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Maurizio Sarri-Lazio: storia di un matrimonio finito male

13 marzo 2024 | 07:00
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Maurizio Sarri-Lazio: storia di un matrimonio finito male

Un fulmine a ciel sereno, almeno nelle modalità: nessuno (o quasi) si aspettava un gesto tanto estremo. E ora la Lazio è costretta a ripartire da zero

Roma, 13 marzo 2024 – “La mia storia dice che non sono una persona che si arrende. Un uomo che si arrende non passa dalla seconda categoria alla Coppa dei Campioni“. Così parlò Maurizio Sarri, in conferenza stampa nell’ormai lontano 2016. Sembra passata una vita: a quei tempi, allenava il Napoli, la sua prima grande esperienza arrivata (all’età di 57 anni). E per poco non porta a casa lo Scudetto. Questa volta, però, anche lui ha dovuto (o meglio, voluto) fare un passo indietro.

Il tecnico toscano, nelle scorse ore, ha infatti rassegnato le dimissioni nelle mani del presidente della Lazio Claudio Lotito (leggi qui). Indiscrezioni dicono che il patron biancoceleste le abbia accettate ma (per ora) il comunicato ufficiale ancora non c’è. Ma tant’è, ormai non si può far altro che cambiare. Un fulmine a ciel sereno, almeno nelle modalità: nessuno (o quasi) si aspettava un gesto tanto estremo.

“Scusaci, Maurizio” e gli attacchi a Lotito: tifosi in rivolta

A testimoniarlo ci sono i social media laziali (e non solo), che in queste ore sono “invasi” dai tifosi. “Com’è possibile? Non ci credo” si legge in uno dei tanti commenti, ma anche un “Scusaci, Maurizio. Non ti abbiamo meritato”. Non mancano poi pesanti attacchi alla società e a Lotito, giudicato da tanti tifosi il principale responsabile di quest’epilogo.

Maurizio Sarri

Maurizio Sarri (Foto sslazio.it

“Il Comandante” – così soprannominato nella sua carriera professionistica non troppo lunga – ha infatti conquistato il cuore del tifo laziale, nonostante non abbia portato nessun trofeo. Un amore dovuto anche e soprattutto al secondo posto dello scorso anno, dove i biancocelesti hanno dato prova di grande calcio, molto vicina al “Sarrismo” visto a Napoli. E poi la Champions conquistata, i tanti derby vinti, una semifinale di Coppa Italia ancora da giocare. Ma ciò non è bastato a far desistere Sarri da andarsene via. A costo di perderci (tanti) milioni di euro. Il tecnico toscano, infatti, lascia sul piatto circa 4 milioni di euro, ovvero lo stipendio che gli sarebbe spettato fino a giugno 2025. Una cosa insolita, per non dire unica, dato che di solito allenatore preferisce farsi cacciare. Ma perchè questa decisione?

Un’annata con troppe ombre e poche luci

La risposta precisa la sa solo il mister. Ma vedendo i dati, qualche conclusione si può provare a trarre. Se i primi 2 anni di Sarri sono stati positivi, la stessa cosa non si può dire per l’annata in corso. I biancocelesti, reduci da quattro sconfitte nelle ultime 5 partite, si trovano al nono posto in campionato e distante 11 punti dal quarto posto, attualmente occupato dal Bologna. In mezzo a tutto ciò, l’eliminazione in Champions League contro il Bayern Monaco, nonostante la vittoria all’andata. A peggiorare il tutto ci sono le tante, troppe sconfitte subito dall’inizio della stagione, soprattutto contro le squadre in lotta per non retrocedere. Sconfitte che, probabilmente, hanno compromesso la corsa Champions in maniera quasi definitiva. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato il ko contro l’Udinese, subito lunedì sera all’Olimpico. Un finale amaro, con Sarri che non ha potuto neanche stare in panchina a causa della squalifica.

Pochissimi giorni prima, la Lazio aveva diramato un comunicato ufficiale nel quale rinnovava la piena fiducia al suo allenatore fino al 2025. La società biancoceleste afferma di averlo fatto per smentire le voci di stampa secondo cui si stava seriamente pensando all’esonero. Quest’ultimo non è arrivato, ma le dimissioni si. E le ore di distanza tra i due fatti sono incredibilmente poche, segno che qualcosa si era ormai rotto in maniera definitiva.

Sarri, rottura con la squadra e società?

Non c’è nessuna certezza, al momento, su come Sarri abbia comunicato la decisione alla squadra. Qualcosa che possiamo constatare, però, c’è. Ed è proprio un episodio avvenuto in Lazio-Udinese, che sembra essere diventata la partita della discordia. Nonostante lo svantaggio, infatti, il tecnico decide di togliere Immobile e mettere Castellanos. Punta per punta, dunque. Il capitano laziale, però, non sembra aver apprezzato. Uscito scuotendo la testa, le telecamere lo riprendono in panchina si vede urlare: “Siamo sotto 2-1! Siamo sotto 2-1! Non capisco…”. Una critica, per altro, rivolta anche dagli stessi tifosi, che avrebbero voluto vedere Immobile e Castellanos insieme per tentare l’assalto finale. Ma a Sarri le 2 punte non piacciono, poco da fare.

Anche dal punto di vista del gioco, la Lazio ha perso qualità e brillantezza, le due caratteristiche della scorsa stagione termina alle spalle del Napoli Campione d’Italia. Sarri vuole un calcio pulito, veloce, tecnico, preciso. Tutto ciò che non si è praticamente mai visto nel corso di quest’anno. E a proposito di ciò, il problema parte da lontano. O almeno da quest’estate, quando Sarri è stato costretto a dire addio a Milinkovic Savic, ceduto all’Al-Hilal. Il serbo era l’anima, anche tecnica, della squadra: i suoi gol e assist pesano come macigni. Al suo posto è arrivato Guendouzi, ottimo giocatore che però non è riuscito a sostituirlo a pieno (e non di certo per colpa sua). Per il resto, il mercato non è stato all’altezza delle aspettative. A cominciare dall’attacco, dove Castellanos e Isaksen sembrano ancora troppo acerbi per poterne prendere le redini. E se Immobile fatica come quest’anno, tutto diventa più complicato. A centrocampo Kamada ha visto poco il campo, e lo stesso Rovella non ha dato upgrade. Per la Champions (e con i soldi derivanti da essa) l’impressione è che servisse osare di più.

Lo stesso Sarri, pochi mesi fa, ha detto: “I giocatori che ho indicato io non sono arrivati”. Poi, più recente, ha rimarcato: “Ho chiesto A, mi hanno fatto scegliere tra C e D“. Insomma, parole nette e rivolte senza troppi fronzoli alla società. Segno di come il calciomercato sia stato oggetto di tensioni e profonde differenze di vedute. 

Così, dunque, finisce il matrimonio tra Sarri e la Lazio (il tutto attendendo il comunicato dei biancocelesti). A guidare la panchina contro il Frosinone, salvo sorprese, dovrebbe essere Martusciello, il suo vice. Poi si vedrà. I nomi sono tanti: Rocchi, Tudor e la suggestione Miro Klose, che non vedrebbe l’ora di tornare. E nonostante le ferite siano ancora tutte da leccare, di tempo ce n’è poco. Dunque bisogna scegliere in fretta.

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