LA RECENSIONE

Mare Fuori 4: camorra e criminalità… può l’amore essere la cura?

22 febbraio 2024 | 12:28
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Mare Fuori 4: camorra e criminalità… può l’amore essere la cura?

Continuano le vicende legate ai detenuti nell’Ipm di Napoli. La quarta stagione della fortunata fiction Rai lancia forti messaggi di speranza, ma altrettanti di dura riflessione

Mare Fuori 4, per molti, è già storia. L’atteso quarto capitolo della sitcom Rai che ha fatto innamorare milioni d’italiani, stando ai primi dati, ha più che raddoppiato gli ascolti. Il successo della serie napoletana dipende da tanti fattori: non solo dall’abilità recitativa degli attori (in gran parte giovanissimi) o dalla qualità della produzione, bensì dai temi che essa porta.

La camorra (e con lei tutte le mafie), purtroppo, è un fenomeno più attuale che mai. Un male in grado di mangiarsi pezzi d’Italia, e con lei generazioni intere. Giovani nati (come nel caso della serie) “nella parte sbagliata di Napoli” – come dirà Edoardo Conte in una puntata -, che altro non hanno visto che pistole, sangue, soldi sporchi. Condannati, in troppi casi, a non poter neanche scegliere perché non conoscono altro se non questo. Cresciuti con famiglie in guerra per il potere, in grado di creare un clima di paura e omertà nella città. In particolare quelle più povere, dove la criminalità organizzata trova terreno fertile.

E proprio quei giovani, che della vita ancora non hanno conosciuto nulla se non “tutto” ciò, ci muoiono. Come è accaduto a Ciro Ricci, morto nell’ultima puntata della prima stagione. In fondo la sigla stessa lo canta: “Si so’ nato ccà, qual è ‘a colpa mia? M’hanno miso ‘o fierro ‘mmano e me hanno ditto spara”.  La serie tratta tutto ciò ma, oltre a parlare delle storie dei ragazzi che si trovano rinchiusi nell’Ipm di Napoli, rappresenta metaforicamente un significato superiore. Perché se da una parte c’è la criminalità organizzata che vuole mangiarseli, dall’altra ci sono le Istituzioni che lavorano giorno e notte per salvarli, spesso e volentieri lontano dai riflettori. C’è chi prova a portarli sulla retta via, ad allontanarli dal mondo che li ha cresciuti. La serie dà un fortissimo senso di speranza, anche se non d’illusione: qualcuno infatti si salva e si redime, ma qualcun altro è irrecuperabile.

La trama: Carmine e Rosa e la pesantezza dei cognomi

Andiamo per ordine. La trama, ormai, i più la conoscono. All’interno dell’Istituto Penale Minorile (Ipm) di Napoli, tanti ragazzi devono scontare le loro pene più o meno gravi. E tra queste dominano, come detto, quelle derivanti dalla camorra. La fiction ha un pregio che difficilmente si trova in altre: non c’è un vero e proprio protagonista, ma tanti personaggi che incarnano ruoli fondamentali e che creano storie nelle storie. E cercando di fare un po’ d’ordine, in questa quarta stagione a risaltare particolarmente è il rapporto tra Carmine Di Salvo e Rosa Ricci, fratello dell’ormai compianto Ciro.

Il rapporto tra Carmine e Rosa è “particolare” fin dall’inizio della passata stagione. Rosa in particolare lo odia, in quanto lo giudica responsabile della morte di Ciro, motivo per cui tenta d’ucciderlo a più riprese. Ma poi non ha il coraggio di farlo, o meglio, non vuole. Già, perché Rosa di Carmine s’innamora: sentimento profondamente ricambiato da Carmine. Il tutto a discapito dei cognomi che portano, dato che i Ricci e i Di Salvo sono in guerra aperta. Ma l’amore sembra essere più forte di tutto, almeno così è parso durante la scorsa stagione. Non vogliamo spoilerare troppo ai nostri lettori: ciò che possiamo dire è che la questione sarà piena di colpi di scena.

Carmine e Donna Wanda (Foto: Ufficio stampa Rai)

Ciò che possiamo dire, però, è che Carmine cerca in tutti i modi di allontanarla dal mondo della camorra, tentando di farle capire che Rosa non è il cognome che porta. Carmine ne è la dimostrazione: di criminalità non vuole neanche sentirne parlare. Tant’è che ai ferri corti con sua madre, Donna Wanda Di Salvo, che si contende il regno su Napoli con Don Salvatore Ricci, padre di Rosa.

Edoardo Conte al bivio

Impossibile non fare un focus su Edoardo Conte, divenuto sempre più centrale col passare delle stagioni. Dopo la morte di Ciro, infatti, sul trono dei baby-criminali siede lui, ed è temuto anche fuori dalla galera. Rispetto al suo “predecessore” (di cui ha il nome tatuato sulle nocche delle dita) Edoardo ha un carattere diverso. E’ meno aggressivo con gli altri detenuti, ed anzi inizia a rispettarli, soprattutto Carmine. E, soprattutto, l’impressione è che sembra in perenne conflitto con se stesso. Come se in cuor suo sapesse che deve allontanarsi da quel mondo e forse vorrebbe, ma alla fine prevale la bramosità di potere. Si circonda di poca gente fidata: Cucciolo, Diego, Milos, Micciarella e pochissimi altri.

