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Giornalisti Rai in sciopero: “Precarietà e tagli agli stipendi, ora basta”

6 maggio 2024 | 11:41
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Giornalisti Rai in sciopero: “Precarietà e tagli agli stipendi, ora basta”

I servizi d’informazione saranno ridotti, fa sapere Usigrai. Scontro con l’azienda alla vigilia dello sciopero

Roma, 6 maggio 2024 – “Gli aggiornamenti delle notizie saranno ridotti per lo sciopero delle giornaliste e del giornalisti della Rai. Scioperiamo perché nel piano industriale Rai l’informazione è la grande assente, il ricambio tra giornalisti pensionati e nuovi assunti è bloccato dall’azienda che non bandisce una selezione pubblica per il reclutamento trasparente dei giornalisti e preferisce le chiamate dirette a partita Iva, alimentando nuovo precariato senza stabilizzare l’esistente. Inoltre gli strumenti per consentire il nostro lavoro quotidiano subiscono continui tagli, il premio aziendale di risultato è stato disdettato ai giornalisti ma di fatto non viene equiparato a quello degli altri lavoratori”. E’ quanto si legge in un comunicato del sindacato Usigrai in merito allo sciopero dei giornalisti di oggi, lunedì 6 maggio.

“Scioperiamo per difendere l’autonomia e l’indipendenza del servizio pubblico radiotelevisivo dal controllo pervasivo degli spazi di informazione da parte della politica. Continueremo a batterci per assicurare ai voi telespettatori il diritto a essere informati in modo equilibrato, affidabile e plurale. Saremo sempre dalla parte dei cittadini a cui appartiene la Rai” conclude il comunicato.

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Scontro Rai-sindacato

Alla vigilia dello sciopero proclamato dal sindacato, è andato in scena uno scontro tra Rai e Usigrai. A scaldare gli animi sono stati i video diffusi sulle reti Rai con le ragioni della protesta e la replica di Viale Mazzini che accusa la controparte di diffondere “fake news“, facendo così insorgere non solo la stessa Usigrai, ma anche l’opposizione.

Nel video il sindacato attacca le scelte aziendali “che accorpa testate senza discuterne, non sostituisce coloro che vanno in pensione e in maternità facendo ricadere i carichi di lavoro su chi resta, senza una selezione pubblica e senza stabilizzare i precari, taglia la retribuzione cancellando unilateralmente il premio di risultato”. Poi cita il “tentativo di censurare” il monologo di Antonio Scurati sul 25 Aprile. “Preferiamo perdere uno o più giorni di paga – si dice nel comunicato -, che perdere la nostra libertà”.