La vittima è stata colpita all’addome dopo una discussione con un cliente scoppiata per futili motivi
Latina, 3 maggio 2024 – Lite finita nel sangue: è successo a Latina, nella serata mercoledì 1° maggio: gli agenti della Squadra Mobile, in collaborazione con i colleghi di Roma, hanno eseguito d’iniziativa un fermo di indiziato di delitto nei confronti di un italiano di 31 anni, gravemente indiziato del tentato omicidio commesso in danno del titolare di un ristorante di Foce Verde.
Le indagini
La preliminare attività di indagine ha consentito di appurare come nel tardo pomeriggio la vittima, all’esito di una lite scoppiata per futili motivi con un cliente, sia stata colpita con un’arma da taglio che le ha provocato una profonda ferita all’addome e, per tale motivo, trasportata d’urgenza presso l’ospedale Santa Maria Goretti di Latina, ove si trova tuttora ricoverata in prognosi riservata.
Gli approfondimenti svolti sulla macchina a bordo della quale si è allontanato il soggetto hanno consentito di concentrare l’attenzione su di un italiano di 31 anni residente a Roma, riconosciuto poi nel corso dell’individuazione fotografica effettuata da alcuni testimoni presenti al momento del fatto. Gli investigatori, immediatamente messisi alla ricerca del sospettato, hanno prima fatto accesso all’interno della sua abitazione senza trovarlo, rintracciandolo poco dopo in una via limitrofa con ai piedi le scarpe indossate al momento del fatto. La successiva perquisizione domiciliare ha consentito altresì di rinvenire il pantalone e la camicia immortalati dalle telecamere di videosorveglianza del ristorante, mentre all’interno della macchina utilizzata per la fuga sono state repertate due salviette intrise di presumibile sostanza ematica.
Il fermo
Sulla base degli elementi raccolti, quindi, gli agenti hanno proceduto d’iniziativa al fermo del 31 enne con contestuale traduzione in carcere, trasmettendo gli atti alla Procura della Repubblica di Roma per le successive valutazioni in ordine alla convalida del provvedimento.
Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove si formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio.
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