Edoardo Conte (Foto: Ufficio stampa Rai)

Lo avevamo lasciato alla quarta stagione ad un passo dalla morte, dopo essere stato venduto dalla famiglia Ricci. Dall’aldilà, però, si è salvato. Le prime puntate le passa in ospedale dove verranno a trovarlo la moglie Carmela e l’amante Teresa. Due donne molto diverse: la prima non ha nulla, la seconda tutto. Edoardo non sa scegliere, per cui preferisce non farlo, fino al punto in cui sarà costretto a farlo (e qui ci fermiamo, lasciando curiosità ai nostri lettori).

Il comandante e la direttrice: caratteri forti a confronto

Tornando a Carmine, ha avuto la possibilità di salvarsi e redimersi grazie a Massimo, il temuto e rispettato comandante dell’Ipm, che ormai Carmine vede come un secondo padre (se non il primo). Massimo è uno che la vita di strada l’ha conosciuta e lo si capisce subito: non bada a fronzoli o eleganza, parla un napoletano stretto, parla chiaro ai detenuti ed anche ai suoi colleghi. Insomma, è uno tosto. Sta lì dentro ormai da una vita, conosce a menadito ogni angolo di quell’istituto e sa come approcciarsi. Si prende sempre la responsabilità di provare a salvare quei ragazzi (ma anche lui, in qualche caso, si arrenderà). A causa del suo carattere entra più volte in conflitto con la direttrice Silvia, donna romana che invece preferisce utilizzare il pugno di ferro: sono criminali e da tali vanno trattati. Due mondi opposti che, più volte, si scontreranno anche in questa stagione. Ma possiamo svelare che anche la direttrice dal cuore di pietra si scioglierà. Pur essendo molto diversi, ciò che accomuna entrambi è la volontà di fare bene il proprio lavoro. E con loro anche gli educatori Beppe, Nunzia, Lino e Gennaro.

Il comandante e Donna Wanda (Foto: Ufficio stampa Rai)

Chi prova a fare del bene, tuttavia, dai criminali non viene ben visto. Ma anzi, è giudicato un ostacolo rispetto ai propri obiettivi. Ecco perché anche Massimo, in questa stagione, finirà nel mirino dei Di Salvo, e con lui anche la sua famiglia.

Pino: dalla camorra all’amore per i cani

Altra storia, tra le altre, che merita di essere citata è quella di Pino (o “Pinuccio”, come spesso viene chiamato). Ovvero colui che, in assoluto, è stato il primo a redimersi e a ribellarsi. Come gran parte dei suoi compagni, anche lui aspirava ad essere un baby-camorrista, attirato dai soldi facili. Poche parole, tanta violenza. Poi, però, tutto cambia fin dalle primissime stagioni. Pino si fa degli amici tra cui Filippo e Carmine. Per la prima volta scopre cosa significa essere amato, essere nel cuore di qualcuno, provare sentimenti di sincero affetto. Perché se al mondo mancasse l’amore, che cosa ne rimarrebbe? Oltre a tutto ciò, aggiungiamoci che Pino ha un bel caratterino: non si fa comandare da nessuno, nemmeno da Ciro. E così esce dal clan (Ciro gliela farà pagare uccidendogli il cane, ma lui nonostante il dolore non tornerà indietro).

Pino e Beppe (Foto: Ufficio stampa Rai)

In questa quarta stagione, Pino continuerà per la sua strada. Otterrà anche dei permessi per lavorare con i cani, la sua passione più grande e che probabilmente, più di tutto, l’ha salvato. Meglio la bellezza e l’amore di un cucciolo che le pistole piene di sangue. E continuerà la sua storia d’amore con Kubra, ragazza totalmente diversa da lui e forse proprio per questo così uniti. Ma attenzione, perché sorprese non mancheranno neanche qui.

Quante storie nelle storie

Ce ne sarebbero altre di storie che meriterebbero di essere approfondite. Dalla giovanissima ucraina Alina, che sembra essere muta. La voce però, ce l’ha e come. Il silenzio costante è infatti provocato dal dolore per perso il suo fratellino, adottato da una famiglia un po’ di tempo prima. Non si aprirà con nessuno, se non con CardioTrap, che con i suoi modi un po’ strani riuscirà a farla parlare. Fino ad arrivare a Giulia, ragazza che ama cantare (e il talento ce l’ha, come dimostrato a Sanremo…) ma che non ha la testa adatta per raggiungere certi palcoscenici. Ma anche Diego (già citato prima) che ha perso sua madre su un barcone per arrivare in Italia. In ultimo (ma non per importanza) citiamo Mimmo, ragazzo in eterna paranoia che finisce, suo malgrado, nelle mani di Donna Wanda. Insomma, le sorprese non mancano. (Foto: Ufficio stampa Rai).