Il fatto

Ostia, tentano il furto di un’auto ma vengono traditi dall’allarme: scatta l’arresto

24 aprile 2024 | 12:14
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Ostia, tentano il furto di un’auto ma vengono traditi dall’allarme: scatta l’arresto

Gli agenti avevano notato i due a bordo di un’autovettura che rallentavano per scrutare all’interno di veicoli parcheggiati

Ostia, 24 aprile 2024-Gli investigatori della polizia di stato del distretto Lido di Roma hanno tratto in arresto due cittadini cileni, di 19 e 29 anni, poiché gravemente indiziati del reato di tentato furto aggravato in concorso.

Nello specifico, gli agenti, nel transitare in piazzale Magellano a Ostia, hanno notato i due a bordo di un’autovettura che rallentavano per scrutare all’interno di veicoli parcheggiati; poco dopo, con estrema rapidità, si sono avvicinati ad un’auto e, mediante l’utilizzo di un cacciavite, hanno infranto lo specchietto retrovisore tentando di aprire lo sportello, ma il sistema di allarme della vettura non ha consentito ai due di portare a termine l’azione criminale.

I poliziotti li hanno raggiunti e bloccati, nonostante i due avessero tentato la fuga, e li hanno identificati per due cittadini cileni, di 19 e 29 anni, e trovati in possesso del cacciavite utilizzato poco prima.

Sempre gli operatori del distretto Lido di Roma hanno tratto in arresto un uomo, 18enne italiano, poiché gravemente indiziato del reato di tentato furto aggravato in concorso.

In particolare, nel percorrere lungomare Vespucci hanno notato due persone armeggiare vicino ad un camper in sosta per poi introdursi nell’abitacolo rompendo il finestrino; gli agenti li hanno immediatamente raggiunti e bloccati, evitando che compiessero il furto. I due, un uomo e una donna, sono stati identificati e il 18enne è stato trovato in possesso di diversi arnesi atti allo scasso, perciò è stato tratto in arresto per tentato furto aggravato.

Gli arresti, su richiesta della locale Procura della Repubblica, sono stati convalidati dal Gip.

Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove si formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio

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