, 14 febbraio 2024 – Un duplice omicidio è quello che si è consumato a Cisterna di Latina, dove un finanziere di 27 anni ha puntato la pistola di ordinanza contro la madre e la sorella della ex fidanzata esplodendo una serie di colpi, mentre lei è riuscita a sfuggire al massacro scappando tra gli spari.

La giovane si è salvata fuggendo attraverso una finestra: trovata in strada in stato di choc, ha ricostruito quanto accaduto, riferendo di una lite in casa al termine della quale l’uomo avrebbe impugnato l’arma di ordinanza. La fidanzata, vedendo la pistola, è fuggita urlando e si è rifugiata nel bagno. Sentendo le sue grida, sono arrivate in suo aiuto la madre e la sorella, che sono state raggiunte da alcuni colpi d’arma da fuoco sparati dal 26enne.

Dopo averle colpite, il finanziere si è diretto verso il bagno, prendendo a calci la porta e rompendola. A quel punto, la ragazza è scappata di nuovo e ha raggiunto la camera della sorella per fuggire dalla finestra, ma è stata raggiunta dall’uomo, riuscendo poi a fuggire e rifugiarsi dietro una legnaia del giardino di casa. Da lì ha sentito l’esplosione di altri due colpi di pistola ed è quindi fuggita in strada, passando da un buco della rete di recinzione dell’abitazione. L’uomo è ora in stato di fermo in carcere.

La procura di Latina ha intanto emesso un decreto di fermo di indiziato nei confronti del 26enne. Il decreto è scattato dopo le indagini della Squadra Mobile e l’interrogatorio davanti al pm di turno, durante il quale l’uomo ha confessato la sua responsabilità, confermando quanto già dichiarato in prima battuta agli agenti intervenuti sul posto. Al termine degli atti di rito, li 26enne è stato portato in carcere in attesa della convalida. (Fonte: Adnkronos)

Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove si formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio.