Roma, “non puoi uscire da sola” e cellulare sotto controllo: vita da incubo per una donna

27 febbraio 2024 | 11:24
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Roma, “non puoi uscire da sola” e cellulare sotto controllo: vita da incubo per una donna

L’indagine è scaturita da una segnalazione giunta al 112 per una “lite in famiglia”

Roma, 27 febbraio 2024- Gli agenti della Polizia di Stato del III Distretto “Fidene – Serpentara”, al termine di una delicata e difficoltosa attività investigativa, coordinata dalla Procura della Repubblica Roma, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di applicazione della misura cautelare della custodia in carcere emessa dal Gip presso il Tribunale di Roma, nei confronti di un 46enne romano, gravemente indiziato del reato di maltrattamenti in famiglia.

L’indagine è scaturita da una segnalazione giunta all’ 1 1 2 per una “lite in famiglia”.

I poliziotti di via Franco Enriquez  sono immediatamente intervenuti ed hanno opportunamente acquisito i racconti resi da alcune testimoni, le quali hanno riferito di essere molto preoccupate al punto di temere per l’incolumità di una loro amica, da due anni vessata dal convivente, che per gelosia le vietava addirittura di uscire di casa da sola, incutendo in lei un senso di paura tale da impedirle di sporgere denuncia.

Organizzati appositi servizi di osservazione e controllo, tesi ad individuare il responsabile ma soprattutto ad avvicinare la vittima senza che l’uomo fosse presente, gli agenti sono intervenuti approfittando di pochi minuti di assenza dell’aguzzino, avvicinando la vittima e offrendole l’aiuto ed il sostegno necessari a trovare il coraggio di raccontare tutto ciò che la stessa stava patendo.

La denuncia ha consentito di accertare che da ormai due anni la donna era vittima di quotidiane condotte maltrattanti, finalizzate a controllarne la quotidianità, al punto tale da costringerla a stare sempre in casa, limitando le sue amicizie, negandole ogni contatto maschile, controllandole il telefono e le mail, pretendendo che il cellulare fosse sempre ben visibile sul tavolo e con la suoneria accesa e costringendola addirittura a ridurre la sua attività lavorativa.

All’esito della delicata attività d’indagine la Procura di Roma ha chiesto ed ottenuto la misura cautelare.

Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove si formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio

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