Roma, minaccia un anziano e lo schiaffeggia: badante incastrata dalle telecamere

24 febbraio 2024 | 15:28
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Roma, minaccia un anziano e lo schiaffeggia: badante incastrata dalle telecamere

Le figlie dell’anziano avevano fatto installare un impianto di videosorveglianza in casa, per monitorare i comportamenti della donna

Roma, 24 febbraio 2024 – Nella mattinata di mercoledì scorso, gli investigatori del Commissariato Appio hanno arrestato una donna, rumena di 55 anni, poiché gravemente indiziata del reato di maltrattamenti nei confronti di una persona anziana.

Gli agenti, durante il servizio di controllo del territorio, su disposizione della Sala Operativa, sono intervenuti in via Sinuessa per una segnalazione di maltrattamenti da parte di una badante nei confronti di un uomo.
Nello specifico, già in precedenti occasioni, alcuni condomini avevano allertato le figlie dell’uomo allettato avvertendole che spesso la badante urlava contro di lui e lo minacciava verbalmente; preoccupate per il padre hanno provveduto all’installazione di un impianto di videosorveglianza interno all’abitazione per poter monitorare i comportamenti della donna.

Mercoledì scorso, le figlie della vittima hanno fatto accesso al sistema di videosorveglianza ed hanno potuto verificare che la badante stava vessando e minacciando l’anziano colpendolo con schiaffi al volto.
Nella stessa giornata i poliziotti del Commissariato Appio, grazie agli accertamenti esperiti e all’acquisizione delle immagini, hanno raggiunto l’abitazione dell’uomo identificando la badante, una 55enne, di origine rumena, successivamente tratta in arresto poiché gravemente indiziata del reato di maltrattamenti.
La Procura ha chiesto ed ottenuto la convalida dell’operato della Polizia di Stato da parte del Giudice per le Indagini Preliminari e la donna è stata associata presso la casa circondariale di “Rebibbia femminile”.
Ad ogni modo l’indagata è da ritenere presunta innocente, in considerazione dell’attuale fase del procedimento ovvero quella delle indagini preliminari, fino a un definitivo accertamento di colpevolezza con sentenza irrevocabile.

Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove si formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio.

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